Il ministro Toninelli incontra i francesi ma rallenta la Tav

Il ministro Toninelli incontra i francesi ma rallenta la Tav

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TORINO.Consapevole che il tunnel della Torino-Lione sarà il punto dove avrà luogo lo scontro tra Lega e M5S, il ministro Toninelli e il suo partito tentano di rimandare a un tempo indefinito il momento della decisione. Nella speranza che, con un po’ di fortuna, il dossier Tav possa essere parcheggiato per l’intera legislatura, concedendo qualcosa ai cantieri minori ma senza dare il via libera alla mega galleria da 57 km.

Ieri il ministro italiano ha incontrato la sua omologa Elisabeth Borne, e al termine della riunione ha dichiarato: «Condivideremo con la Francia l’analisi costi-benefici che stiamo svolgendo, per sottoporla successivamente all’ulteriore e definitiva validazione da parte di studiosi internazionali». Toninelli rimanda insomma a una ulteriore valutazione. Si prospetta quindi, come era prevedibile, un risultato «interpretabile», che non farà calare come una scure un «no» definitivo all’opera. Qualche settimana fa lo stesso responsabile della valutazione costi-benefici della Torino-Lione, il professor Marco Ponti, rimandava ogni risultato a una decisione politica. Ma il governo trema di fronte a questa prospettiva, e così si inventano nuovi escamotage in attesa che qualcuno si prenda la responsabilità della decisione definitiva.

La ministra francese dei trasporti, Elisabeth Borne ha preso atto del lungo processo di valutazione italiano: «E’ stata ribadita la volontà del governo italiano di condurre studi economici su questo progetto. Anche in Francia abbiamo avuto una riflessione sul nostro programma di infrastrutture, anche se abbiamo ribadito la volontà di rispettare i trattati internazionali. Credo che sia così anche per l’Italia, abbiamo potuto confermarlo. Dunque – ha concluso – evidentemente lasceremo che l’Italia conduca le sue valutazioni, tenendo ben presente la necessità di non perdere i finanziamenti europei».

Elisabeth Borne calibra quindi parole poco rassicuranti per chi vuole fermare l’opera, laddove sottolinea la necessità di non perdere i fondi europei, nonché la volontà di rispettare i trattati internazionali. Una posizione nettamente diversa rispetto a quella di fine settembre, quando sulla tratta internazionale dichiarò che la Francia di sarebbe conformata alla decisioni italiane. Uno scostamento su cui influisce la consapevolezza che il Tav è un terreno minato e letale per gli avversari politici del presidente Macron.

Per il solo progetto del tunnel di base da 57,1 km della Torino-Lione, Francia e Italia potrebbero richiedere alla Ue un cofinanziamento tra 4 e 5,2 miliardi di euro, il 40% del costo del progetto stimabile tra dieci e tredici miliardi.

In attesa della valutazione post valutazione fatta da «studiosi internazionali» (non è prevista una data per tale evento), i due ministri hanno congelato i bandi Telt, la società di diritto privato che dovrebbe progettare e costruire la Torino- Lione. Ma non è solo il ministro delle infrastrutture italiano che tenta di uscire dal tunnel.

Dopo la massiccia manifestazione di sabato mattina, le sette organizzatrici di «Sì, Torino va avanti», hanno rifiutato l’invito fatto dalla sindaca Chiara Appendino a un incontro chiarificatore, preferendo domandare udienza al presidente della repubblica. Richiesta per altro avanzata già diverse volte dal mondo Notav e mai accettata: la prima volta fu nel novembre del 2005, a Carlo Azeglio Ciampi, dopo un violento sgombero da parte delle forze dell’ordine di pochi presidianti pacifici.

Le sette promotrici della manifestazione Sì Tav hanno rifiutato l’incontro senza dare spiegazioni, probabilmente consapevoli che in un confronto sul merito del tunnel di base sarebbero a corto di argomenti tecnici: il loro diniego ha indispettito la sindaca di Torino, che in una nota ha sottolineato come «coloro che si battono contro i ’No’ esordiscono con un no al confronto».

Nonostante ciò, il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio ha rilanciato il confronto, invitando le sette donne Sì Tav a un appuntamento con lui e con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Al momento non è giunta alcuna risposta.

* Fonte: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO



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