“Venezia non è un luna park”, gli attivisti rimuovono i tornelli

“Venezia non è un luna park”, gli attivisti rimuovono i tornelli

Loading

Venezia. «Scusi, bisogna pagare il biglietto per passare? » . Il sarcasmo di un veneziano che, ai piedi del ponte di Calatrava, si rivolge a un vigile urbano, restituisce il sentimento di una città. Lo sa bene che per i residenti l’accesso è garantito, mostrando un documento di identità o la tessera del trasporto pubblico, ma il punto non è questo. « Il punto è che, da veneziano, non so se sentirmi ostaggio o liberato » . C’è uno smarrimento diffuso tra veneziani e turisti che attraversano i varchi con cancelletti pronti a essere chiusi in caso di afflusso turistico oltre il livello di guardia, installati ai piedi del ponte di Calatrava, dal lato di piazzale Roma, dove i turisti arrivano con le auto e con i bus, e all’uscita della stazione ferroviaria di Santa Lucia, ai piedi del ponte degli Scalzi, direzione Strada Nuova.

Segnano, per la prima volta, una linea di confine: dentro o fuori. E dividono anche i veneziani tra quelli che « tanto non serve a nulla » e quelli che « almeno ci si prova » . Di sicuro c’è che i varchi non sono piaciuti agli attivisti del centro sociale Morion. Ieri alle 11 guidati da Tommaso Cacciari, nipote dell’ex sindaco filosofo Massimo, si sono presentati al varco di Calatrava: perché attraversarli quando si possono rimuovere? E così hanno fatto, mentre gli agenti della polizia locale cercavano di fermarli. Trenta attivisti per trenta minuti di protesta: « Questi check point non servono, vogliamo politiche per la residenza. I varchi sono una resa al turismo, noi non siamo gli abitanti di una riserva » . « Non ci faremo intimidire » , è la replica del sindaco Luigi Brugnaro ai no global, che intanto sono stati segnalati alla procura dai carabinieri.

La sperimentazione, assicura il sindaco, continua « per risolvere i problemi della città » . Se i flussi verso Strada Nuova — il percorso più usato per raggiungere San Marco — saranno eccessivi la sala operativa della polizia municipale disporrà la chiusura dei cancel-letti, deviando i turisti su percorsi alternativi, in direzione di Rio Marin. Ieri con 70mila presenze, come già sabato (60mila) non ce n’è stato bisogno. La chiusura potrebbe scattare oggi o domani, primo maggio. Due giorni in cui il mix di alberghi sold-out e l’afflusso di turisti mordi e fuggi rischia di mettere in ginocchio alcune zone della città. Ieri si è aggiunto lo sciopero di 48 ore indetto dal sindacato Sgb per le biglietterie di bus e vaporetti. Giornate da bollino nero, le ha chiamate il Comune prendendo a prestito lo schema usato per le autostrade, suggerendo di cambiare il giorno di partenza. Era già successo, l’ultima volta a febbraio per il Carnevale, che il Comune bloccasse l’accesso ad alcune calli. Ma i turisti impattavano contro semplici transenne, messe di traverso all’occorrenza, e non contro varchi come quelli usati negli stadi o ai concerti.

Si vedono anche quando sono aperti, scatenano emozioni contrastanti, un impatto simbolico senza precedenti. Non è un caso, come spiega il comandante della polizia municipale, Marco Agostini: «I varchi hanno un grande valore simbolico. Avremmo potuto fare tutto con le transenne ma non sarebbe giunto il messaggio, così invece arriva: stiamo controllando i flussi, e se necessario li deviamo ». Anche se poi la meta per tutti resta Piazza San Marco. Mercoledì i varchi, presi a noleggio dalla società Eps, saranno smontati nell’arco di un’ora, in fretta come sono stati installati. Ma nel frattempo la loro immagine continuerà a fare il giro del mondo.

« Una foglia di fico per coprire la vergogna di una città che perde mille residenti all’anno » , attacca il Comitato 25 Aprile. L’anno scorso erano stati quelli di Venessia. com a diffondere le foto di veri e propri tornelli, all’ingresso di piazza San Marco. Era il primo aprile, era uno scherzo. Adesso è quasi realtà, almeno fino a domani.

Fonte: Francesco Furlan, LA REPUBBLICA



Related Articles

I buoni motivi per evitare il saccheggio

Loading

Quando lo Stato privatizza una ferrovia, una linea aerea, la sanità , l’università , un teatro pubblico o cerca di “vendersi” il patrimonio immobiliare (come fatto ieri da Tremonti e Berlusconi) esso espropria la comunità  (ognun di noi pro quota) dei suoi beni comuni (proprietà  comune), in modo esattamente analogo e speculare rispetto a ciò che succede quando si espropria una proprietà  privata per costruire una strada o un’altra opera pubblica.

Nucleare, stop del governo alle centrali

Loading

(Emblema)

(Emblema)

Potrebbe saltare il referendum. Gli antinuclearisti: «Attenti alla fregatura»
Abrogate le norme per la realizzazione degli impianti. Tremonti: finanziare le rinnovabili con gli Eurobond

Argentina, verso l’autosufficienza energetica

Loading

Il Grupo Petersen acquista un ulteriore 10 per cento della Ypf argentina. Il Paese sudamericano potrebbe diventare energeticamente autosufficiente entro breve tempo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment