L’asse M5S-Lega c’è, per bloccare la riforma penitenziaria

by il manifesto | 11 Aprile 2018 9:15

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Parlamento. Alla camera la presidenza della commissione speciale verso il leghista Giorgetti. Il Pd parla di accordo spartitorio

Quando si tratta poi di decidere, centrodestra e Movimento 5 Stelle non perdono un colpo e domani mattina, proprio quando il presidente della Repubblica avrà cominciato le consultazioni, completeranno la divisione ordinata degli incarichi parlamentari. Eleggendo il leghista Giorgetti alla guida della commissione speciale della camera, quella che deve occuparsi degli atti del governo in attesa che – con la definizione di una maggioranza e di una minoranza – potranno formarsi le commissioni permanenti di merito.

A conferma del fatto che l’intesa privilegiata è tra grillini e leghisti, la poltrona chiave del transition team della camera andrà al braccio destro di Salvini, dopo che al senato è stato insediato uno degli uomini di fiducia di Di Maio. Non solo, è stato ancora per la convergenza tra centrodestra e M5S che tra gli argomenti della commissione speciale non è entrato quello che in tutta evidenza è un atto del governo dimissionario: il decreto di riforma dell’ordinamento penitenziario che attua una parte della delega sulle carceri votata dal parlamento nel 2017. Alla camera come al senato, malgrado l’insistenza della ministra per i rapporti con il parlamento Finocchiaro, la conferenza dei capigruppo ha deciso di rimandare la conclusione del lungo percorso di riforma. Se ne dovrà occupare la commissione giustizia, quando si formerà, ed è noto che leghisti e grillini sono assai contrari a una legge che definiscono «salva ladri». Tra le molte voci che hanno criticato la scelta, quella del garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, che si è rivolto direttamente al presidente della camera Fico per chiedere una correzione. «Negare un passaggio meramente consultivo finale, che non prevede possibilità di intervento di merito, denota una disattenzione grave rispetto all’ampio mondo di coloro che tale provvedimento da tempo attendono: non si tratta soltanto delle persone in esecuzione penale, si tratta anche di giuristi, magistrati, avvocati, direttori degli Istituti, operatori penitenziari», ha detto Palma.

La commissione, assai più correttamente, non si occuperà nemmeno di legge elettorale (che non ha nulla a che vedere con i provvedimenti del governo) come invece avrebbe voluto il partito di Giorgia Meloni, in questo caso a votare contro sono stati Pd, LeU e M5S. La commissione si occuperà allora, per il momento di dodici argomenti: lavoratori marittimi, distribuzione assicurativa, armamenti, pacchetti e servizi turistici, uso dei dati del Pnr per funzioni di pubblica sicurezza, sicurezza delle reti e dei sistemi informatici, riduzione degli inquinanti atmosferici, incompatibilità degli amministratori giudiziari, tutela del lavoro nelle aziende sequestrate, diritti pensionistici complementari dei lavoratori, organizzazione degli uffici centrali del ministero dell’interno, impresa sociale.

Il provvedimento più importante sarà naturalmente il Documento economico e finanziario, sul quale il governo è in ritardo (avrebbe dovuto presentarlo ieri). La commissione si riunirà giovedì per eleggere il presidente, il Pd annuncia che non presenterà candidati (avrebbe dovuto essere l’esponente dell’area Emiliano Francesco Boccia) e ha parlato con il capogruppo Delrio di «accordo spartitorio tra M5S e Lega».

FONTE: IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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