Attracco a Malta per la Lifeline ma l’ equipaggio è indagato
Sarebbe stato l’incontro riservato, lunedì sera a Roma alla Casina Valadier, tra il presidente Emmanuele Macron e il premier Giuseppe Conte a sbloccare il caso Lifeline. Incontro chiesto, fanno sapere da Parigi, dallo stesso Conte alla vigilia della visita al Papa del capo dell’Eliseo.
SECONDO LA VALLETTA – invece – il caso si sarebbe risolto grazie al confronto diretto fra Malta e le istituzioni europee. Per i 234 migranti a bordo della nave dell’ong tedesca la soluzione è attraccare a Malta per poi essere distribuiti tra sette Stati europei. L’annuncio è arrivato dalla Francia ieri mattina ma alle 18 via social la Lifeline dà l’allarme: «Non ci danno il permesso di entrare nelle loro acque territoriali. Non possiamo confermare ciò che appare sui media». Lunedì notte uno dei naufraghi è stato portato a La Valletta per motivi sanitari. Ieri mattina la portavoce della Commissione Ue mostrava prudenza: «Si lavora per trovare una soluzione».
DOPO LE CRESCENTI TENSIONI con l’Italia, nel pomeriggio a Roma lo stesso Macron annuncia alla stampa: «Per la Lifeline, che pure ha agito contro tutte le regole facendo il gioco degli scafisti, si metterà in pratica una cooperazione attiva. Ringrazio il premier Joseph Muscat, un’unità navale francese sta già facendo rotta su Malta. Con il premier Conte c’è stato uno scambio proficuo su Eurozona e sulla questione dei flussi, l’Europa non può accogliere tutti».
Da La Valletta si attende l’ok allo sbarco per tutta la giornata, l’unica certezza è la decisione di avviare un’indagine sulla Lifeline per aver «ignorato le istruzioni delle autorità italiane» rifiutandosi di cedere le operazioni di soccorso ai libici. L’ambasciatrice maltese a Roma insiste: «Nel caso in cui la nave entri nei nostri porti, verranno intraprese possibili azioni». A mezzogiorno fonti vicine al governo maltese spiegano: «Ci sono sei Paesi disponibili a ricevere i migranti della Lifeline. L’accordo sarebbe limitato a questo singolo episodio, sono in corso trattative per il medio termine. Ma l’ok arriverà solo se tutti si faranno carico della loro quota». C’è il via libera di Italia, Malta, Francia e Portogallo, in stallo Germania, Olanda e Spagna, più cauta dopo aver accolto la nave Aquarius. Nel pomeriggio il governo locale di Berlino spiega di essere disponibile ma è necessaria l’autorizzazione del governo federale.
ANCHE IL PREMIER CONTE esulta a trattative ancora in corso: «La nave attraccherà. Con Malta abbiamo concordato che l’imbarcazione sarà sottoposta a indagine. L’Italia farà la sua parte con l’auspicio che anche gli altri Paesi facciano lo stesso». Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, commenta: «E due! Dopo la ong Aquarius spedita in Spagna, la ong Lifeline andrà a Malta, questa nave fuorilegge finalmente verrà sequestrata». E su Macron: «Apra subito le porte di casa sua, l’arroganza francese non va più di moda».
Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ieri è tornato a promettere nuove motovedette alla Libia per riportare indietro i naufraghi. Nei giorni scorsi, a chi chiedeva se fosse vero che alla Guardia Costiera italiana è stato dato ordine di non rispondere agli Sos della navi con i migranti, Salvini aveva risposto: «Se così fosse, la decisione avrebbe il mio totale sostegno». Il comandante Giovanni Pettorino ha puntualizzato: «Risponderemo sempre a ogni chiamata di soccorso: è obbligo giuridico e morale. Le regole attuali vanno però adeguate, non possono essere trasferite a una situazione di esodo biblico che dura da anni».
LA POLITICA DI OSTILITÀ verso i soccorritori ha prodotto un nuovo episodio, protagonista ancora la nave Aquarius della ong francese Sos Méditerranée con a bordo lo staff di Medici senza frontiere. Erano stati i primi a vedersi chiudere i porti dall’Italia, costretti a virare su Valencia. Ieri La Valletta ha rifiutato di farli approdare, senza dare spiegazioni, per rifornimenti e cambio equipaggio. La soluzione è poi arrivata: le operazioni saranno concluse a Marsiglia ma solo dopo ulteriori cinque giorni di navigazione. Di solito lo scalo veniva effettuato a Catania ma, hanno spiegato, «il clima non è più favorevole. Abbiamo scelto di non andare in Sicilia per non diventare argomento di politica interna in Italia». La direttrice e co-fondatrice dell’ong, Sophie Beau, ha specificato: «Ogni giorno in mare ci costa 11mila euro».
FONTE: Adriana Pollice, IL MANIFESTO
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