Arriva la carovana dei migranti. Trump blinda la frontiere e schiera i soldati

Arriva la carovana dei migranti. Trump blinda la frontiere e schiera i soldati

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Il sogno americano è lì, a un passo, davanti a loro. Eppure ancora tremendamente lontano. A un mese dalla partenza della prima carovana da San Pedro Sula, i primi 400 migranti sono arrivati martedì a Tijuana, al confine con gli Usa, dove aspetteranno gli oltre 5000 che arriveranno nei prossimi giorni, per poi cercare di entrare tutti insieme negli Usa dal posto di frontiera che collega la città a San Diego, in California. In più di 25 sono persino saliti in cima alla barriera di metallo che separa i due Paesi, gridando verso gli agenti schierati dall’altra parte, sotto gli occhi della polizia municipale messicana.

PER ARRIVARE FIN QUI hanno affrontato la fatica, il caldo asfissiante, il freddo via via più intenso, la fame, le infezioni gastrointestinali, le malattie respiratorie, oltre a pericoli di ogni tipo. E, prima ancora, hanno sofferto la miseria e la violenza nei rispettivi paesi, di cui è in gran parte responsabile proprio la potenza alle cui porte stanno disperatamente bussando. A separarli dal loro sogno, si trovano centinaia e centinaia di soldati dispiegati lungo la frontiera: al momento 4800 (1100 in California, altrettanti in Arizona e 2600 in Texas), ma ne arriveranno, si dice, almeno altri 7000. E per sbarrare loro il passo il presidente Trump ha firmato l’ordine esecutivo che sospende per 90 giorni il diritto d’asilo per chiunque faccia ingresso illegalmente negli Stati Uniti attraverso il confine sud, con l’unica eccezione dei minori non accompagnati. Cosicché, fino al prossimo 9 febbraio, l’unica via a loro disposizione sarà quella di presentarsi a uno dei 48 varchi legali per l’entrata nel paese, già ingolfati.

DI UNA TRAGICA FARSA ha parlato non a caso il linguista, filosofo e politologo Noam Chomsky: «madri, bambini, poveri, miserabili – ha dichiarato a Democracy Now -, fuggono dal terrore e dalla repressione di cui siamo noi i responsabili e per tutta risposta mandiamo loro contro migliaia di soldati». Cercando con ciò di far credere al paese che «siamo alle soglie di un’invasione», con tanto di terroristi del Medio Oriente mescolati a centroamericani ugualmente violenti.

LA «PERICOLOSA MINACCIA», costituita tra l’altro da 1726 bambini e da 24 donne incinte, si trova, nel frattempo, a meno di metà strada, a circa 2000 chilometri di distanza, avendo i migranti scelto il percorso più lungo – più del doppio rispetto a quello per McAllen, in Texas – ma meno insicuro.

Dopo averne percorsi già più di 2000 in 30 giorni di estenuante cammino – per lo più a piedi e in alcuni tratti in autostop -, la prima carovana è infatti ripartita da Guadalajara in direzione di Sinaloa, potendo contare su decine di pullman messi a disposizione dalle autorità locali. Dietro, segue un numero ormai imprecisato di altre carovane, frammentate in gruppi più piccoli e quindi più esposti a violenze e pericoli. Come pare sia successo il 3 novembre scorso a Veracruz, dove, stando alla testimonianza di due persone che sarebbero riuscite a scappare, un gruppo di 100 migranti, tra cui 65 bambini e 7 donne, sarebbero stati sequestrati e venduti a un gruppo del crimine organizzato. Un caso su cui è stata aperta un’indagine da parte della Procura generale di Puebla.

E mentre le diverse carovane proseguono il loro estenuante viaggio verso nord, sono circa 1200 i migranti honduregni che hanno deciso di chiedere asilo in Messico, mossi dalla speranza che, con l’avvento alla presidenza, il primo dicembre prossimo, di Andrés Manuel López Obrador, le cose possano andare meglio anche per loro.

* Fonte: Claudia Fanti, IL MANIFESTO



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