Educazione popolare a Garbatella, la Scuola popolare Piero Bruno

L’educazione è una melodia dolce, è una chiamata per nome, è un invito alla sorgente. Nel 2009 nel rione Garbatella, a Roma, nasce la scuola popolare “Piero Bruno”, in cui l’educazione fa rumore, fa silenzio e fa la rivoluzione.
Fare l’educatore o essere educatore? Essere educatore è una scelta importante. L’educatore è come l’onda del mare che prende e restituisce in un movimento continuo, un mare che contiene tanti tesori, tra cui la creatività e la fantasia. L’educatore è come una quercia, è un’idea di solidità, una pianta robusta che sa resistere alle intemperie del nostro presente, ma che può immaginare un futuro, perché nell’educazione c’è speranza. Essere educatore vuol dire non perdere nulla lungo la strada, ma saper far tesoro di ogni incontro, di ogni speranza, di tutto ciò che può essere opportunità. Essere educatore significa, farsi sollecitatori di cambiamento e non soltanto “stare” nelle situazioni, al fianco dei più deboli. Significa mettere in crisi equilibri malsani, offrire visioni alternative, promuovere processi di liberazione. È un’operazione faticosa, una ricca possibilità.
Il pedagogista statunitense John Dewey diceva che non esiste una scienza dell’educazione, l’educazione è come “l’arte di costruire ponti”. L’educazione è un’arte, che passa per i canali dell’intuizione e della visione dell’educatore e dell’educando, chiamati a riplasmare quella materia prima, ossia il “contesto”. L’atto educativo è opera d’arte, se continua, è l’attenzione verso la ricerca e non si stanca di attingere a ognuna delle conoscenze utili alla propria creazione.
La Scuola Popolare “Piero Bruno” promuove il diritto allo studio e il mutuo soccorso tra ragazze e ragazzi di diverse generazioni, lotta per contrastare la dispersione scolastica, non solo attraverso gruppi di lavoro e di studio, ma anche attraverso il gioco e l’esplorazione, ad esempio, con una bicicletta in giro per il quartiere. Perché Garbatella può essere meraviglia e stupore, bellezza sbiadita dal tempo, dal sole che batte sui palazzi, di lotti diversi che nascondono luoghi incantati e di vie dove il verde è incastonato tra le case uniche, create in arte.
Gli educatori della scuola svolgono una funzione importante per questi ragazzi, perché in primis si impegnano ad ascoltare, perché sanno che un ragazzo ascoltato è un ragazzo che ha la tranquillità di poter ascoltare, è un ragazzo che ha le condizioni di potersi affidare. Questi ragazzi hanno bisogno di sentirsi a casa e di sentirsi accolti e ascoltati. Il maturare di ciò che semineranno, non è immediato, lo sanno bene gli educatori, può vedersi in mesi, altre volte in anni e in certi casi forse non riusciranno a seguirlo di persona, perché la pedagogia è un atto smisurato di fiducia nel futuro che inizia il suo respiro nell’adesso. L’imparare a respirare è alla base del processo educativo.
È importante ricordare che non c’è pedagogia senza progetti di società a cui tendere. Solo se si ha presente il tipo di città da costruire si potranno formare i cittadini che la abiteranno, per fare formazione è efficace partire dai bisogni, potenzialità, curiosità e terreni comuni interni ai singoli interni.
La pagina facebook della scuola popolare “Piero Bruno”.
F0nte: Silvia Morici , Comune-Info
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