Legambiente. Rapporto “Pendolaria”. Boom di pendolari in Lombardia, ma si investe in autostrade

by Roberto Ciccarelli | 26 Gennaio 2018 10:28

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Legambiente. Rapporto “Pendolaria”. In Italia i pendolari sono aumentati di 11 mila unità al giorno. 931 milioni di euro investiti per strade e autostrade dal 2003 al 2017 (60,1 per cento del totale). Alle ferrovie sono andati 386 milioni, ovvero il 24,9 per cento dei fondi. L’aumento dei viaggiatori smentisce le politiche classiste che privilegiano il trasporto di lusso

 

 

La linea Cremona-Milano è stata segnalata come una delle peggiori della Lombardia. Conta oltre 10 mila pendolari giornalieri, su treni lenti e sovraffollati dall’età media di 17 anni. Lo sostiene Legambiente che qualche giorno fa ha presentato il rapporto «Pendolaria». «I convogli – sostiene la sezione lombarda dell’associazione – viaggiano quotidianamente, su alcune tratte versano in condizioni inaccettabili, troppo spesso soggetti a guasti, per lo più dovuti all’età dei convogli stessi».

LA RETE REGIONALE lombarda conta su 1.733 chilometri e trasporta 735 mila viaggiatori al giorno. Con le sue 2.400 corse nel 2016 è la rete che sostiene la maggiore domanda di trasporto pendolare in Italia. Anche il bilancio di Trenord, l’azienda che eroga il servizio, è cresciuto in maniera considerevole nel giro di pochi anni. Nel 2011 era di circa 402 milioni di euro. Nel 2011 è salito a circa 440 milioni di euro. Ma questo non è bastata per soddisfare la richiesta dei lavoratori e dei viaggiatori, né a garantire un servizio di qualità.

IL PROBLEMA È SISTEMICO e riguarda la politica industriale. Da tempo infatti gli investimenti regionali sono stati diretti al trasporto su gomma. Per questa ragione sono state create nuove strade e autostrada. Le ferrovie hanno visto decrescere il flusso dei finanziamenti. Dal 2003 al 2017 a strade e autostrade sono andati 931 milioni (il 60,1% del totale). Alle ferrovie 386 milioni 24,9%. Dal 2007 ad oggi sono entrati in servizio 189 nuovi convogli su 196 acquistati per totale che supera 1,65 miliardi di euro. Sono cresciute, in maniera considerevole, anche le tariffe. Dal 2010 al 2017 più del 30 per cento. La mancanza di fondi ha impedito di affrontare i problemi delle linee ancora a binario singolo, senza considerare il fatto che i convogli restano insufficienti e sono sempre più vecchi.

LA LOMBARDIA non è sola. Prendiamo, ad esempio, l’Emilia Romagna che ha investito 179 milioni di euro per realizzare l’autostrada regionale Cispadana. Nella legislatura appena trascorsa sono state realizzati 271 chilometri di autostrade, tra cui la Bre.Be.Mi., il quadrilatero nelle Marche e Umbria, parte della Asti-Cuneo, a cui vanno aggiunti 1.825 chilometri di strade nazionali e 2.080 di strade provinciali e regionali. Per le metropolitane, invece, 58,6 chilometri (12 a Milano, 7 a Roma), 34,5 di tram (17 a Palermo, 6 a Cagliari).

NELLA MAPPA disegnata da Legambiente si descrive una regione così divisa: la bassa Cremonese e Mantovana soffre per un servizio insufficiente. La qualità cresce man mano che i treni sono diretti verso l’area metropolitana di Milano dove la flotta è più moderna e numerosa. Magia della «smart city» che si conferma attrattrice di giganteschi capitali, anche quelli investiti nelle infrastrutture.

NELLA REGIONE più ricca, e popolosa, del paese c’è un’altra tratta pendolare molto frequenta e in difficoltà: la Brescia-Casalmaggiore-Parma che – come nel caso della Brescia-Cremona con cui questa linea condivide un piccolo tratto iniziale – collega città importanti oltre che due tra le regioni a maggiore domanda di pendolarismo in Italia: la Lombardia, appunto, e l’Emilia Romagna. In totale sono 92 chilometri da incubo. I treni viaggiano a 46 chilometri all’ora, in media. La linea viene definita nel rapporto «in stato di abbandono» e, solo nell’ultimo anno, ha registrato una serie di gravi guasti alla linea che hanno messo a repentaglio la salute e la sicurezza di molte persone. L’età media dei treni è superiore ai 30 anni.

QUESTA SITUAZIONE va inserita nel quadro nazionale. Al colossale aumento dell’offerta per i treni extra-lusso costosissimi per i passeggeri – le «Frecce» che corrono sulla traiettoria Salerno-Milano (con le diramazioni Torino e Venezia) pari al 435% in undici anni corrisponde il crollo dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza: meno 15,5 tra il 2010 e il 2016 e un crollo del 40% dei passeggeri. Senza contare la diminuzione dei collegamento regionali (-6,5%) cominciati a causa dei tagli voluti dal governo Berlusconi nel 2009.

L’AUMENTO dei pendolari smentisce l’orientamento delle politiche classiste che hanno privilegiato il trasporto di lusso. Accade anche in Friuli Venezia Giulia dove si è passati da 13 mila a 21.500 viaggiatori. Oppure in Emilia Romagna che in sei anni è passata da 106 mila viaggiatori a 205 mila. In totale sono 2 milioni e 841mila i passeggeri che usufruiscono del servizio ferroviario regionale, e oltre 2milioni e 672mila quelli che ogni giorno prendono le metropolitane. 140 mila quelli che prendono le «Frecce».

FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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