L’offerta di Bruxelles: 6000 euro a migrante accolto. Salvini: «Elemosina»

L’offerta di Bruxelles: 6000 euro a migrante accolto. Salvini: «Elemosina»

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Hotspot nei quali dividere i migranti economici da quanti hanno invece diritto a richiedere la protezione internazionale. Uomini, mezzi e fondi per accelerare l’esame delle domande di asilo ma anche per sveltire i rimpatri. E l’impegno a distribuire i profughi tra gli Stati membri che si diranno disponibili ad accoglierli. Non c’è proprio niente di nuovo nelle proposte con cui la Commissione europea risponde alle richieste italiane di una maggiore condivisione dei migranti che arrivano in Europa, e che oggi pomeriggio verranno discusse dagli ambasciatori del Coreper, il comitato che ha il compito di preparare i documenti per le riunioni di Consiglio europeo. Neanche l’offerta di un contributo di 6.000 euro per ogni migrante accolto è nuova, salvo che per l’entità della cifra. Al punto che Matteo Salvini va come al solito giù duro nel commentare le notizie che arrivano da Bruxelles. «Non siamo qui a chiedere l’elemosina, anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa agli italiani tra i 40 e i 50 mila euro», fa sapere in mattinata il ministro leghista degli Interni. Concetto poco dopo ribadito, anche se con altri termini, da Giuseppe Conte: «La solidarietà europea non ha un prezzo» dice infatti il premier, per il quale «non è un logica corretta ridurre tutto allo schema ’ce ne occupiamo noi, ci date i soldi’ o ’se ne occupa uno Stato singolo, si prende i soldi’, con gli altri totalmente indifferenti a quello che succede». Insomma il solito muro contro muro che non porta a niente.

Va detto che gran parte delle proposte rese note ieri erano state anticipate già la scorsa settimana nella lettera con cui il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker aveva risposto alle richieste avanzate in precedenza da Conte. La più importante delle quali, l’istituzione di una cabina di regia europa per coordinare gli sbarchi in Europa dei migranti salvati nel Mediterraneo, è stata respinta. Bruxelles darà sì vita a una «cellula centrale di coordinamento», ma non si occuperà di dare indicazioni relative ai porti («non è compito della Commissione») che quindi continueranno a essere a carico dei Paesi di primo approdo, bensì solo di distribuirli tra gli Stati in maniera completamente volontaria. Bisognerà vedere adesso quanti tra i 28 si faranno avanti.
Per il resto si tratta, come detto, in gran parte di idee alle quali l’Ue sta lavorando da tempo senza però riuscire a fare passi in avanti. A partire dai «Centri controllati» da aprire all’interno dell’Ue per separare le persone bisognose di protezione intenazionale dei migranti economici. Lavoro che andrebbe svolto anche con l’aiuto di squadre di sbarco formate dalla Guardia di frontiera europea, esperti di asilo, addetti alla sicurezza e ai rimpatri i cui costi sarebbero coperti dal bilancio Ue. Si tratterebbe di una «fase pilota», in attesa di una più generale riforma del diritto di asilo europeo.

Parallelamente, la Commissione punta a realizzare con Unhcr e Oim delle «intese regionali sugli sbarchi» con paesi terzi verso i quali portare i migranti. Bruxelles spinge perché i Paesi costieri del Mediterraneo si dotino di una propria zona Sar (salvataggio e soccorso) e di un Mrcc, una sala di controllo in grado di coordinare gli interventi dei mezzi navali. Qui i migranti potranno ricevere protezione internazionale con l’aiuto dell’Unhcr ed eventualmente entrare in un programma di reinsediamento, oppure, se lo vorranno, essere rimpatriati con l’assistenza dell’Oim. I Paesi che accetteranno di far parte di un’«intesa regionale», potranno contare su un sostegno personalizzato, ritagliato sulla specifica situazione economica, politica e di sicurezza di ognuno. «Ora più che mai abbiamo bisogno di soluzione europee», ha spiegato ieri il commissario Ue per l’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. «Siamo pronti a sostenere gli Stati membri e i Paesi terzi a cooperare meglio allo sbarco di coloro che sono stati soccorsi in mare, ma per per far funzionare immediatamente i terreno dobbiamo essere uniti non solo ora, ma nel lungo termine». Se l’unità auspicata da Avramopoulos si davvero realizzabile o meno si capirà già oggi con le decisioni degli ambasciatori del Coreper.

* Fonte: Leo Lancari, IL MANIFESTO



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