Chicago, polizia uccide afroamericano: proteste e scontri

Chicago, polizia uccide afroamericano: proteste e scontri

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NEW YORK. Mentre Trump è impegnato nell’incontro con Putin, questioni che il presidente ha voluto ignorare sono tornate a galla. Una di queste è senza dubbio il Russiagate che insegue Trump dall’inizio della sua presidenza e che, a ondate, torna in superficie per via dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller.

L’ULTIMA ONDA ha investito «The Donald» mentre era impegnato in un incontro con la regina Elisabetta; in quel momento il numero due del dipartimento di Giustizia, Rod Rosenstein, ha annunciato l’incriminazione di dodici agenti russi per aver hackerato i siti dei democratici durante la campagna per le presidenziali Usa del 2016.
In molti – a quel punto – avrebbero voluto che il summit di Helsinki venisse annullato, ma così non è stato, e durante la conferenza stampa congiunta con Putin, Trump ha negato ogni interferenza e si è rifiutato di rispondere a chi gli chiedeva se credesse più alle sue agenzie di intelligence o a Mosca.

LA SITUAZIONE era talmente paradossale che le reazioni non si sono fatte attendere, per prima è arrivata come un macigno quella dell’ex direttore della Cia, John Brennan, solitamente pacato, ma che in questo caso ha fatto un’eccezione e ha twittato: «La performance della conferenza stampa di Donald Trump a Helsinki raggiunge e supera la soglia degli ‘alti crimini e illeciti’. È stata a dir poco paradossale. Non solo i commenti di Trump sono stati imbecilli, è completamente nelle mani di Putin. Patrioti repubblicani: dove siete?».

I COMMENTI dei giornalisti sono stati del tenore di quello di Anderson Cooper, storico reporter della Cnn, che ha definito quella di Trump «una delle più vergognose performance di un Presidente Usa a un summit», mentre il suo collega John King ha definito il meeting «“Il summit della resa». Per l’analista politico Natan Silver, il comportamento di Trump sarebbe un colpo all’immagine dell’uomo forte tanto cara alla base suprematista, e ha commentato: «Non so se influenzerà o meno i numeri del suo gradimento, ma la conferenza stampa di Helsinki davvero contrasta con l’idea che Trump sia forte e tenace e protegga la schiena dell’America, attributi che giocano a suo favore e sembrano fondamentali per la sua immagine».

E SE TRUMP è capace di ignorare il Russiagate – che pure ha un impatto internazionale – non è sorprendente che ignori e non si occupi di vicende «solo» americane, come quelle che riguardano ancora una volta gli scontri tra polizia e la comunità nera. Non una parola è arrivata dalla Casa bianca riguardo l’uccisione di un afroamericano di trent’anni, a Chicago, da parte di un agente di polizia, che ha portato agli scontri nelle vie di un quartiere del South side; le proteste sono terminate con un bilancio che ammonta a quattro manifestanti arrestati e alcuni feriti anche tra le file dei poliziotti.

L’AGENTE che ha aperto il fuoco ha sparato a un uomo che, come si legge nel rapporto della polizia, «mostrava le caratteristiche di una persona armata» e aveva fatto resistenza durante un controllo. Anthony Guglielmi, portavoce della polizia di Chicago, ha dichiarato alla stampa che sul posto dove è stato ucciso l’uomo, è stata ritrovata un’arma, ma senza specificare se la vittima la stesse brandendo quando gli hanno sparato; certamente non è stato il trentenne ad aprire il fuoco. Secondo i testimoni la poliziotta ha sparato ben 5 volte mentre l’uomo scappava, colpendolo alle spalle.

* Fonte: Marina Catucci, IL MANIFESTO

photo: By Fibonacci Blue dal Minnesota, USA [CC BY 2.0 ], via Wikimedia Commons



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