Migranti, la leggenda dei 35 euro ora ogni rifugiato costa meno della metà

Migranti, la leggenda dei 35 euro ora ogni rifugiato costa meno della metà

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Roma. Tolte di mezzo le Ong, “ avvertite” a dovere navi militari e private che se continuano a sottrarre migranti alle amorevoli cure delle motovedette libiche possono ritrovarsi fuori dai porti italiani, l’ultima crociata che Matteo Salvini rilancia un giorno sì e un giorno no sui suoi profili social è quella sui famigerati 35 euro, il costo che — a suo dire — graverebbe sui bilanci della comunità italiana per ogni migrante “ mantenuto”. Lo ha ribadito ancora ieri in una diretta Facebook da Verona: «Siamo tenuti a garantire servizi che costano molto meno e penso che, rispettando la legge e i driitti umani, entro l’estate i nuovi appalti avranno costi assolutamente inferiori», ha detto, annunciandol’obiettivo di un risparmio annuo di 500 milioni.

Il ministro, si sa, non può essere certo “corretto”, meno che meno da una prefettura, neanche da quelle ( e sono più d’una in Italia) che una bella sforbiciata ai costi dell’accoglienza l’hanno già data. E non per passare i fondi risparmiati dalle strutture che ospitano i migranti ai rimpatri ( perchè questo, come il ministro ben sa ma omette di dire non si può proprio fare), ma semplicemente perché questo già prevedeva una circolare a firma Minniti dell’anno scorso con la quale il Viminale aveva già dato disposizioni di rivedere al ribasso i costi di alcuni servizi.
Lo scandalo del Cara di Mineo e del suo mega appalto da 100 milioni di euro finito nelle mani degli “amici” di Luca Odevaine e di Mafia Capitale non è, per fortuna, passato invano. E così, ad esempio, proprio dal Cara di Mineo ( lo stesso centro che Salvini ha più volte visitato da segretario della Lega prospettandone la chiusura in campagna elettorale se fosse stato eletto) arriva il più evidente esempio di risparmio.
Costi più che dimezzati senza bisogno di aspettare Salvini. Le cifre parlano chiarissimo: le aziende o i raggruppamenti di imprese ( quattro e non più una sola come era prima) che da settembre subentreranno alla gestione commissariale del più grande centro per richiedenti asilo d’Europa con i suoi 2.400 ospiti prenderanno 15,60 euro a migrante per garantire alloggio, vitto, assistenza sanitaria e psicologica, pulizie, e ancora attività fondamentali per l’integrazione dei richiedenti asilo, dalle lezioni di italiano allo sport ai corsi di formazione.
I cento milioni di euro dell’appaltone scandalo sono diventati 50 per tre anni nel nuovo capitolato d’appalto predisposto dalla prefettura di Catania secondo le linee guide emanate dal Viminale lo scorso anno, scesi ancora a poco più di 40 in virtù del ribasso medio dei quattro lotti sulla base d’asta. Appalto che dovrebbe essere aggiudicato a fine mese non appena gli uffici della prefettura di Catania avranno ultimato tutte le verifiche sulla certificazione antimafia delle imprese aggiudicatarie.
Insomma, forse il ministro Salvini che continua a sventolare minaccioso i suoi “ tagli” all’accoglienza lasciando intendere alla sua platea di populisti che «è finita la pacchia negli hotel a 5 stelle che accolgono i migranti » e che dice di aver dato mandato agli uffici del Viminale di elaborare una « mappa di voci da tagliare » potrebbe semplicemente andare a guardare sul sito della prefettura di Catania alla voce “amministrazione trasparente” e perdere qualche minuto nell’esaminare le singole voci dei capitolati d’appalto.
Giusto per citarne qualcuna a titolo esemplificativo: 7,50 per tre pasti al giorno a testa, 0,95 centesimi a testa per biancheria da letto e vestiario, 0,70 per l’assistenza sanitaria, 0,30 per il trasporto, appena cinque centesimi a testa al giorno per la lavanderia, due per il materiale didattico e ludico, un centesimo per il barbiere. A cui vanno sommati 5,20 centesimi per il personale addetto e i 2,50 centesimi quotidiani di pocket money, gli unici soldi che vanno in tasca ai richiedenti asilo.
Perché ovviamente di richiedenti asilo stiamo parlando, quelli che hanno diritto a trovare ospitalità nel circuito dell’accoglienza, e non di migranti a qualsiasi titolo sul territorio italiano. Forse val la pena di ricordare anche questo per riportare i fatti ad una corretta narrazione.

* Fonte: Alessandra Ziniti, LA REPUBBLICA



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