La crisi del dubbio, Cottarelli no, sì, forse. Porte girevoli al Quirinale
Salvini e Di Maio rivendicano l’esistenza di una maggioranza politica. E si torna a parlare di Conte
I palazzi della politica vivono un’altra giornata di passione e soprattutto di confusione. La crisi oscilla tra guerra totale e segnali di pace all’indirizzo del Quirinale. Ondeggia tra la richiesta di votare subito, già il 29 luglio, avanzata da tutti i partiti nell’aula del Senato e quella contraddittoria di insediare subito le commissioni parlamentari per varare prima delle elezioni almeno alcuni provvedimenti. Sbanda quando il presidente incaricato, atteso nel pomeriggio al Colle con la lista dei ministri in tasca, lascia il Quirinale alla chetichella, da una porta laterale, innescando così una ridda di ipotesi che rimbalza in piazza Affari, decretandone il tonfo finale con lo spread che s’impenna infine sino ai 343 punti
LA ROCAMBOLESCA “fuga” di Carlo Cottarelli viene spiegata ufficialmente con la necessità di sciogliere alcuni nodi sui ministeri, ufficiosamente con l’intenzione del capo dello Stato di ottenere chiarezza dai partiti che avanzano richieste inconciliabili. Sono entrambe versioni di comodo. La realtà sembra essere diversa: nelle ultime ore sarebbe rispuntata l’ipotesi del governo politico M5S-Lega. Le voci si accavallano e nulla garantisce che il tentativo acquisti qualche concretezza. Ma tutto indica che sia in corso. Un governo senza Paolo Savona, la pietra dello scandalo, guidato forse dallo stesso Salvini, oppure dal redivivo Giuseppe Conte, risorto dopo 48 ore e convocato a Montecitorio ieri sera dai 5S. Di certo ieri sono arrivati una quantità di segnali in questo senso: prima Salvini ha vietato insulti e minacce ai danni del presidente, pur criticabile politicamente. Poi Di Maio si è detto «pronto a collaborare con il capo dello Stato», ha addossato ogni responsabilità su «qualche funzionario» del Colle e ha ritirato la richiesta di impeachment.
ALLO STESSO TEMPO, giusto per massimizzare il caos, sarebbe in atto anche un tentativo di verificare la possibilità di un governo di centrodestra, ipotesi che sembra però remota e poco credibile. Quanto ci sia di realistico in questi tentativi all’apparenza un po’ sgangherati lo si verificherà oggi. Ma la sola eventualità basta a fermare la marcia di Cottarelli, essendo impossibile presentare una lista dei ministri prima che sia definitivamente sepolta la possibilità di dar vita a un governo politico.
Raccapezzarsi, in questa situazione sfuggita a ogni controllo, non è facile. Ci sono tuttavia almeno alcuni punti fermi. Cottarelli, quando si è presentato nel pomeriggio da Mattarella, aveva davvero la lista dei ministri pronta ed era disposto ad affrontare il massacro a palazzo Madama, dove prenderà al massimo una decina di voti di fiducia. Anche il Pd ha deciso per l’astensione.
Mentre il presidente incaricato si accingeva a sciogliere la riserva, al Senato la richiesta di intervenire sul caso Oettinger del capogruppo dei 5S Toninelli innescava un dibattito a tutto campo sulla crisi. Lo scambio di accuse tra i partiti è stato ovviamente violento, la presidente Casellati è intervenuta come un gendarme ogni volta che si è fatta allusione al capo dello Stato, e tuttavia i capigruppo dei 4 partiti principali hanno tutti concluso in maniera identica: elezioni il prima possibile, se necessario con un “decretino” per sbloccare la situazione per il voto all’estero. In modo da aprire le urne il 29 luglio.
NELLO STESSO MOMENTO a Montecitorio Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dopo essersi incontrati, rivendicavano l’esistenza di una maggioranza politica, sia pur non in grado di esprimere un governo accettabile per il capo dello Stato, e chiedevano a gran voce ai presidenti delle camere di insediare le commissioni. L’obiettivo è varare, oltre alle nuove norme sui vitalizi, per le quali basta l’ufficio di presidenza, anche la legittima difesa e il leghista aggiunge al pacchetto pure la legge elettorale e una prima revisione della Fornero.
Le due richieste, votare subito e mettere in cantiere leggi che richiedono di arrivare almeno a settembre, non si tengono. O l’una o l’altra e Mattarella vuole che a scegliere siano, ufficialmente e apertamente i partiti. Se vogliono arrivare a settembre dovranno dirlo, anzi chiederlo, nel dibattito sulla fiducia. Possibilmente seguendo la via maestra, con appositi odg, ma il Colle si accontenterà anche di dichiarazioni verbali. Purché chiare e fatte nella sede propria. In caso contrario Cottarelli resterà in carica solo per portare il Paese alle elezioni il 29 luglio o ai primi di agosto, a seconda di ciò che diranno gli uffici tecnici del Quirinale e della Farnesina.
COSÌ SUL TAVOLO di Mattarella si accumulano ipotesi opposte, governo politico con il leghista Giogetti premier e Cottarelli ministro dell’Economia, governo Cottarelli per votare subito, elezioni in settembre. Il nodo si aggroviglia, ma il tempo per scioglierlo, prima che piazza Affari affondi, si esaurirà oggi.
FONTE: Andrea Colombo, IL MANIFESTO
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