L’onda rossa offusca il gialloverde: le magliette danno fastidio al conformismo cinico

L’onda rossa offusca il gialloverde: le magliette danno fastidio al conformismo cinico

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Hanno dato fastidio le tante magliette rosse che ieri si sono riversate sull’Italia gialloverde, anche perché sono spuntate ovunque e hanno inondato i social con una corrente di bonomia insolita per il periodo, una ventata di solidarietà con i migranti persino senza acrimonia verso i razzisti, con un senso di forza che il rosso, chissà come mai, spesso dà.

Alcune poi erano abbastanza inaspettate. Non è così frequente ad esempio vedere in questo colore preti e suore. E infatti il profilo Twitter di Monica Roncari dopo pubblicazione della sua immagine col velo e una felpa rossa è stato bersagliata di improperi fin quando la religiosa non ha deciso di cancellare il suo account.

Non sono sfuggiti alle ire leghiste i giornalisti di Rainews in video con abiti di rosso, li hanno accusati di attentato al pluralismo e partigianeria. Schiumante dal fastidio per il successo dell’iniziativa «contro il cinismo dilagante» promossa da Libera, Arci e Anpi e Legambiente e alla quale hanno aderito ieri anche altre associazioni, da Amnesty al Cospe, da Emergency a Intersos, è – a sorpresa – anche Alessandro Di Battista.

Il leader grillino riluttante che in passato aveva inneggiato a Chavez e a Che Guevara, ora si scomoda dagli Stati uniti dove si trova, si pensa in vacanza, per un attacco a testa bassa ad personam – «Ehi tu che indossi una maglietta rossa..» esordisce – nel tentativo di screditare chiunque abbia osato rufolare nei cassetti per aderire al dress code di protesta contro la chiusura dei porti del governo M5S-Lega come un «lacché di Napolitano», «supporter di Hillary Clinton», uno favorevole alla guerra in Libia e al «business sulla pelle dei migranti». Forse in questo modo cerca di mettere un freno al profluvio di foto in rosso comparso ieri anche su tanti siti, blog e profili di ispirazione pentastellata.

Don Luigi Ciotti, primo promotore dell’iniziativa delle magliette rosse, è costretto a rispondere dal flash mob del mattino nella piazza romana dell’Immacolata a un Matteo Salvini che tenta la carta del sarcasmo per celare il fastidio di non avere, per un giorno, l’hashtag e lo slogan più forte sul web. Il vicepremier dice di non essere stato in grado di mettersi nei panni dei bambini e dei migranti vestiti di rosso come segnale più evidente per essere salvati perché «che peccato..» non è riuscito a trovare «una maglietta rossa da esibire». Ciotti ribatte: «Incontriamoci, gliela porto io al Viminale.. perché importante è riflettere, porsi delle domande, anche nelle diversità. La maglietta rossa è un segno, e ai segni devono seguire le azioni».

In mattinata a Bologna il Gay Pride si tinge di rosso, a Palermo una coppia italo-nigeriana decide di sposarsi con abiti di questo colore, dal primo pomeriggio sulle spiagge dei sei mari che bagnano l’Italia da Nord a Sud si incamminano passeggiate «rubiconde», presidi e volantinaggi in tante città semideserte diffondono l’appello delle quattro organizzazioni promotrici; attori, cantanti e showman come Fiorello, Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Lucarelli, Gassman, i Modena City Ramblers e altri si esibiscono, in effetti, di rosso vestiti. Anche il Gran Paradiso al rifugio di colle Nivolet vicino Chivasso, oltre al colonnato di piazza del Plebiscito e al Maschio Angioino di Napoli si illuminano di raggi rossastri.

E Salvini, ancora lui, se la prende con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, arrivando a minacciarlo di querela per aver detto che il ministro sembra ossessionato da un’Italia multiculturale che c’è già e «appare sempre più indirizzato a tollerare se non addirittura ad agevolare nei fatti le cosche, la criminalità e quanti, nella presenza di cittadini migranti non regolari, vedono un’opportunità di arricchimento illecito». Orlando ribatte di aspettare la querela «così potremo affrontare il tema in tribunale».

In serata, mentre la presidente Anpi Carla Nespolo sfila vestita di rosso ad Abbiategrasso contro la concessione degli spazi pubblici alla Festa della organizzazione filofascista Lealtà e Azione, Giorgia Meloni si fa ritrarre anche lei in maglietta rossa, le dita a vu, irridendo «i radical chic» con Rolex e attico a New York. L’ironia è davvero trita ma il rosso e un sorriso donano persino a lei.

FONTE: Rachele Gonnelli, IL MANIFESTO



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