Ucraina, inchiesta sui mercenari neonazisti italiani combattono nel Donbass

Il nome scelto per l’inchiesta è «88», cifra che negli ambienti della destra radicale sta ad indicare il saluto nazista: «Heil Hitler». Indagando sul circuito degli skinheads neonazi liguri, i carabinieri dei Ros coordinati dalla procura di Genova, si sono però imbattuti in qualcosa di ancora più consistente di un gruppo violento e ideologicamente strutturato.
DOPO ANNI DI INDAGINI, partite dalle attività di alcuni giovanissimi liguri transitati tra Casa Pound e Forza Nuova ma approdate al circuito dei gruppi skin estremisti di tutto il nord Italia, le misure scattate ieri mattina – sei arresti e perquisizioni a carico di altri sette indagati – riguardano infatti il reclutamento e l’organizzazione di gruppi di mercenari per il Donbass.
Tra gli indagati figurano ex appartenenti alle formazioni della galassia nera, esponenti di gruppi ultrà, un ex militare dell’Esercito ma anche alcuni simpatizzanti della Lega ma che «non erano organicamente inseriti in partiti o movimenti», come precisano gli inquirenti.
«L’indagine – ha spiegato durante una conferenza stampa il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi – nasce nel 2013 in ambienti cosiddetti skinhead da cui si evidenziavano contatti con persone in grado di coinvolgere e poi reclutare soggetti disposti arruolarsi nel territorio del Donbass in Ucraina nelle file delle milizie filorusse». I reati contestati agli indagati sono quelli di «reclutamento o arruolamento con corrispettivo di lucro in organizzazioni militari o paramilitari, che svolgono la loro attività all’estero, oltre al reato di attività militare vera e propria». Gli arresti sono stati effettuati a Milano e nelle province di Avellino e Parma.
TRA LE PERSONE ARRESTATE figurano Antonio Cataldo, che nell’estate del 2011 in Libia era stato fermato con due connazionali che lavoravano come contractors e Gabriele Carugati, ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale lombardo, figlio di Silvana Marin, a lungo segretaria della Lega a Cairate, in provincia di Varese.
È però tra i ricercati, alcuni dei quali secondo gli investigatori potrebbero trovarsi ancora nelle zone teatro del conflitto, in Ucraina, che compare il nome più noto. Si tratta di Andrea Palmeri, noto neofascista di Lucca, già tra i capi degli ultras della Lucchese e che fin dal 2014 si sarebbe stabilito a Luhansk, capitale dell’autoproclamata e omonima repubblica, per sfuggire alla giustizia italiana. Nella Novo Rossia Palmeri ha fondato una onlus che dichiara di raccogliere fondi a favore della popolazione impoverita dal conflitto. Accanto a lui, in quest’impresa, l’italo-russa Irina Osipova che lo scorso anno fu candidata alle comunali di Roma nella lista di Fratelli d’Italia e collabora con l’associazione filo-leghista Lombardia-Russia.
Quanto all’inchiesta, il Ros avrebbe accertato anche i legami tra alcuni degli indagati e la rete di Alexej Milchakov, l’estremista di San Pietroburgo già comandante dell’unità paramilitare neonazista «Rusich» operante nel Donbass.
LE AUTORITÀ DI KIEV parlano di circa una ventina di italiani, ma potrebbero essere di più, ancora impegnati a combattere fianco a fianco con i ribelli filo russi. Prendendo spunto da questa vicenda, i deputati del Pd Minniti e Paita hanno presentato un’interrogazione parlamentare urgente rivolta ai ministri dell’Interno e degli Esteri, per chiedere quali iniziative di controllo e monitoraggio «il governo intenda assumere per verificare i collegamenti esistenti, anche sul piano internazionale, tra estremismo di destra e nazionalisti russi».
* Fonte: Guido Caldiron, IL MANIFESTO
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