L’Italia vende 37 milioni di armi al Camerun in barba alla legge

L’Italia vende 37 milioni di armi al Camerun in barba alla legge

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Ogni anno il Senato pubblica una piccola relazione sulle autorizzazioni concesse in base alla legge 185 del 1990 ad esportare armi verso paesi stranieri (Relazione governativa al Parlamento sull’export italiano di armamenti). Un documento un po’ criptico e pieno di lacune perché indica solo le cifre e non che tipo di armamento è stato venduto, da cui tuttavia si può ricavare qualche informazione.

In particolare colpisce la cifra di 35 milioni attribuita a vendite verso il Camerun nel 2017 (negli anni precedenti era zero): una sola autorizzazione per armi automatiche, siluri, bombe, razzi, missili e apparecchiature elettroniche. Verso un Paese dove è in corso un’escalation militare che contrappone il governo centrale e alcuni gruppi separatisti nel sudovest anglofono ribattezzato Ambazonia lo scorso ottobre. I leader sono tutti in carcere, si susseguono violenze e attentati con decine di morti (34 solo lo scorso 26 maggio) e migliaia di sfollati e rifugiati che trovano riparo nella vicina Nigeria.

Secondo l’ultimo rapporto sul paese pubblicato da Amnestry international, lo scorso 11 giugno le forze armate camerunesi sono responsabili di «arresti arbitrari, torture, uccisioni illegali e distruzione di proprietà». Tutte falsità secondo il ministro e portavoce del governo Issa Tchiroma Bakary che chiede alla comunità nazionale e internazionale di non farsi influenzare da queste manovre di disinformazione. Da parte sua Amnesty ha dichiarato che le sue conclusioni si basano su interviste approfondite con oltre 150 vittime e testimoni oculari delle violenze perpetrate nelle regioni anglofone negli ultimi mesi. Il rapporto documenta le violenze sia dell’esercito che dei separatisti e sostiene che il giro di vite del governo si è gradualmente trasformato in un conflitto armato, lasciando la popolazione schiacciata tra due violenze contrapposte, ma sulla loro pelle convergenti.

Tutti fattori che in base alla legge italiana negherebbero ogni tipo di export militare. Per cui ci si chiede qual è la verifica che viene fatta dal parlamento se come indicato dalla legge è vietata «l’esportazione ed il transito di materiali di armamento quando siano in contrasto con la Costituzione (…) quando sono dirette verso i Paesi in stato di conflitto armato (…) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani».

FONTE: Fabrizio Floris, IL MANIFESTO



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