Riace chiama. Oggi in corteo l’Italia di Mimmo

by Francesco Cirillo * | 6 Ottobre 2018 10:05

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I migranti in testa insieme ai riacesi per lanciare un messaggio: la sinistra riparta dai territori

RIACE (RC). C’è fermento in paese. I migranti sono pronti a prendersi la testa del corteo per dimostrare la loro vicinanza al loro sindaco, Mimmo Lucano, mentre gli organizzatori della manifestazione fanno i conti con i preparativi elementari per ogni corteo ma che qui in un piccolo paese diventano giganteschi.

Parcheggi per i tanti pullman previsti in arrivo, per le auto, per la tanta gente che vorrà sfilare per dimostrare la vicinanza a un sindaco che tutti vorrebbero nei propri paesi.
Sono migliaia le persone che si attendono oggi.

E Riace è decisamente piccolo anche se una grande moltitudine di gente arriva nel mese di settembre per la festa di Cosimo e Damiano i santi rom venerati da tutta l’etnia rom d’Italia. È una grande festa che vede l’arrivo di ambulanti e fedeli. Fu lì, in occasione della prima festa nella veste di sindaco alla sua prima esperienza, che Domenico Lucano vietò il pagamento del suolo pubblico.

«Sono povera gente che viene qui per guadagnare qualche euro, non posso tassarli», disse all’epoca. Fu quello il suo primo scontro con carabinieri e vigili urbani che chiedevano invece di far pagare la tassa comunale e ordinare l’arrivo degli ambulanti. Cominciò a distinguersi cominciando proprio dalla vita quotidiana.

Poi arrivarono altri tributi diminuiti o dimezzati e anche le famose carte d’identità che nessuno pagava, non solo i riacesi. La Locride guarda silenziosa a questa sfida, una sfida a cui è poca abituata. I mafiosi prediligono il silenzio.

Negli anni scorsi un grande amico di Mimmo Lucano fu Mario Congiusta, deceduto nel mese di agosto. Fu l’unico che ebbe il coraggio di stare sotto il tribunale di Locri con il maggiolino giallo del figlio per chiedere l’avvio delle indagini verso una cosca mafiosa che agiva indisturbata a Siderno. Il tribunale aveva altro di cui occuparsi, evidentemente.

A Mario era stato ucciso il figlio dalla mafia, a Siderno. Lottò per 13 anni di seguito per ottenere giustizia, ma invano. Poche settimane prima della sua morte, disse: «Mi sento un cretino per aver creduto per 13 anni alla giustizia». Oggi sarebbe stato qui con tutti nel corteo, perché per 13 anni uno dei pochi sindaci schierati al suo fianco fu proprio Mimmo Lucano.

Ecco la giustizia che manca nella Locride e che si scopre tale con Mimmo Lucano inventando accuse incredibili che non hanno convinto neanche il Gip. Il sindaco Lucano, dopo l’interrogatorio di garanzia, è uscito più forte da questa storia, rivendicando davanti alla stampa che lo attendeva fuori dal tribunale il suo modo di essere e di fare, mettendo al primo posto le persone piuttosto che i soldi. «Ho rifiutato i soldi che volevano darmi per la fiction di Fiorello su Riace, ho rifiutato i soldi o li ho distribuiti fra i migranti, per i premi ricevuti all’estero».

È difficile oggi trovarsi davanti un sindaco senza soldi in tasca che spiega a tutti candidamente come vive, chiedendo in prestito anche parte della pensione del padre.

Per questo oggi a Riace ci sarà quella Calabria diversa, buona, pulita, sincera non solo quella politicizzata. Ma Mimmo non vuole diventare il Mujica della Calabria, nella sua mente non ci sono le elezioni. Il partito di Rifondazione Comunista della Calabria chiederà a Lucano di capeggiare alle prossime regionali la lista di sinistra. Ma lui non segue questa logica, i suoi riferimenti sono Zapata, Che Guevara e il sub comandante Marcos, uomini che hanno rifiutato il potere personale mettendo davanti a loro solo la giustizia sociale per il proprio popolo.

Nella piazzetta del Villaggio Globale da cui passerà il corteo c’è un nuovo murale fatto quest’estate dove è raffigurato Zapata a fianco di Mimmo, con una scritta: «Se non c’è giustizia per il popolo, lascia che non ci sia pace per il governo» . Ecco, questo è un concetto che a Mimmo piace.

Resta un segnale forte, di cui tutti a sinistra del Pd (ma anche nel Pd stesso se vi è rimasta gente non fedele ancora a Renzi o Minniti) dovranno tenere conto. E questo segnale parte proprio da Riace, forte e chiaro: quello di partire dai territori, dai piccoli paesi, dalle piccole realtà.

* Fonte: Francesco Cirillo, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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