Portogallo. I comunisti assieme ai cattolici bocciano la legge sull’eutanasia
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LISBONA. Eutanasia sì o no? Il parlamento portoghese dice no e boccia di stretta misura (110 a favore 115 contro) tutte e quattro le proposte di depenalizzazione della somministrazione della morte assistita nei confronti di chi sia in una condizione di «sofferenza estrema causata da una malattia incurabile».
A favore si sono espressi Bloco de Esquerda (Be), Partido Socialista (Ps), Partido Ecologistas Verdes (Pev) e Pessoas Animais e Natureza (Pan). Diviso il centro-destra Partido Social Democrata (Psd) e contrari il Centro Democrático e Social (Cds/Pp, di matrice cattolica) e, cosa che ha destato notevoli polemiche, il Partido Comunista Português (Pcp).
Semplificando si potrebbe pensare di essere di fronte a una frattura ideologica molto novecentesca che ha diviso e divide formazioni materialiste e post materialiste. Però forse c’è qualche cosa di più complesso che va al di là sia del credo religioso, nonostante le apparenze il Portogallo è un paese profondamente cattolico, che di quello politico.
I comunisti non sono refrattari in sé e per sé ai diritti civili, in passato hanno votato a favore alla legalizzazione dell’aborto e al matrimonio e all’adozione tra coppie dello stesso sesso.
Una posizione contraria all’eutanasia giustificata dal fatto che, spiega Antonio Filipe deputato del Pcp, «non si possa affrontare la vita umana in funzione della sua utilità, degli interessi economici o di discutibili modelli di dignità sociale» anche se, prosegue FIlipe «continueremo a batterci per il diritto di tutti di rifiutarsi a pratiche mediche che prolunghino artificialmente la vita».
Per Jerónimo de Sousa, segretario generale del Pcp, la questione ha un valore che, all’interno della categoria dei diritti civili, assume una natura molto più delicata e del tutto differente dagli altri temi. Va dopotutto ricordato che oggi in Europa la questione è controversa e dibattuta, lo è certamente in Portogallo dove in queste settimane ci sono state manifestazioni a favore e contro.
FONTE: Goffredo Adinolfi, IL MANIFESTO
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