Negli USA marcia anti armi dei liceali. Trump contro l’Fbi

by Giuseppe Sarcina | 19 Febbraio 2018 9:03

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WASHINGTON Donald Trump fissa quel nesso di causa ed effetto che era nell’aria da qualche giorno tra i repubblicani: l’Fbi perde tempo con il Russiagate, invece di prevenire stragi come quella di Parkland. E intanto a Mosca «muoiono dal ridere».

Nel fine settimana il presidente ha incontrato i feriti e i familiari delle vittime: 17 tra studenti e insegnanti uccisi con una mitraglietta Ar-15 dal diciannovenne Nikolas Cruz. Il dolore di Parkland si è già trasformato in rabbiosa protesta. Qualcosa di nuovo, stavolta, sta emergendo dalle veglie con le candele e i palloncini. L’altra sera gli studenti hanno organizzato manifestazioni in due cittadine della Florida per chiedere una stretta sulle armi. Inoltre è stata annunciata una grande manifestazione a Washington per il 24 marzo. Ci sono tutti i segnali perché il movimento «No more guns», basta armi, possa diventare qualcosa di simile al #metoo, contro la violenza sulle donne. Vedremo. Anche in questo caso, Trump è il bersaglio ultimo delle dimostrazioni.

Il leader della Casa Bianca cerca di sottrarsi all’assedio. In settimana riceverà una delegazione di alunni e insegnanti della Marjory Stoneman Douglas High School, il liceo colpito. Ma soprattutto, con i suoi tweet di ieri mattina, ha scaricato le responsabilità sul Federal bureau. Primo flash: «È molto triste che l’Fbi abbia ignorato i segnali sul killer provenienti dalla Florida. Questo non è accettabile. Gli agenti stanno impiegando troppo tempo per cercare di provare la collusione tra la Russia con il comitato elettorale di Trump. Ma non c’è collusione. Tornate al vostro lavoro principale e rendeteci orgogliosi di voi!».

Venerdì scorso il Super procuratore Robert Mueller ha depositato l’atto d’accusa per «cospirazione» a carico di 13 russi, tra i quali l’oligarca Eugeny Prigozhin, molto vicino a Vladimir Putin. Il testo è solo una prima conclusione del Russiagate. Ci sono ancora molte tracce da esplorare nei rapporti tra rappresentanti del clan Trump e il Cremlino.

Il consigliere per la Sicurezza nazionale, il generale Herbert Raymond McMaster, ha commentato da Monaco, dove si trovava per la Conferenza sulla sicurezza: «Adesso sono incontrovertibili le prove sull’interferenza russa nelle nostre elezioni». Ma Trump lo ha pubblicamente rimproverato, sempre su Twitter: «Il generale McMaster dimentica di dire che il risultato delle elezioni del 2016 non è stato condizionato o alterato dai Russi e la sola “collusione” fu quella tra la Russia, la Corrotta H (Hillary ndr ) e i democratici». E infine: «Se l’obiettivo dei russi era quello di creare discordia, disfunzioni e caos negli Stati Uniti, con tutte queste audizioni parlamentari, indagini e odio fazioso, ebbene ci sono riusciti ben oltre i loro sogni più audaci. Stanno morendo dal ridere a Mosca. America cerca di essere intelligente!».

FONTE: Giuseppe Sarcina, CORRIERE DELLA SERA[1]

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  1. CORRIERE DELLA SERA: http://www.corriere.it/

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