Spionaggio digitale in Germania contro tutti i politici tranne quelli di Afd

Spionaggio digitale in Germania contro tutti i politici tranne quelli di Afd

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Ennesimo flop dell’intelligence: se n’è accorta qualche minuto prima della radio pubblica di Berlino

BERLINO. Dai numeri nella rubrica del cellulare alle password delle mail, dal registro delle chat private agli estremi dei documenti d’identità, fino alle cifre di estratto conto e carta di credito. Migliaia di dati sensibili ultra-riservati rubati a centinaia di politici di tutti i partiti ad eccezione di Alternative für Deutschland, a partire dalle più alte cariche dello Stato: la cancelliera Angela Merkel e il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier.

Tutto diffuso in rete lo scorso dicembre da account Twitter di Amburgo con 17.000 follower, di cui si è accorta giovedì scorso la radio pubblica Rbb di Berlino. Inciampando nel più grande affaire di spionaggio digitale dai tempi della Guerra fredda.

Una fuga di notizie dieci volte peggiore dello «scandalo Nsa» che travolse il Paese nel 2013. «Un autentico attacco alla democrazia e alle istituzioni» come conferma, senza mezzi termini, la ministra della Giustizia Katarina Barley.

Mentre i dirigenti del Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), il servizio di controspionaggio, da due giorni setacciano gli Ip cercando di ricostruire l’origine del mega-furto informatico. Mettendo sul tavolo tutte le ipotesi a cominciare da Russia, Cina e la galassia dell’estrema destra di cui però, per il momento, non spuntano prove di coinvolgimento.

Tra i leak spicca l’impressionante mole di dati rubata al capogruppo dei Verdi Robert Habeck, spiato fin nelle più intime conversazioni familiari, come la stretta osservazione dell’attore Til Schweiger e del comico Jan Böhmermann in passato accusato di lesa maestà nei confronti di Erdogan.

Tra i bersagli del cyber-attacco si staglia inoltre Jürgen Resch, responsabile della Protezione ambientale, insieme a decine di esponenti di primissimo piano delle istituzioni: dai ministri Peter Altmeir e Andreas Scheuer della Cdu al capogruppo Csu Alexander Dobdrindt; dal vicepresidente dei Verdi Konstantin von Notz, al borgomastro Spd di Amburgo Peter Tschentscher; oltre a Malu Dreyer, governatrice della Renania Palatinato (Spd), Reiner Haseloff, premier della Sassonia Anhalt (Cdu), e i primi ministri di Schleswig-Holstein, Daniel Günther (Cdu) e Bassa Sassonia, Stephan Weil (Spd). Senza contare il socialdemocratico Ralf Stegner e la capogruppo dei Verdi in Baviera, Katharina Schulze.

Nelle sedi centrali del BfV e dell’Ufficio federale per la sicurezza informatica (Bsi) assicurano tuttavia che la «rete confidenziale dello stato non è stata intaccata dagli hacker» mentre la ministra della difesa, Ursula von der Leyen, garantisce sull’assoluta tenuta del network militare.

«Almeno per quanto riguarda la cancelliera, per adesso, sembra che non siano andate perdute informazioni particolarmente segrete», tiene inoltre a precisare la portavoce del governo nella conferenza stampa convocata d’urgenza a Berlino. Di sicuro nel bottino degli hacker c’è l’inutile numero di fax di Angela Merkel ma anche diverse sue mail private, di pubblico dominio da almeno un mese.

Lo dettaglia ancora la Rbb, cui si deve la scoperta giornalistica dell’inquietante Germanleaks che non ha assunto ancora la sua forma definitiva. Per ora si sa solo che le informazioni riservate sono state caricate sul web sotto forma di calendario dell’Avvento «di tono tra il satirico e l’artistico» alla fine di dicembre prima che l’account attivato ad Amburgo venisse chiuso per sempre.

Secondo Die Welt gli hacker sono riusciti a mettere sotto controllo ben 410 deputati della Cdu, 230 parlamentari socialdemocratici, 106 esponenti dei Verdi, 91 della Linke oltre la trentina di liberali della delegazione Fdp. Il solo partito cui non risulta sia stato sottratto un singolo byte è Afd, nonostante l’attacco abbia colpito ogni livello della rappresentanza istituzionale, come spiega la speaker della Grande coalizione, Martina Fietz: «sono stati bersagliati politici federali, statali e anche europarlamentari di Bruxelles».

Ieri il procuratore generale di Francoforte e l’Ufficio federale di polizia criminale (Bka) hanno avviato ufficialmente le rispettive indagini dichiarando però che «la ricerca dei responsabili sarà molto difficile». Fa il paio con la resa dell’intelligence nazionale che ha dimostrato l’ennesimo flop sul fronte della protezione di dati sensibili per la Bundesrepublik.

L’Ufficio per la sicurezza digitale ha saputo dell’attacco informatico solo pochi minuti prima del lancio della notizia dalla stazione Rbb di Berlino, anche se tutto era già su cloud e database dei social-media da quasi un mese. Fornendo la prova della vulnerabilità del primo Paese dell’Europa, violabile da un account con 20mila «amici» di cui i servizi segreti sanno solo che è scomparso da Twitter ieri mattina.

* Fonte: Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO



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