Escalation. L’Ucraina chiude il confine ai russi. Ma solo ai maschi

by Yurii Colombo * | 1 Dicembre 2018 10:35

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La crisi. Kiev: «impedire l’ingresso di terroristi». Ma il primo fermato è un cantante del Bolscioj

A Buenos Aires all’apertura del G20 tutti gli occhi erano puntati su Putin e Trump. Quest’ultimo, dopo il rifiuto di incontrare il suo omologo russo (tra l’ultima conferma dell’incontro e il tweet del rifiuto sarebbero passati solo 48 minuti, secondo chi ha calcolato il tutto) arrivando al vertice ha scambiato solo due battute con Putin «ma di nessuna importanza» ha precisato il portavoce di Putin Peskov, preso d’assalto dai giornalisti.

DI UCRAINA SE NE RIPARLERÀ sicuramente domani nella colazione prevista tra il presidente russo e Merkel. Putin si è rivolto al presidente Usa solo indirettamente in un discorso in plenaria, appellandosi alla fine della politica delle sanzioni: «Ogni restrizione motivata politicamente che entra nella sfera economica ostacola lo sviluppo dell’economia: ci frenano ma finiscono per frenare tutti i paesi, compresi quelli che impongono tali sanzioni», ha sostenuto Putin. Il leader russo ha sottolineato che le sanzioni non possono bloccare lo sviluppo tecnologico o economico. «Abbiamo ormai circa il 25% del nostro giro d’affari nei paesi asiatici e nel 2017 la crescita dell’interscambio con l’Asia è stata del 27%» ha ricordato Putin.

Di tutt’altro avviso il presidente ucraino che da Kiev è stato prodigo di consigli per i «suoi» alleati. Ha chiesto a Merkel di interrompere la costruzione di South Stream 2, agli Usa e alla Ue di introdurre nuove sanzioni «per imporre a Putin il ritorno nel mondo civilizzato». Alla fine un contentino gli è arrivato: i ministri degli esteri dei G7 riuniti in Canada hanno chiesto infatti «l’immediato rilascio dei membri delle navi ucraine sequestrate nel mar Nero». I 24 militari ucraini sono stati per il momento trasferiti nel carcere di Lefortovo di Mosca, al fine di evitare ogni eventuale tentativo di loro liberazione. E nei corridoi della Duma, tra i deputati russi, si scommette che «non sarà una partita breve». A questo punto Putin vorrebbe vedere se Trump imporrà nuove sanzioni o stia solo bluffando.

CHI STA ALZANDO LA POSTA in gioco al massimo, in questa pericolosa mano di poker, è sicuramente Kiev. Le agenzie stampa mainstream selezionano in questi giorni con accuratezza le informazioni sulla crisi russo-ucraina per l’opinione pubblica occidentale. Nessuna notizia è circolata del fatto, per esempio, che ieri mattina l’esercito ucraino ha tenuto un’altra esercitazione militare, dopo quella di sabato scorso, sul mar d’Azov. Secondo quanto riferisce lo stesso ufficio stampa delle forze armate ucraine le esercitazioni sarebbero state necessarie «per migliorare l’abilità di controllo del fuoco durante le operazioni nemiche a quote basse ed estremamente basse». Il servizio stampa ha anche aggiunto che «le esercitazioni hanno incluso lanci di combattimento e l’attacco a bersagli aerodinamici manovrati in quota».

CIÒ CHE LA STAMPA internazionale non ha potuto evitare di riportare è stata la decisione senza precedenti del governo ucraino, di vietare a partire già da ieri l’ingresso nel proprio paese di cittadini maschi di età tra i 16 e i 60 anni stranieri e «in particolare russi».

Secondo Poroshenko tale misura è stata resa necessaria «per impedire l’ingresso in Ucraina di contractor e terroristi». A farne le spese per primo è stato Andrey Merkurev, cantante solista del teatro Bolscioj di Mosca arrivato giunto in Ucraina per alcuni concerti e rispedito a Mosca con il primo volo. Marya Zacharova, portavoce del ministero degli esteri russo, ha definito questa decisione della leadership ucraina «sconsiderata» ma ha garantito che la Federazione non prenderà misure analoghe nei confronti dei cittadini ucraini «perché ciò verrebbe considerata una nostra ingerenza e perché porterebbe al collasso umanitario». Zacharova fa riferimento al fatto che mentre ormai i residenti russi in Ucraina solo 30.000, in Russia vivono e lavorano 3 milioni di migranti ucraini, che vedrebbero recisi i contatti con i propri familiari o sarebbero costretti a tornare in patria.

L’UCRAINA, intenta a cercare un qualsiasi casus belli, intanto apre un nuovo fronte di scontro con la Russia usando la carta dello scisma all’interno della chiesa ortodossa dopo che Costantinopoli ha riconosciuto la legittimità all’«autocefalia» al patriarcato di Kiev. Ieri agenti dei servizi ucraini hanno compiuto una lunga perquisizione nella casa del metropolita Pavel della chiesa di Kiev-Pechersk Lavra, fedele alla corrente moscovita, sequestrando documenti e libri.

* Fonte: Yurii Colombo, IL MANIFESTO[1]

photo: An authorized Youtube stream of the STRC Ukrainian television and radio broadcasting «UTR – TV channel» [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], via Wikimedia Commons

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