Vaccini obbligatori, ecco cosa accadrà oggi nelle scuole

by Michele Bocci | 12 Marzo 2018 18:55

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In base alla legge e alla circolare diffusa alla fine di febbraio dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, i bambini che vanno al nido o alla materna (0-6 anni) e non sono in regola con l’obbligo vaccinale non possono più frequentare la scuola. Lo ribadiscono anche i presidi: «Domani mattina (questa mattina, ndr) i bambini fino ai 6 anni i cui genitori non avranno presentato la documentazione né delle vaccinazioni fatte, né delle prenotazioni effettuate, dovranno essere esclusi dalla frequenza.

Questo dice la legge», spiega la responsabile delle relazioni istituzionali dell’Associazione nazionale presidi, Licia Cianfriglia. Del resto questi dirigenti sono chiamati in causa, come responsabili dell’applicazione della legge. Gli alunni restano comunque iscritti e possono rientrare in qualunque momento se vengono vaccinati.
Rimangono a scuola, come spiegato dalla portavoce dei presidi, gli alunni i cui i genitori hanno presentato all’istituto la prenotazione presso la Asl della somministrazione, che può essere anche fatta nei prossimi giorni o settimane.
Teoricamente no, ma di fatto la stessa circolare ha segnato due strade. Nelle Regioni che non hanno l’anagrafe vaccinale informatizzata, infatti, i genitori che a suo tempo avevano autocertificato che avrebbero messo in regola i figli dovevano presentare entro sabato 10 marzo i documenti di vaccinazione (o la prenotazione). In quelle, invece, dove scuole e Asl possono scambiarsi i dati sugli iscritti e sulla loro situazione vaccinale, i presidi (entro 10 giorni da sabato scorso) devono inviare una lettera alle famiglie degli alunni senza uno o più vaccini, e queste avranno altri 10 giorni per rispondere, presentando eventuali documenti sulle avvenute vaccinazioni. Difficile pensare che, in attesa dello scambio di questa corrispondenza, i bambini vengano messi fuori da scuola in queste Regioni (Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Marche, Liguria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sicilia).
Ce ne sono alcune, come il Friuli, che hanno approvato un atto nel quale si rinviano le scadenze.
Bisognerà capire se i ministeri, che in questo momento lavorano solo all’attività ordinaria, intendono in qualche modo ricorrere contro queste amministrazioni locale. Del resto in Italia sono state decine le prese di posizione, come mozioni dei Comuni, tra i quali Roma, per dire che i bambini devono comunque andare a scuola. La legge nazionale prevale comunque sugli atti di grado inferiore, a maggior ragione su quelli d’indirizzo, che però sono segnali di un clima. La Lombardia ha fatto sapere che comunque i bambini non resteranno fuori da nidi e materne fino al termine delle verifiche delle Asl, che contatteranno, come previsto dalla legge, le famiglie inadempienti. In Toscana, altra eccezione, si è previsto che chi ha fissato un colloquio con la Asl si trovi nella stessa condizione di chi ha già prenotato. Ma anche altre Regioni hanno studiato procedure che si discostano un po’ dalla circolare.
omogeneità a livello nazionale. I tempi per stabilire l’importo delle multe sono più lunghi: la circolare chiede che, entro il 30 aprile, i presidi trasmettano alle Asl la documentazione fornita dai genitori. Solo a quel punto scatteranno le multe per chi non è in regola, quando la Asl avrà verificato che effettivamente ci sono delle mancanze nella documentazione.
Un dato preciso non c’è, perché non tutte le Regioni hanno numeri aggiornati. Basandosi su quelle che dispongono di dati più certi, come Veneto, Toscana, Piemonte, Lombardia, Emilia e Liguria, si stimano circa 50.000 bambini tra 0 e 5 anni che rischiano di restare fuori. Il numero sarebbe anche più alto, fino a 100.000, ma molte realtà locali non hanno ancora “ripulito” il dato escludendo chi ha prenotato, e quindi può continuare a frequentare, dal numero totale, e nelle liste degli inadempienti ci sono ancora errori. Oltretutto, teoricamente le famiglie hanno ancora tempo per fissare gli appuntamenti. Quindi la stima più credibile è la più bassa (50mila). Va considerato che i bambini che in Italia frequentano nido e materna sono circa 2 milioni, quindi, in termini percentuali, il numero di inadempienti è attorno al 2,5%.
Da questo punto di vista, la legge è stata efficace. Si ritiene che per l’esavalente (contro epatite B, emofilo B, tetano, pertosse, polio, difterite), che si fa tra i 3 e i 6 mesi, si sia tornati sopra il 95% di copertura, cioè all’immunità di gregge. Per il quadrivalente (morbillo, parotite, rosolia e varicella), si è saliti intorno al 93%, ma si partiva dall’87%. Non c’è ancora una divisione dei dati per classi di età (bisognava aumentare le coperture, appunto, tra 0 e 16 anni), ma si tratta comunque di centinaia di migliaia di bambini recuperati. In certe Regioni si parla anche di percentuali più alte, fino al 97%.
Molto bene è andata ovunque la vaccinazione dei nati nel 2015.

Fonte: Michele Bocci, LA REPUBBLICA[1]

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