Grecia, si allenta il debito, e ora Tsipras pensa a nuove elezioni

by T. A. Synghellakis Fabio Veronica Forcella | 23 Giugno 2018 10:07

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Fine dei memorandum per la Grecia. L’Eurogruppo ha dato il suo assenso e dopo otto anni il paese esce dall’emergenza. Le scadenze dei prestiti pari a 110 miliardi di euro sono state allungate di dieci anni, mentre è stato esteso, sempre a dieci anni, il cosiddetto «periodo di grazia», in cui se non si restituiscono i prestiti non scattano sanzioni.

ATENE RICEVERÀ inoltre l’ultima tranche del programma di sostegno, pari a 15 miliardi di euro. È stato mandato, quindi, un segnale di stabilità ai mercati, per incoraggiare gli investimenti a medio e lungo termine, e si è certificata la fine del commissariamento del paese da parte dei creditori. La Grecia rimarrà una sorvegliata speciale, con controlli periodici ogni tre mesi, per controllare che la lista di riforme stilata con la ex Troika venga attuata, ma il governo Tsipras ha di nuovo in mano la piena sovranità nella gestione del paese.

NON È STATA ACCOLTA la proposta francese, che avrebbe permesso di ripagare il debito agganciandolo – in modo permanente – all’aumento del Pil. Ma sono anche state vinte le ennesime resistenze tedesche, visto che Berlino, sino all’ultimo, ha cercato di opporsi all’allungamento delle scadenze dei prestiti.

Si tratta di un accordo sul debito, e non di un taglio, ma visto quello che il paese ha dovuto subire dal 2010 in poi, non è comunque poco. Certo, le privatizzazioni dovranno continuare e la Grecia, sino al 2022, dovrà garantire un avanzo primario del 3,5%. Una percentuale che in seguito scenderà al 2,2% sino al 2060. Ma la questione è che, anche psicologicamente, la Grecia può provare a voltare pagina. Sapendo, certo, che si dovrà fare di tutto per affrontare le forti e oggettive difficoltà a livello sociale.

IL GOVERNO dovrà impegnare tutte le sue forze per cercare di trovare delle nuove forme di sostegno al reddito, anche per i pensionati che (in base all’ennesimo e ultimo taglio imposto dai creditori), si vedranno decurtare nuovamente il proprio reddito dal prossimo gennaio. Nelle intenzioni dell’esecutivo si dovrebbe trattare di trattamenti pensionistici che superano i mille euro al mese (una cifra che per la maggior parte degli anziani è considerata oltre l’agiatezza), ma è comunque un colpo. D’altra parte si deve riconoscere che Tsipras è riuscito a rimanere in sella e a non consegnare il paese all’opposizione di centrodestra. In pochi giorni, con la firma dell’accordo sul nuovo nome dell’ex repubblica jugoslava di Macedonia e con l’uscita dal programma di sostegno, il leader di Syriza ha dimostrato di contribuire a dettare l’agenda, malgrado le critiche dell’opposizione di Nuova Democrazia, che prova a sfruttare il vantaggio registrato in tutti i sondaggi.

Ora, bisognerà vedere come Tsipras e la sinistra greca gestiranno questi risultati. Uno degli scenari è il poter andare a elezioni in autunno, per chiedere agli elettori di ridare fiducia a una forza che ha sacrificato parte dell’ideologia al principio di realtà, evitando, al paese, il tracollo economico e l’uscita dall’Euro.

UN’ALTRA POSSIBILITÀ potrebbe essere abbinare le elezioni legislative, a quelle Europee, nella primavera del 2019. Cinque mesi prima, cioè, della scadenza naturale della legislatura. Molto dipenderà anche dalle decisioni che prenderanno le forze moderate e del centrosinistra. Al momento, sembra possibile che quel che rimane del partito di centro Potàmi, (il Fiume), alla fine possa optare per un’alleanza con Syriza. Mentre tra gli ex deputati socialisti del Pasok, (ora confluiti nel Movimento per il Cambiamento), c’è ancora molta incertezza: una parte sembra voler tornare a ripetere l’esperienza di governo insieme ai conservatori di Nuova Democrazia (come avvenuto sino al 2015), altri esponenti invece preferirebbero un’apertura al dialogo con Syriza.

PER ORA, ALEXIS TSIPRAS ci tiene a sottolineare che «il paese abbandona il percorso spinoso dei memorandum, dell’imposizione di un’austerità estrema, della sottrazione di una grande parte della sovranità economica ai governi. Tutte cose che abbiamo vissuto negli anni passati». Per il futuro, la sfida – specialmente adesso – rimane quanto mai aperta.

FONTE: T. A. Synghellakis Fabio Veronica Forcella, IL MANIFESTO[1]

photo: By Des Byrne [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

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