Verso la società di sorveglianza. «Reddito di cittadinanza», ma senza contante

Verso la società di sorveglianza. «Reddito di cittadinanza», ma senza contante

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 Sarà riservato solo ai poveri assoluti italiani, e agli stranieri residenti da 10 anni. E’ un modello ispirato al “Food Stamp Program” americano, razionalizza i dispositivi esistenti dalla Social Card di Berlusconi/Tremonti e sarà gestito con il sistema dei crediti sociali cinesi

Il cosiddetto «reddito di cittadinanza» sarà senza denaro contante, cashless. Sarà erogato attraverso un bancomat o una «App» con borsellino elettronico sui quali sarà accreditata la cifra risultato della differenza tra il tetto di 780 euro (il massimale del 60% del reddito mediano pro capite) e i limiti patrimoniali e reddituali stabiliti dall’Isee. La media a testa potrebbe essere almeno la metà della famosa cifra e sarà scalata in base agli acquisti effettuati in circuiti predefiniti dal governo, ad esclusione di quelli del gioco d’azzardo.

Il viceministro dell’economia Laura Castelli ha annunciato un nuovo coordinamento tra le banche dati di Inps, centri per l’impiego, comuni e centri di formazione, realizzato dall’ex numero due di Amazon, Diego Piacentini, oggi commissario straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale nominato da Renzi e oggi in uscita, il cui «team digitale» seguirà le indicazioni adottate dalla banca mondiale. La carta acquisti elettronica, o l’ applicazione digitale per smartphone, funzionerà come altri bonus esistenti: ad esempio quelli per i 18enni o quelli per gli insegnanti, entrambi inaugurati da Renzi in sostituzione di misure più cospicue come un reddito minimo o un aumento degli stipendi più bassi d’Europa.

*** Il “reddito di cittadinanza” è la cura Daniel Blake

Sono le coordinate che seguirà il governo digitale di almeno 3,6 milioni italiani «poveri», ma attivi e in età di lavoro. Almeno 1,6 milioni di stranieri residenti, anch’essi contabilizzati tra i «poveri assoluti», saranno esclusi da questa misura. Dovrebbe essere ammessi solo i residenti da 10 anni in Italia. Saranno inoltre tracciati e controllati 1,6 milioni di pensionati destinatari di un’altra misura – la cosiddetta «pensione di cittadinanza» destinata a chi ha un assegno inferiore ai 500 euro e dovrebbe ricevere, in media, 300 euro. Diversamente dal capitalismo delle piattaforme digitali – Facebook o Google – che tracciano i dati per rivenderli a terzi e incassare un profitto – nello schema di governo prospettato dal governo Cinque Stelle-Lega la sorveglianza sarà finalizzata al controllo morale del «povero» il quale dovrà rispettare i seguenti requisiti: lavorare otto ore gratis per lo Stato, accettare una proposta su tre di lavoro dai centri per l’impiego, partecipare a corsi di formazione o reinserimento professionale per dimostrare la propria «disponibilità» ad «attivarsi» per un periodo che potrebbe arrivare anche fino ai tre anni.

Si prefigura un percorso premio-punitivo: se il «cittadino» rispetterà le ingiunzioni, potrà eseguire gli acquisti con la sua carta di credito; se non lo farà riceverà un punteggio negativo. Nella «manovra del popolo» la cittadinanza è intesa come una patente a punti. Il cittadino sarà valutato in base a una scala di reputazione, o ranking, sincronizzato con l’importo accreditato in maniera digitale. Si tratta di un sistema di accreditamento sociale che verificherà, in tempo reale, la «moralità» dei poveri, la loro condizione lavorativa e sociale, la volontà di rispondere ai comandi del governo con il quale ha stretto un «patto» di buona condotta.

Questo sistema di sorveglianza ricorda il «sistema di credito sociale» attualmente sperimentato in Cina. Il dispositivo ha avuto una gestazione relativamente lunga in Italia.

Il «reddito di cittadinanza» farlocco dei Cinque Stelle, per come è dato conoscerlo al momento, rappresenta una razionalizzazione di un dispositivo che risale alla «Social Card», la Carta acquisti finanziata da Tremonti e Berlusconi, 40 euro in media agli over 65 anni per le spese alimentari, sanitarie, il pagamento delle bollette luce e gas. Anche il governo Monti lanciò la sua «nuova social card», 50 milioni investiti nella riedizione della carta annonaria che dava diritto all’acquisto di beni di prima necessità e all’accesso ai servizi sociali. Nel 2012 gli enti locali entrarono a far parte di questo governo. Nel 2013 il governo Letta definì il «Sostegno all’inclusione attiva» («Sia») che fu affiancata alla carta acquisti ordinaria. La sperimentazioni ha interessato dodici città con più di 250 mila abitanti. Nel 2016 è stata estesa in tutto il paese. Oggi è confluita, non senza confusioni, nel «reddito di inclusione» («ReI»). Il «ReI» è stato presentato dal Pd come un «reddito universale». Si trattava in realtà di un sussidio di ultima istanza con requisiti talmente restrittivi da avere costretto, a partire dal 2018, a modificare i criteri di accesso. Oggi il «ReI» (2,5 miliardi) raggiunge 841mila persone, il «Sia» poco meno di 200 mila, i valori più alti sono in Sicilia, Campania e Calabria. Su questa platea di oltre 1 milione di persone si innesterà il nuovo sussidio che rafforzerà il vincolo dell’obbligo al lavoro gratuito (8 ore a settimana), attraverso la ristrutturazione dei centri per l’impiego.

La logica di questo modello discende dal Food Stamp Program, un programma di aiuto federale negli Stati Uniti di assistenza ai poveri per l’acquisto di alimenti. Alla fine degli anni Novanta è stato integrato in un sistema di carte di «debito», definito «Electronic Benefit Transfer», fornito da appaltatori privati. Dal settembre 2012, 47,7 milioni di americani – 15% della popolazione – ricevono in media 134,29 dollari al mese in assistenza alimentare. Questa genealogia non rientra nel «reddito minimo» o nelle altre forme di reddito universale e incondizionato alle quali fa riferimento, solo nominalmente, il «reddito di cittadinanza» in salsa pentaleghista. Lo strumento non implica una liberazione dalla povertà, ma struttura il governo degli esclusi. È una delle tecniche adottate nel capitalismo «compassionevole», sia in versione neoliberale che populista, finalizzata anche alla creazione di un mercato parallelo dei working poors.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO



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