Approvato il testo della Brexit, ma le opzioni sono ancora aperte

by Anna Maria Merlo * | 27 Novembre 2018 9:43

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Il testo deve passare l’esame dei Comuni (entro Natale), il voto dell’Europarlamento sarà a gennaio-febbraio. La tristezza condivisa dell’addio. L’unità della Ue e l’incertezza sul futuro

Il termine più usato, domenica, al veloce vertice Ue a Bruxelles che ha approvato l’accordo di divorzio tra i 27 e la Gran Bretagna (un testo di 585 pagine più una Dichiarazione politica e qualche allegato, su Gibilterra e la pesca) è stato «tristezza» per la «domenica nera». Sono le parole espresse dai difensori britannici dell’Europa, che esistono e che potrebbero oggi essere maggioranza, a differenza del 23 giugno 2016, al referendum che ha dato la vittoria al Brexit.

Un «momento di profonda tristezza», per il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, una «tragedia». «Tristezza» anche per la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha parlato di «giorno storico», è «tragico vedere la Gran Bretagna lasciare la Ue». Anche Theresa May ha ammesso che molti sono «tristi», non solo a Bruxelles ma anche in Gran Bretagna.

Il presidente francese Emmanuel Macron è stato più combattivo: bisogna «trarre le lezioni dal Brexit», che ha «mostrato che la Ue è fragile, che bisogna difenderla» e che bisogna che venga «compresa meglio dalle popolazioni».

IL TESTO è stato approvato, ma tutto può ancora succedere. A gennaio o febbraio, ci sarà il voto dell’Europarlamento. Ma prima di Natale, l’accordo deve passare al vaglio dei Comuni a Londra. E qui il risultato è aperto, Theresa May non è per nulla certa di ottenere la maggioranza su un testo che secondo lei permette alla Gran Bretagna di «riprendere il controllo delle nostre frontiere, delle nostre leggi, dei nostri soldi».

Tories hanno 315 deputati su 650, ma una novantina, assieme ai 10 del Dup nord-irlandese dovrebbero bocciare il testo. Nel Labour potrebbe vincere il desiderio di far cadere il governo e quindi di non appoggiare l’accordo che evita un temuto hard Brexit e il via libera al progetto degli ultra-liberisti del Brexit, che puntano al dumping sociale, oltre che fiscale e ambientale per rilanciare l’economia britannica.

«Resteremo alleati, partner, amici», ha rassicurato il negoziatore Ue, Michel Barnier, a cui ha fatto eco Theresa May: «La Gran Bretagna lascia l’Ue, non l’Europa».

NEL NEGOZIATO la Ue è rimasta unita e ha difeso i propri interessi: è stata preservata l’integrità del mercato unico, i diritti dei cittadini espatriati sono garantiti, Londra ha preso un impegno finanziario preciso (pagherà 45 miliardi per i programmi in corso, poi dovrà contribuire, forse fino al 2060, per i funzionari britannici nelle istituzioni), non ci sarà una frontiera tra le due Irlande. Questo è valido per il periodo di transizione, previsto fino al 31 dicembre 2020, ma che potrebbe prolungarsi fino al 2022 o anche oltre, se nel frattempo non ci sarà un accordo preciso sulla «relazione futura». Per l’Ue, questa relazione futura dovrà comprendere un accordo di libero scambio «ambizioso», corredato da intese su cooperazioni bilaterali. In Gran Bretagna, contro l’ala degli hard brexiters che vogliono un taglio netto per poter concludere accordi doganali liberi con paesi terzi, esiste un fronte, rappresentato al governo dal ministro delle Finanze, Philips Hammond, che caldeggia il modello dell’accordo esistente tra Ue e Norvegia (in questo caso, c’è l’accesso al mercato unico, Oslo finanzia però non ha voce in capitolo sulle decisioni ed è garantita la libera circolazione dei lavoratori).

È POSSIBILE un secondo referendum? Sarà molto difficile, anche se alcuni lo sperano in Gran Bretagna e anche al Parlamento europeo. La campagna Our future our choise ha puntato il dito contro «il tradimento dei giovani» rappresentato dal Brexit e spera di poter ribaltare il risultato nel futuro, in nome degli interessi reali delle giovani generazioni.

* Fonte: IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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