Ilva, tutti scontenti, la proposta Mittal non convince Di Maio

by Gianmario Leone * | 31 Luglio 2018 9:43

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La «riunione allargata» sull’Ilva convocata ieri a Roma dal vicepremier Luigi Di Maio, ha scontentato un po’ tutti i partecipanti. L’idea di condividere e consultare le parti interessate alla vicenda, comprese le associazioni ambientaliste, è giusta e condivisibile. A rilevarsi inadatto è stato il metodo: convocare 62 soggetti tra società acquirente, sindacati, istituzioni e associazioni, con la possibilità per ciascuno di poter intervenire per un solo minuto, è rivedibile e facilmente criticabile.

L’OBIETTIVO, almeno in parte, è stato centrato: permettere a tutti i partecipanti di conoscere le proposte migliorative di ArcelorMittal sulle tematiche ambienti. La società ha presentato un documento «meramente illustrativo» nel quale si prospettano miglioramenti rispetto al Dpcm del governo Gentiloni che, nel settembre scorso, approvò il Piano Ambientale presentato dal gruppo Mittal per assicurarsi gli asset industriali di Ilva. Per la CO2 è ad esempio prevista «una riduzione del 15% delle emissioni». Sull’impianto di sinterizzazione «polveri ridotte del 30% e diossine del 50%», nei «Wind Days» (giorni in cui il vento soffia da Nord e porta le polveri Ilva sulla città, ndr); «azzeramento polveri al 2020»; sull’utilizzo dell’acqua «una riduzione del 15% al 2023»; «economia circolare attraverso utilizzo rottami per ridurre CO2 e consumo energetico»; l’impegno a vincolare l’incremento della produzione successivo al piano industriale all’impiego di gas o di processi alternativi a basso utilizzo di carbone. Proposto anche un centro di Ricerca e Sviluppo per un investimento pari a 10 milioni di euro; una maggiore trasparenza nella gestione dell’azienda, collaborazione con ARPA e Asl e AReS per realizzare uno studio sulla valutazione dell’impatto sanitario nell’area circostante l’acciaieria, ed investimenti pari ad un milione di euro all’anno per cinque anni per sostenere la sanità e l’imprenditoria locale.

UNO SFORZO che il gruppo Mittal ha definito «massimo e definitivo». Motivo per il quale la società è tornata a chiedere con forza che il processo di acquisizione si concluda «il prima possibile». Ma almeno a parole, le proposte di Mittal non hanno convinto Di Maio, che ha definito i miglioramenti «non ancora soddisfacenti». Il vicepremier ha difeso il metodo scelto per l’incontro «un passo in avanti rispetto al passato» e ricordato che si dovranno attendere le conclusioni dell’indagine avviata dal MiSe sulla gara di vendita. «Mi auguro che tutto sia in regola per il bene dello Stato. Se così non sarà andrò in procura. Faremo richiesta all’Avvocatura dello Stato che ci deve dire cosa si può fare e cosa no: non regalo l’Ilva al primo acquirente che passa».

CRITICHE sulle nuove proposte presentate da Mittal anche le associazioni ambientaliste. Peacelink ha evidenziato «l’installazione di filtri per contenere polveri sottili che hanno prestazioni peggiorative rispetto agli attuali in uso». Legambiente critica «l’incremento della produzione dai 6 agli 8 milioni dal 2024». Altre sigle che si riconoscono nel gruppo «Piano Taranto» propongono la chiusura e l’avvio di bonifiche con la riconversione economica del territorio, criticano la scelta politica di Di Maio: le promesse elettorali del Movimento Cinque Stelle e le intenzioni del contratto di governo sottoscritto con la Lega, dove si parlava di ‘chiusura delle fonti inquinanti’, erano ben altre.

SCETTICI E PERPLESSI i sindacati nazionali, di Taranto, Genova e dei siti Ilva. Non ci sarà l’incontro odierno con Mittal prospettato da Di Maio. Per la Fiom «non c’è più spazio per trattative tra le organizzazioni sindacali e l’azienda, che non hanno prodotto risultati. Nel caso di accordo si dovrà comunque passare dal voto e dall’approvazione di tutti i lavoratori». La Uilm apprezza il nuovo piano ambientale, ma sostiene che per «essere sostenuto dovrà prevedere un piano industriale con zero esuberi». «Basta happening estivi e campagna elettorale: Di Maio chiarisca al più presto cosa vuole fare di Ilva»

* Fonte: Gianmario Leone, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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