Il debutto di Maurizio Landini segretario: «Il vero cambiamento siamo noi»

Il debutto di Maurizio Landini segretario: «Il vero cambiamento siamo noi»

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Bari. «Noi siamo il vero cambiamento, non il governo del finto cambiamento». Nel suo primo giorno da segretario generale Cgil Maurizio Landini, maglione rosso, arringa nuovamente la platea dei delegati. «E’ la nostra carta dei Diritti, la piattaforma con Cgil, Cisl e Uil che cambierebbe il paese rimettendo al centro il lavoro, non la manovra recessiva».

NELLA QUARTA E ULTIMA giornata del congresso di Bari dedicata all’addio a Susanna Camusso, chi ne ha preso il testimone spiega le sue prime iniziative assai simboliche. «Appena eletto sono andato a un’assemblea dell’Anpi di Bari per dire che la resistenza contro il fascismo non è finita e dobbiamo continuare perché è un valore fondamentale al quale non possiamo rinunciare, poi ho raccolto l’indicazione di Serena Sorrentino (segretaria dei lavoratori pubblici della Fp) e insieme andiamo al Cara di Bari (visita fatta nel pomeriggio sotto una pioggia battente, ndr), quelli che il governo vorrebbe chiudere, perché sia chiaro che questa Cgil ha nel suo insieme un’altra idea di società».

L’ATTACCO POLITICO ha un destinatario preciso: «Visto che Salvini è stato eletto in Calabria, a me è capitato di visitare la baraccopoli di San Ferdinando. Vivono in condizioni disumane, a livello dello schiavismo. Come si fa ad alzarsi la mattina e mettere la nutella sulle fette biscottate, dire due cavolate, fare un tweet e non porsi il problema che c’è un sistema fondato sullo sfruttamento?» Ma anche Di Maio non viene risparmiato: «Abbiamo due vicepremier che parlano di lavoro senza aver mai lavorato o essere stati poveri», dice rispondendo a una domanda di Dario Vergassola, venuto con Neri Marcorè alla Fiera del levante.

Nel suo discorso Landini lancia due nuove idee per la Cgil. La prima è «il sindacato di strada: andare tra i lavoratori nei cantieri, nelle campagne, come rinnovata pratica sindacale per tutta la Cgil». La seconda è ripartire da «proletari di tutto il mondo, unitevi»: lo slogan del manifesto di Marx «è più attuale che mai»: «non è del secolo scorso ma deve essere la bussola per il sindacato di oggi».

LA GIORNATA COMINCIA con la grande festa per Susanna Camusso. Dopo le tensioni per la possibilità che la segretaria uscente rimanesse nella nuova segreteria, da Landini arriva una doppia delega: «Ti chiedo, ti propongo, due deleghe molto precise: continuare la battaglia che a nome della Cgil hai fatto e che ti ha portato vicina al sindacato mondiale, dobbiamo continuare per vincerla. Susanna, ti chiediamo di andare a rappresentare la Cgil: un’ambasciatrice sindacale che gira per il mondo. Lanciamo l’expo internazionale del lavoro in modo che il mondo guardi lo stato in cui versa il lavoro», propone Landini. La seconda delega è quella legata «al genere e alla cultura del genere».

CAMUSSO PRIMA aveva salutato sulle note di «Bella ciao»: «Vi voglio bene davvero, al lavoro e alla lotta. La nostra organizzazione può essere un sogno di appartenenza, la Carta dei diritti universali ha dato passione ai lavoratori. Caro Maurizio, abbiamo ricostruito un senso comune. Siamo parte di una straordinaria comunità, la Cgil», ha concluso fra applausi e qualche lacrima.

L’elezione di Landini provoca reazioni inaspettate nei 5S. Il governo non era a Bari ma il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi augura «buon lavoro al nuovo segretario Cgil nella speranza che riesca a far tornare il sindacato alla sua missione originaria, quella della difesa dei lavoratori. Da parte nostra, massima disponibilità a un confronto, purché intellettualmente onesto».

* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO



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