Germania, pronti i «ministri Cdu». Ma la Spd non ha deciso

by Sebastiano Canetta | 27 Febbraio 2018 9:26

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BERLINO. La cancelliera Angela Merkel ufficializza la squadra di ministri Cdu per il suo quarto governo, come se la terza Grande coalizione fosse davvero operativa e non appesa al referendum degli iscritti Spd del 2 marzo quanto al placet dei delegati democristiani.

«SEI PERSONE di esperienza, tutte più giovani di me» è comunque la prenotazione «virtuale» che consente di riprendere il pallino politico nel gioco di sponda con gli avversari-alleati socialdemocratici. E la mossa che permette a “Mutti” di mantenere il controllo sulla grande famiglia democristiana, accontentando i malpancisti e disinnescando gli oppositori. A cominciare dall’avversario più pericoloso: Jens Spahn, 37 anni, capo della destra Cdu, promosso domenica al rango di ministro della Salute. Oppure dalle ex «delfine» Ursula Von Der Leyen, consolata dalla mancata presidenza del partito con la riconferma alla Difesa, e Julia Klöckner, accontentata con la guida dell’Agricoltura. Spiccano dietro a Peter Altmeier, fedelissimo cui la cancelliera affida la chiave economica del governo che coinciderà con la fine della sua carriera come l’inizio della nuova Cdu, già incatenata alla vecchia. Spariscono, allo stesso tempo, uomini e donne originari dei Land orientali: nella nuova Groko della «ragazza dell’Est», per loro, non è previsto alcun ruolo di rilievo.

PER LINKE E VERDI è il principale rappresentante della lobby farmaceutica tedesca, e un politico schierato su posizioni culturali tradizionaliste lontane anni-luce dal pragmatismo di Merkel. Contrario da sempre alla «politica di benvenuto» sui migranti, il giovane falco della destra cristiano-democratica risulta più affine all’ideologia del leader Csu Horst Seehofer, futuro ministro dell’Interno e suo partner negli incontri informali per «immaginare» il dopo-Angela.

ATTUALMENTE, Spahn ricopre la carica di segretario di Stato, nel ministero delle Finanze in procinto di passare al socialista Olof Scholz come previsto dal contratto di coalizione. Da metà marzo – se gli iscritti Spd ratificheranno la Groko e i delegati Cdu accetteranno la sua nomina – dovrebbe accomodarsi al ministero della Salute, passando all’incasso di tre anni di opposizione frontale alla cancelliera.

ESATTAMENTE per questo motivo Merkel lo ha imbarcato nel governo nel tentativo di costringerlo a una collaborazione più o meno entusiasta. Gay dichiarato, da anni convivente con il compagno: il più grande tabù rotto da Spahn nella Cdu è il salto della fila d’attesa per la successione alla cancelliera, con l’auto-candidatura alla sua poltrona. È servito per raggiungere il posto al sole confermato domenica, comunque, un trampolino di lancio.

RAPPRESENTANO l’assicurazione politica di Merkel nella Groko: la prima garanzia che la «macchina» del governo seguirà, senza deviare, la direzione di chi guida. In cima al ministero dell’Economia, il dicastero più nevralgico della Bundesrepublik, la cancelliera «piazza» il suo storico capo di Gabinetto, Peter Altmaier, uomo-ombra ed esecutore letterale della sua linea al punto da poterla perfino anticipare. Controllerà la leva che muove il made in Germany quanto il motore dell’Europa ma anche permetterà di stabilire il vero passo della coalizione con Csu e Spd.

ALL’AGRICOLTURA, Merkel riesce a imporre la giovane Julia Klöckner, leader della Renania-Palatinato ed ex papabile alla successione, prima che “Mutti” investisse la sua numero due Annegret Kramp-Karrenbauer (che verrà nominata oggi segretaria generale della Cdu). Klöckner, classe 1972, è considerata in ogni caso l’interprete più fedele dell’arte del compromesso imparata dalla cancelliera. Infine, al ministero della Cultura arriverà Monika Grütters, ai Rapporti con la cancelleria Helge Braun, e all’Istruzione la semi-sconosciuta 46 enne Anja Karliczek che finora si è occupata di politiche della famiglia

FONTE: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO[1]

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