Simpatie sovraniste: Mélenchon appoggia il governo italiano

by Anna Maria Merlo * | 26 Ottobre 2018 18:50

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Un terzo del francesi aderisce ai valori social-democratici, ma manca un punto di riferimento. 7 liste a sinistra per le europee (Fi, Génération.s, Pcf, Ps, Eelv, Lo, Npa). La settimana di fuoco di Mélenchon, tra perquisizioni e insulti a giornalisti, magistrati e «macronia»

PARIGI. Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, ha concluso una settimana di fuoco che lo ha visto scendere in guerra contro magistratura, stampa e «macronismo», e appoggiare il governo italiano contro i «nostri avversari», la Commissione Ue: «Evidentemente, prendo posizione a favore del governo italiano», in nome del «rispetto della volontà popolare». Senza entrare nel merito del budget italiano, rimandato al mittente dalla Commissione, e pure ammettendo che «si possono condannare le scelte politiche in Italia», Mélenchon insiste sulla sovranità: i governanti a Roma «hanno il diritto di decidere cosa è bene per il popolo italiano». Mentre sull’«identità nazionale francese», avverte che «è un’identità repubblicana che si confonde con le idee di sovranità popolare».

QUESTA PRESA DI POSIZIONE ha aggravato la divisione della sinistra in Francia. «Una rottura» per il segretario dei socialisti, Olivier Faure. «È la prima volta che la sinistra della sinistra va a sostegno di un budget difeso dall’estrema destra». «Se continua così, dove sono i disaccordi con Marine Le Pen?», si è chiesto l’ex segretario Ps, Jean-Christophe Cambadélis. Benoît Hamon, leader di Génération.s, è ormai più popolare di Mélenchon, dopo essere sceso in campo a difesa della «libertà di stampa», il “sorpasso” ha avuto luogo in seguito alla settimana di fuoco che ha visto il numero uno della France Insoumise dare in escandescenze per le perquisizioni di cui è stato vittima, strattonare un magistrato, trattare i giornalisti da «imbecilli» e «bugiardi». RadioFrance ieri ha sporto denuncia, in seguito agli insulti ricevuti dal giornalista che ha realizzato un’inchiesta sui conti della France Insoumise, sotto indagine sia per sospetti di sovrafatturazione durante la campagna delle presidenziali del 2017, sia per frode all’Europarlamento per il lavoro di alcuni assistenti parlamentari (in questo caso, su denuncia di una ex deputata Fn). Anche Mélenchon ha sporto denuncia, per «violazione del segreto istruttorio», contro Mediapart, perché ha pubblicato particolari sulla perquisizione al suo domicilio.

LE PERQUISIZIONI hanno avuto luogo martedì scorso, all’alba, in una quindicina di domicili e uffici di militanti della France Insoumise. L’irruzione degli agenti, giudicati troppo numerosi, ha fatto andare Mélenchon su tutte le furie: «Un’offensiva politica», ha detto in un video mandato su Facebook, messa in pratica attraverso magistrati al servizio del potere politico. Mélenchon si sente vittima, accusa governo e stampa (in realtà, per sospetti analoghi, tre eurodeputati del Fronte nazionale sono già imputati, il MoDem è sotto inchiesta, mentre controlli e perquisizioni sui conti della campagna elettorale sono stati realizzati anche per Macron, François Fillon è sempre sotto inchiesta, cominciata durante la campagna e che gli ha fatto perdere la presidenziale).

Mélenchon ha perso la calma anche perché i poliziotti hanno trovato a casa sua, alle 7 del mattino, Sophie Chikirou, la direttrice della comunicazione della campagna, principale sospettata per le sovrafatturazioni. Mediapart ha parlato di «relazione extra professionale di lunga data», Mélenchon ha invece affermato di aver l’abitudine di «ospitare i compagni» se si fa tardi la sera. Chirikou si è difesa accusando i giornalisti di essere «misogini».

IL RISULTATO di queste tensioni è la conferma che la sinistra andrà alle europee divisa e in conflitto. Un’inchiesta della fondazione Jean Jaurès rivela che un terzo dell’elettorato resta legato alle idee social-democratiche, pro-europee, di solidarietà, di apertura. Con la crisi di questi giorni, la France Insoumise si sta chiudendo sul suo nocciolo duro. Il Ps, che cerca un capolista (sta pensando a Ségolène Royal), ha perso l’ala sinistra, che si è avvicinata alla France Insoumise, non sembra più in grado di captare questo elettorato. Il Pcf corre da solo, alle europee c’è il proporzionale su base nazionale, è un invito a «contarsi». Génération.s di Hamon non è riuscito ad accordarsi con i Verdi, perché Eelv guarda con ottimismo ai risultati recenti in Baviera e in Belgio e si sente il vento in poppa. Poi ci saranno le liste Lutte ouvrière e Npa, in tutto 7 concorrenti a sinistra. E una parte di questo terzo di francesi aspetta ancora che Macron dica qualcosa di sinistra (alle presidenziali ha preso i voti di questo elettorato, in parte anche al primo turno).

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

By Rémi Noyon [CC BY-SA 2.0 ], via Wikimedia Commons

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