Per Emmanuel Macron tregua con Conte, ma non con Salvini

Per Emmanuel Macron tregua con Conte, ma non con Salvini

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Bilaterale all’Eliseo . Conte: c’è una proposta italiana per aprire hotspot nei paesi d’origine e di transito

PARIGI. Con chi hanno a che fare i partner europei dopo l’arrivo al potere del nuovo governo italiano? Alla conclusione del primo bilaterale del primo ministro Giuseppe Conte, ieri a Parigi, Emmanuel Macron ha cominciato col ricordare che la soluzione passa per l’Europa, non per avventure isolate e nazionali, «non siamo dalla parte della legge del peggio».

INTANTO, CON CHI SI PARLA? «Sono un democratico – ha detto Macron – l’Italia è rappresentata dal capo del governo, la Francia dal presidente, la Germania dal capo del governo, se i paesi si mettono d’accordo lo fanno a questo livello. È quello che prevede la costituzione, non mi risulta che sia cambiata» (un’allusione non solo al ministro degli interni italiano, ma anche al braccio di ferro tra Angela Merkel e Horst Seehofer). E, per essere ancora più chiaro, «se Salvini ha contatti privilegiati in Europa è una chance per noi, che li metta a profitto per avere posizioni più amichevoli da Austria e Ungheria, è una buona notizia per l’Italia». Tanto più che «alcuni stati», proprio quelli a cui Salvini si sente così vicino, «bloccano da mesi le regole di solidarietà». E sull’«asse» Italia-Germania-Austria di cui si è parlato in questi giorni, in Francia resta «la diffidenza per formule che non ci hanno mai portato fortuna nella storia».
Detto questo, dopo i «giorni un po’ turbolenti per l’affare Aquarius», secondo la terminologia usata dal primo ministro Giuseppe Conte, le relazioni Italia-Francia possono distendersi, anche se prima del bilaterale il leader della Lega dall’Italia attacca, «a Ventimiglia i cinici e gli irresponsabili sono oltre confine», e dopo insiste: «Lezioni dal governo francese non ne prendo».

I PAESI DELLA UE non possono fare altro che constatare che il regolamento di Dublino non funziona. «Dublino non è operativo per Italia e Francia – ha detto Macron – è stata raggiunta una soglia-limite al di là della quale non è più sostenibile», ci vuole «più solidarietà». Ma Macron non cede un millimetro, dopo le polemiche che hanno fatto seguito alla tragedia dell’Aquarius. L’Italia ha «subito» gli arrivi, dopo il 2015. Ma le cifre raccontano anche un’altra realtà: «La Francia non trae vantaggio da Dublino, nei 4 primi mesi del 2018, l’Italia ha ricevuto 18mila domande d’asilo, la Francia 26mila, 100mila la Francia nel 2017, 120mila l’Italia. Anche noi siamo un paese di arrivi». L’Europa è di fronte a un «dramma umano» e ha fallito, ma la risposta deve essere trovata «assieme».

LA STRADA È IN SALITA e molto difficilmente ci sarà un accordo sulla riforma di Dublino al prossimo Consiglio europeo del 28-29 giugno. Conte parla di «radicale ripensamento», «Dublino deve cambiare» e «l’Italia è contraria alla proposta ora in discussione» (che modificherebbe solo parzialmente il principio di paese di primo arrivo). Conte anticipa che l’Italia «sta preparando una propria proposta» che potrebbe essere presentata al vertice di fine mese, ma poi gli italiani con il famoso «asse» con Vienna hanno anche detto che potrebbe essere discussa durante la presidenza austriaca, che inizia il primo luglio.

QUESTA «PROPOSTA» prevede un «approccio integrato», con rapporti «rafforzati» con i paesi di origine e di transito, con l’intenzione di «prevenire i viaggi della morte». Emmanuel Macron è sostanzialmente d’accordo sull’idea di dare la possibilità di chiedere l’asilo nei paesi d’origine – del resto, la Francia da tempo parla di questa iniziativa. L’Italia precisa: hotspot nei paesi di origine o di transito. Ma per il momento la proposta è ancora da dettagliare, dove e come.

MA MACRON INSISTE sulla differenza, che deve essere tenuta ben presente, tra richiedenti asilo e migranti economici. «Bisogna ricordare i principi, Francia e Italia riconoscono il diritto d’asilo, in Francia è nella Costituzione dal ‘46, non rimettiamo in discussione i valori». Per Macron quindi «non si può avere la stessa politica migratoria in entrambi i casi». Di qui la proposta sostenuta da Parigi e Berlino di modificare l’asilo europeo, unificando le normative. Perché il problema dei paesi che non sono di prima accoglienza è di avere molte richieste di asilo da parte di persone che sono già state respinte dal paese di arrivo. In sostanza, affrontare il problema prima che si presenti al largo delle coste europee. Sull’«umanità» della procedura a cui Macron e Conte fanno riferimento, restano moltissime incognite.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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