Ancora un operaio morto nel Nord Est: una «locomotiva» di omicidi bianchi

Ancora un operaio morto nel Nord Est: una «locomotiva» di omicidi bianchi

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Schiacciato da una lastra di metallo: è morto sul colpo ieri mattina nel reparto torneria della Cimolai a Roveredo in Piano (Pordenone) un operaio di 53 anni. Sciopero immediato, mentre gli ispettori del lavoro e i carabinieri devono accertare le responsabilità.
A giugno 2017, per la morte di Roberto Pillon, 52 anni, avvenuta sei anni prima erano stati condannati (pene sospese con la condizionale) il responsabile della Cimolai Giancarlo Spagnol, il capo reparto Massimo Cozzarin e il responsabile dell’officina Avio Botti.
A Nord Est si muore, sempre, di lavoro. Come Sergiu Todita, 40 anni, sposato, una figlia di 13 anni: l’operaio moldavo è spirato all’ospedale di Cesena un mese dopo l’incidente alle Acciaierie Venete di Padova. La «siviera» con 90 tonnellate di acciaio fuso domenica 13 maggio si era rovesciata a terra all’interno dello stabilimento di Riviera Francia, ustionando quattro lavoratori.
E la scia di sangue non si è mai fermata con un tragico bollettino che riproduce le condizioni della sicurezza all’epoca del Jobs Act. I dati statistici dell’Inail aggiornati al 30 aprile sono più che eloquenti: il Nord Est spicca a livello nazionale per numero di morti sul lavoro in base all’indice di incidenza sul numero di occupati. Un triste primato che costringe in particolare la Fiom Cgil a rilanciare l’allarme: «Ogni giorno e a ogni ora del giorno arrivano notizie in cui c’è qualcuno che muore o s’invalida o che avrà ripercussioni a causa del lavoro – sottolinea Loris Scarpa, segretario generale della Fiom di Padova -. Il mondo delle imprese giace in un silenzio incredibile dal quale esce solo per proteggere realtà come i voucher e la precarietà. Ci lascia esterrefatti: ci dice che anche nel 2018, noi e le imprese viviamo su mondi diversi. Come sindacato non possiamo non notare il silenzio di Confindustria e del mondo imprenditoriale. È arrivato il momento di mettere in calendario prioritariamente uno sciopero generale di tutto il mondo del lavoro perché per qualsiasi governo al primo posto ci devono essere il lavoro e il come si vive in Italia».
L’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering contabilizza in dettaglio l’emergenza: in Veneto 21 morti su 2.051.552 occupati; altri 8 in Friuli Venezia Giulia su 495.550 lavoratori; infine due morti anche in Trentino Alto Adige, dove sono censiti 477.166 addetti. Le statistiche restituiscono anche un altro dato di tutta evidenza, perché nei primi quattro mesi dell’anno sono stati 33 i lavoratori stranieri deceduti su un totale di 190 incidenti mortali nei luoghi di lavoro. Di più: sono stati ben 66 i decessi nella fascia d’età compresa fra i 55 e i 64 anni d’età, per effetto anche della legge Fornero sulle pensioni.
Ma non va dimenticato il “censimento” iniziato nel 2008 dall’Osservatorio indipendente di Bologna: «Il 2017 si è concluso con 1.029 decessi (1.018 casi registrati nel 2016), di cui 283 in itinere e 746 in occasione di lavoro. Soffermandosi su questi ultimi, appare significativo evidenziare che la situazione rispetto al 2016 è invariata: si segnala un’irrisoria diminuzione dello 0.4%», si legge nel sito Internet dell’associazione. Per quanto riguarda il Veneto, arriva poi la conferma che sono le province di Verona e Treviso quelle con il più alto tasso di mortalità nel lavoro. E si aggiunge un ulteriore campanello d’allarme che viene dal settore primario dell’economia italiana: «Sono già 89 gli agricoltori schiacciati dal trattore nel 2018. Nel 2017 sono morti schiacciati dal trattore 139 agricoltori, ma occorre aggiungerne tanti altri che sono morti per essere stati trasportati a bordo (anche bambini) oppure per le strade a causa di incidenti provocati da questo mezzo», segnala l’Osservatorio di Bologna che su questo tema conduce da tempo una vera e propria campagna nei confronti di governo e parlamento.
A livello europeo, le statistiche ufficiali risalgono al 2014: 3.739 incidenti mortali sul lavoro più altri 3 milioni e 176 mila senza conseguenze estreme. Il tasso di incidenti mortali nella Ue era di poco inferiore a 2 decessi ogni 100 mila lavoratori, mentre in Italia era di poco superiore. Olanda, Grecia, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia avevano un tasso inferiore a 1. Va peggio a est: in Romania più di 5 morti e più di 4 in Lituania, Lettonia e Bulgaria.
La “strage del lavoro”, comunque, è un’emergenza. Inail certifica 635.433 denunce d’infortunio nel 2017 con 58.129 riguardanti le malattie professionali. E Franco Bettoni, presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, allarga le braccia sconsolato: «Sono stanco. I drammi si vedono dopo e la cosa peggiore è che ci dimentichiamo di queste persone. Penso alle famiglie che hanno perso per sempre un padre, un figlio o un marito. Morti perché erano andati a lavorare. L’unico modo per uscirne è responsabilizzare tutti. Dobbiamo combattere per questo. Noi e voi della stampa, insieme».

* Fonte: Ernesto Milanesi, IL MANIFESTO



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