«Schiavi mai» hanno urlato i braccianti, i lavoratori della logistica, i lavoratori migranti nella manifestazione di 5 mila persone che ieri ha percorso il tragitto da piazza della Repubblica al Campidoglio a Roma. Organizzata dall’Unione sindacale di base (Usb), da «Potere al popolo» e da numerose associazioni antirazziste e centri sociali al corteo che ha sfidato il gelo della Capitale hanno aderito anche delegazioni della Coalizione Internazionale Sans-Papiers Migranti e Rifugiati da Francia, Belgio e Spagna. Il corteo romano si è svolto in contemporanea a quelli in altre città: Cagliari e Torino.
INSIEME HANNO INDOSSATO il gilet giallo, il simbolo della rivolta francese contro le politiche sociali ed economiche del presidente Macron, lo stesso che negli ultimi giorni è stato indossato dai ferrovieri tedeschi, aderenti al sindacato Evg, che protestano contro le condizioni salariali annunciate dalla Deutsche Bahn. A Roma questo simbolo ha voluto evidenziare, anche visivamente, la condizione di invisibilità degli sfruttati. La protesta è contro il «Dl sicurezza» targato Salvini perché contiene «norme antisociali che continuano a produrre povertà, disoccupazione, guerra tra persone già impoverite e senza casa: studenti, lavoratori, braccianti, colf, badanti, rifugiati, facchini, richiedenti asilo, lavoratori del terzo settore, uomini e donne solidali». «Siamo convinti – sostengono ancora gli organizzatori – che il problema delle disuguaglianze sociali che stiamo vivendo sulla nostra pelle non si possa risolvere seminando odio o facendo guerra ai “diversi”».
L’UNICO MODO che hanno gli sfruttati per contrastare le politiche securitarie, che colpiscono il dissenso e coloro che, a causa della marginalità socio-economica, sono costretti ad occupare una casa in mancanza di alternative, è quella di unire le lotte, anche in maniera intersezionale. «Oggi più che mai dobbiamo unirci, insieme a chi ha deciso di non restare indifferente voltando la faccia altrove, contro qualsiasi forma di razzismo, sessismo e discriminazione».
A ROMA È STATA RIVENDICATA la necessità di una regolarizzazione con rilascio di un permesso di soggiorno; la rottura del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno; l’accesso al reddito e alla casa a prescindere dalla provenienza geografica; la cancellazione dell’articolo 5 della «legge Lupi». Netto il rifiuto alla guerra contro le Ong, a chi pratica la solidarietà verso i migranti. Opposizione anche agli accordi di espulsione, definiti «di deportazione». Si sostiene invece la possibilità di una «accoglienza dignitosa», il diritto al reddito minimo, la stabilizzazione dei lavoratori e la reinternalizzazione dei servizi. Le spese per i servizi sociali vanno tenute fuori dal patto di stabilità.
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Torino: corteo contro il decreto Salvini
«Contro un mondo di sorveglianza e paura. Lotta dura», era scritto su uno striscione apparso ieri nel corteo di anarchici che ha attraversato Torino.
Circa duecento persone, scortate da quasi altrettanti uomini delle forze dell’ordine, hanno sfilato da piazza Solferino al grido di «Salvini boia» e «Salvini fascista sei il primo della lista» contro il decreto immigrazione e sicurezza del governo giallo-verde, «contro l’inasprimento delle condizioni di vita dei poveri e degli sfruttati italiani e stranieri; contro l’attacco sferrato nei confronti di chi si ribella e dei suoi strumenti di lotta, come l’occupazione e il blocco stradale».
Un corteo tutto sommato pacifico che ha finito solo per lanciare qualche uova o petardo, e imbrattare i muri di qualche banca e negozio.
«Servono subito due hotspot». Il commissario Avramopoulos: ora una polizia di frontiera europea Alfano contrattacca: procedura di infrazione irragionevole, bisogna attivare rimpatri e ricollocamenti
C’è molto da fare per ricostruire le condizioni di un confronto meno barbarico e prima ci mettiamo mano, dando a questo obiettivo la priorità che merita nell’agenda politica, meglio sarà
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