Trump costretto alla retromarcia, firma un decreto per riunire le famiglie dei migranti

Trump costretto alla retromarcia, firma un decreto per riunire le famiglie dei migranti

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NEW YORK. Dopo giorni di proteste e critiche piovute da tutte le parti, non solo dalle file democratiche o dei difensori dei diritti umani, Trump ha dovuto fare marcia indietro e firmare l’ordine esecutivo preparato con il segretario per la Sicurezza nazionale, Kirstjen Nielsen, che ha lavorato con gli avvocati della Casa Bianca per mettere fine alla pratica voluta dall’amministrazione Trump di separare le famiglie di immigrati illegali alla frontiera.

Le storie dei bambini e degli adolescenti portati via dai loro genitori e le immagini di strutture di detenzione simili a gabbie, avevano fatto esplodere una vera e propria crisi politica fra Trump e i parlamentari repubblicani, che si sono dovuti mettere alla disperata ricerca di una risposta per chi ha definito la pratica «disumana».

A questa pratica orribile si sono opposti dalla Silicon Valley a papa Francesco, a Bruce Springsteen che ne ha parlato durante un concerto, a John Lurie che ne ha scritto su Twitter chiedendo «a che punto si diventa ufficialmente un Paese fascista?». Per settimane Trump si è rifiutato di porre fine alla politica di «tolleranza zero» che ha portato alla separazione di oltre 2.300 bambini dai loro genitori, sostenendo, senza una logica conseguenzialità, che se non l’avesse fatto l’alternativa sarebbe stata quella di permettere un flusso incontrollato e imponente di immigrati ad attraversare impunemente il confine, probabilmente per delinquere.

Le proteste non si sono limitate a sit- in e cortei, Nielsen ha dovuto affrontare personalmente il dissenso espresso da un gruppo di manifestanti che l’ha raggiunta nel ristorante messicano dove, senza rendersi conto di aver aggiunto del grottesco al brutale, stava cenando.

Ad organizzare la protesta e a gridare di vergognarsi e che «se dei ragazzini non riescono a mangiare in pace, neanche tu mangerai in pace», sono stati i Metro Dc, Democratic Socialists of America, e il loro video è diventato virale nel giro di poche ore, mettendo d’accordo il partito socialista e il presidente repubblicano della Camera, Paul Ryan, che nelle stesse ore dichiarava: «Non vogliamo che i bambini vengano portati via dai loro genitori. Possiamo applicare le nostre leggi sull’immigrazione senza dividere le famiglie. Bisogna prendere provvedimenti per mantenere le famiglie unite mentre applichiamo le leggi sull’immigrazione».

Eppure fino a mercoledì mattina Trump ancora tentava di addossare la colpa di questa barbarie ai democratici, twittando che le leggi sull’immigrazione degli Stati Uniti sono «le più deboli e le peggiori del mondo, e i democratici faranno di tutto per non cambiarle». Poi in un altro tweet, aveva detto di stare «lavorando su qualcosa» senza fornire dettagli.

L’ordine esecutivo di Trump vorrebbe aggirare un decreto esistente che risale al 1997, conosciuto come l’accordo Flores, che proibisce al governo federale di tenere i bambini in detenzione per l’immigrazione, anche se sono con i loro genitori, per più di 20 giorni. Il decreto di Trump permetterrebbe alle famiglie di restare unite, anche se non è chiaro come Trump intenda rivendicare l’autorità legale per violare le restrizioni al trattamento riservato ai minori affidati al governo, che impediscono di imprigionare un’intera famiglia, situazione in cui si era ritrovato anche Obama durante un consistente flusso di immigrazione illegale, due anni fa. Ora Trump si potrebbe ritrovare, per motivazioni diverse, nella stessa posizione del suo odiato predecessore e, per uscirne, dovrebbe usare quella autorità – gli ordini esecutivi – che tanto aveva attaccato.

Tutta questa vicenda, dalla separazione delle famiglie come deterrente al dietrofront davanti alla pioggia battente di critiche, non hanno portato solo ad una perdita di immagine per Trump – che è riuscito a scontentare tutti, sostenitori e oppositori – ma ha temporaneamente unito i democratici e l’ala non trumpiana del partito repubblicano e suonato una chiamata di allarme ancora più pressante con l’obiettivo di portare a un capovolgimento delle posizioni del Congresso nelle elezioni di medio termine che si terranno a novembre.

Per questo il multimiliardario ex sindaco repubblicano di New York, Bloomberg, ha annunciato una donazione di 80 milioni di dollari a favore dei democratici, proprio per riprendere la Camera e isolare Trump.

FONTE: Marina Catucci, IL MANIFESTO



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