Rapporto Svimez: servono 15 miliardi per garantire il «reddito» a 1,8 milioni di famiglie

Rapporto Svimez: servono 15 miliardi per garantire il «reddito» a 1,8 milioni di famiglie

Loading

«Dalla manovra andranno più benefici al Sud, ma si allarga la frattura con il Nord»

Rispetto agli obiettivi indicati dal governo sul sussidio di povertà detto impropriamente «reddito di cittadinanza», le stime sono sbagliate. Secondo il rapporto 2018 della Svimez la misura, si legge nel rapporto, «consentirebbe di ampliare significativamente la platea dei destinatari rispetto all’attuale reddito di inclusione ma non di assicurare il raggiungimento della soglia dei 780 euro indicata dal governo, in quanto, secondo i calcoli, il raggiungimento di tale soglia richiederebbe uno stanziamento di circa 15 miliardi».

Con le risorse attuali, 8 miliardi, al netto di 1 miliardo destinato alla riqualificazione dei centri per l’impiego, prendendo a riferimento le famiglie con Isee inferiore a 6000 euro e pur tenendo conto che circa il 50% potrebbe avere una casa di proprietà, «è possibile erogare un sussidio compreso tra i 255 euro per una famiglia mono-componente e i 712 per una con 5 o più componenti, a circa 1,8 milioni di famiglie. Ciò avvantaggerà il Mezzogiorno che assorbirà circa il 63% del reddito di cittadinanza». Va detto che, in mancanza di un testo definitivo che sarà presentato solo dopo Natale, qualcuno tra i Cinque Stelle e i loro consulenti, ha sostenuto che la soglia dell’Isee potrebbe essere più alta: a 9 mila euro. Secondo le stime della Svimez, i fondi potrebbero essere ulteriormente ridotti. I beneficiari si concentreranno, prevalentemente ma non esclusivamente, al Sud. Considerata la mancanza di lavoro, questo «reddito» si trasformerebbe in una misura «assistenzialistica», esclusivamente monetaria. E i dispositivi di workfare prospettati dal governo non funzionerebbero.

Svimez sostiene anche di avere stimato «gli effetti della manovra sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno sulla base della ripartizione territoriale degli interventi previsti, sia in termini di minori entrate che di maggiori spese» e così «nel biennio 2019-20 il Sud beneficerà di circa il 40% delle minori entrate e di oltre il 40% delle maggiori spese». «Le misure espansive andrebbero a vantaggio del Mezzogiorno». Visto il rallentamento dell’economia, il Pil del Mezzogiorno nel 2018 dovrebbe attestarsi allo 0,8% mentre quello del Centro-Nord all’1,3%, riaprendo così «la forbice» tra le due aree del Paese. Il rapporto denuncia infine il «forte ritardo» accumulato nell’avvio della programmazione dei Fondi strutturali europei per il ciclo 2014-2020.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO

 



Related Articles

Thyssen pronta a smobilitare da Terni

Loading

 Un piano dei tedeschi per scorporare e vendere gli acciai speciali.    A livello mondiale saranno cedute aziende con 10 miliardi di fatturato e 35 mila addetti 

Sciopero, i sindacati dal premier la Cgil apre: ma vogliamo equità 

Loading

Modifiche su pensioni e Ici, il governo cerca 5 miliardi Vertice tra Giarda e i rappresentanti di Pd, Pdl e Terzo polo sugli emendamenti L’Idv resta fuori I cambiamenti saranno firmati dai relatori Fini: “Verosimile la fiducia”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment