Decreto “dignità”, a Montecitorio la protesta dei sindacati contro il precariato dei «buoni-lavoro»

by Roberto Ciccarelli * | 1 Agosto 2018 10:03

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Una «manina» è intervenuta nel passaggio del «decreto dignità» dal consiglio dei ministri (2 luglio) all’approvazione della sua versione aumentata «2.0» prevista domani 2 agosto alla Camera. Non è la «manina» evocata dal ministro del lavoro Luigi Di Maio nella pochade generata dalla tabella in cui l’Inps stimava un’eventuale perdita di 8 mila contratti a termine causati dal provvedimento. In un mese l’altra «manina» ha introdotto un emendamento sui voucher che non era previsto nel testo iniziale. Norme sostenute dalla Lega e cucite sulle rappresentanze d’impresa. L’esito sarà la de-contrattualizzazione del lavoro stagionale e la sua trasformazione in occasionale in agricoltura e nel turismo per le strutture ricettive e le aziende alberghiere.

I SINDACATI dei lavoratori agricoli (Flai Cgil, Fai Cisl e Uila-Uil), in presidio da giorni a piazza Montecitorio (oggi è il turno di Filcams Cgil, Fisacat e Uiltucs per il turismo) descrivono l’opera sapiente in questo modo: «I voucheristi potranno essere assunti per 24 minuti al giorno, dieci giorni per volta, con un compenso giornaliero di 2,80 euro – ipotizza Stefano Mantegazza della Uila-Uil – Oltre a essere compensati con pochi spiccioli, perderanno il diritto a disoccupazione, indennità di maternità, pensione. Gli schiavi dell’antica Roma erano trattati meglio».

UNA PROIEZIONE ricavata sulle modifiche apportate dalla «manina» al decreto: il tempo per la comunicazione all’Inps è stato portato da 3 a 10 giorni con la possibilità di spalmare in questo arco di tempo 4 ore di lavoro. Viene meno il compenso minimo giornaliero oggi previsto. Se in quei 10 giorni si presenterà un’ispezione, si potrà dire che – guarda caso – il lavoratore è coperto da voucher. E così, il provvedimento presentato come la «Waterloo del precariato» ha ristabilito, in tempo utile per la vendemmia, le premesse per la precarizzazione del lavoro stagionale in agricoltura. Per la Ragioneria dello Stato, la stessa contestata nel caso dell’Inps, ha ipotizzato che la platea dei voucheristi «non dovrebbe subire incrementi significativi» da questa misura. Visto il parere favorevole, ieri sera non risultavano proteste del governo contro i tecnici.

IL PROBLEMA non è, solo, quantitativo, ma qualitativo. Ivana Galli (Flai Cgil) è preoccupata perché «questa è la premessa per la sostituzione del lavoro tutelato con il contratto: un salvacondotto al lavoro nero». E, forse, questo è l’anticipo di un intervento sulla legge contro il caporalato di cui Salvini ha confusamente annunciato una «semplificazione». Flai, Fai e Uila hanno annunciato una manifestazione a settembre e una «campagna di informazione con presidi su tutti i territori».

IN AULA ALLA CAMERA ieri i pareri di relatori e governo sui circa 400 emendamenti sono stati negativi su tutte le proposte, ad eccezione di due emendamenti che contengono correzioni sui lavoratori portuali. Polemiche tutte le opposizioni: Forza Italia, Pd e LeU, ciascuno dei quali si è visto bocciare emendamenti, alcuni coerenti con lo schema del decreto, altri provocatori. Lega e Cinque Stelle hanno fatto quadrato sulle norme sui contratti a termine (vedi articolo sopra), mentre il sottosegretario leghista al lavoro Claudio Durigon ha rivendicato la «reintroduzione» dei voucher (in realtà esistono per legge).

LA MANUTENZIONE del decreto ha inoltre «salvaguardato» lo staff leasing e il contratto di somministrazione che aveva causato le proteste delle agenzie interinali. Confermata la decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato degli under 35: 2.650 euro rispetto a un tetto annuo consentito di 3mila. Per la Ragioneria dello Stato potranno usufruirne 62.400 persone (31.200 l’anno). Una stima, favorevole alla maggioranza, che ha spinto i deputati M5S a chiedere alle opposizioni di smetterla con le «fake news» sull’occupazione. La Ragioneria ha riscontrato l’assenza di coperture delle 27 mensilità massime (minimo tre) dell’indennizzo in sede di conciliazione per i licenziamenti ingiustificati. Carenza che verrà compensata con una riduzione del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione di 1,1 milioni di euro l’anno tra il 2019 e il 2020.

IL «DECRETO DI MAIO» arriverà al Senato lunedì 6 agosto. L’approvazione è prevista il 7 in tempo per celebrare «degnamente» il Ferragosto.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO[1]

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