Ivan Pedretti: «Altro che dignità il governo è di destra, la Cgil si mobiliti»

by Massimo Franchi * | 22 Luglio 2018 17:16

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«Rilanciamo la sanità pubblica». “Per il congresso puntiamo sulla partecipazione tenendo assemblee nelle piazze. Il segretario lo troveremo tutti assieme, ma dovrà interpretare il cambiamento”

Pedretti, segretario generale dei pensionati dello Spi. domani il Direttivo della Cgil discuterà la linea da tenere verso il governo. Qual è la sua posizione?
La mia opinione è che il governo ha una politica di destra abbastanza marcata che viene capeggiata dal vice presidente Salvini fondata sull’intolleranza e negazione dei diritti umanitari. E noi come Cgil non possiamo stare a guardare quando viene messa in dubbio l’umanità del nostro paese.
Non distingue quindi tra l’anima di destra di Salvini sui migranti e quella più a sinistra di Di Maio su lavoro e vertenze?
Sul piano economico si sente parlare di un condono sopra i 100 mila euro, una norma a favore degli evasori. Se aggiungiamo la flat tax che toglie tasse ai ricchi quando è ormai dimostrato che questo non produce investimenti perché i ricchi i soldi se li tengono, il quadro è ancor più di destra.

Non salva neanche il decreto Dignità? Per la prima volta si ridà qualche diritto ai lavoratori e le imprese sono sul piede di guerra.
A parte il nome che è sconsiderato perché si tratta di un pannicello caldo, capisco che sia un passettino avanti che cerca di ridurre lievemente la precarietà – che alla fine non verrà ridotta – ma non c’è niente di strutturale. Soprattutto non ripristina l’articolo 18 che per me non è un simbolo, è un diritto dei lavoratori: essere reintegrati dopo un licenziamento ingiustificato. Si tratta quindi di interventi limitati che rischiano di essere fagocitati dal ripristino dei voucher nell’agricoltura e forse anche nel commercio aprendo una voragine di precariato. E il tutto viene fatto senza confronto con i sindacati. Come potremo giudicare tutto questo? Ci siamo battuti contro i governi precedenti, dobbiamo farlo anche adesso.

Sulle pensioni invece da una parte ci sono Di Maio e Boeri che vogliono tagliare le pensioni d’oro ricalcolandole tutte col contributivo, dall’altra Salvini e Brambilla con la stessa ricetta per introdurre Quota 100 e Quota 41 e mezzo anche se con molti paletti.
È una visione che continua a tenere separate le generazioni. Noi rispondiamo riproponendo la radicalità della piattaforma con Cisl e Uil: serve una pensione di garanzia per i giovani – altro che reddito di cittadinanza – sostenuto da un lavoro dignitoso e meno precario da una parte; dall’altra riconoscimento del lavoro di cura per le doone che hanno figli e genitori non autosufficienti a carico.

Il piano di Boeri e Di Maio aprirebbe al ricalcolo contributivo di tutte le pensioni. Forse per voi è meglio che litighino per non peggiorare la situazione.
Di Maio e Boeri mi sembrano i ladri di Pisa che di giorno litigano e di notte vanno d’accordo. Un intervento sulle pensioni d’oro è un atto di solidarietà che deve essere progressivo e temporaneo, limitato e che non può rispondere all’esigenza di alzare le pensioni basse che, fra l’altro, non sono pensioni sociali ma legate a contributi. Per rispondere alla condizione di povertà di milioni di pensionati meglio allargare il Rei. Bisogna inoltre rilanciare l’Ape social anche per altre categorie di lavoratori e rendere il sistema flessibile in uscita lavorando sui coefficienti di trasformazione e bloccando l’aspettativa di vita, mentre Quota 100 e Quota 41 aiutano poche persone. Il ricalcolo contributivo è sempre stato nella testa di Boeri: andrebbe a danneggiare milioni di lavoratori e operai che i contributi li hanno versati tutti.

Passiamo al congresso Cgil partito già da qualche mese, come stanno andando le assemblee?Come arriverete a Bari a gennaio?
Noi ci siamo impegnati a renderle più partecipate. Per questo soprattutto a settembre convocheremo le leghe dello Spi nelle piazze delle città aperte a tutti i cittadini.

Tutti si chiedono però chi alla fine prenderà il testimone di Susanna Camusso.
Il tema non è il nome del segretario. Il tema è come la Cgil sia in grado di interpretare i cambiamenti del mondo del lavoro – algoritmi, precarietà – e dell’intera società. Per questo credo dovremmo dare grande importanza al rilancio del servizio sanitario nazionale: io propongo di rilanciarlo usando i 4 miliardi l’anno che sono finiti per defiscalizzare la sanità privata. Dobbiamo essere più per l’universalismo che per il mutualismo che, come dimostra il sistema cooperativo, è in crisi. Comunque alla fine un segretario generale lo troveremo. E lo troveremo tutti assieme. Ma dovrà essere qualcuno o qualcuna che sa interpretare il cambiamento.

* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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