Susanna Camusso dal congresso Spi di Torino: l’unità portiamola in piazza

by Massimo Franchi * | 11 Gennaio 2019 9:33

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Per «evitare la strada della divisione» nella Cgil «non disfiamo l’unità costruita in questi anni». Susanna Camusso, nel suo ultimo discorso prima del congresso di Bari che designerà il suo successore, risponde al leader dei pensionati Ivan Pedretti ribadendo le ragioni che hanno portato all’indicazione di Maurizio Landini e invitando «tutti a recuperare lo spirito che ha portato al documento politico ’Il lavoro è’ votato dal 98% degli iscritti».

Mentre «c’è il rischio che passiamo da un documento unitario alla ricerca delle cose che ci dividono per legittimare più candidature», attacca. «Invece ’Il Lavoro è’ è un patrimonio collettivo, si chiama ’noi’, non conosce il singolare, solo il plurale», conclude.

Nella seconda giornata del congresso Spi al Lingotto di Torino l’attesa per le parole di Camusso era palpabile. La proposta di una «soluzione condivisa» avanzata da Pedretti viene sostanzialmente rimandata al mittente: «E’ stata la nostra prima preoccupazione, Ivan, e la proposta è stata ampiamente collegiale e plurale». E allora l’unico modo per arrivare a Bari con una «soluzione condivisa» è «continuare a lavorare in segreteria, luogo collettivo».

A chi chiede che Landini e Colla si mettano d’accordo per evitare spaccature, Camusso risponde come rispose agli inviti a «chiudersi in una stanza con Landini» per superare le divisioni di 4 anni fa : «Se invochiamo che due si vedano e si mettano d’accordo, invochiamo l’uomo solo al comando». E ancora: «E’ legittimo non condividere una decisione della segreteria però le battaglie politiche si fanno a viso aperto, me lo avete insegnato voi con la vostra storia».

Dopo una mattinata in cui il gelo con Pedretti era stato sciolto da un incontro, Camusso ha voluto togliersi più di un sassolino. «Sento parlare tanto di confederalità, ma rischiamo di diventare una federazione: questo è il primo congresso dello Spi della storia che non si chiude con un intervento della confederazione». E sul suo futuro precisa: «Sì, Ivan, è vero sto per lasciare, ma vorrei tranquillizzarti: lascio un incarico, non la Cgil. Molte compagne me l’hanno chiesto, mi metto a disposizione, sarà il gruppo dirigente a decidere perché è la Cgil che decide, non i singoli. Poi fra qualche anno andrò in pensione e sarò felice di iscrivermi allo Spi e sono certa che mi accoglierete».

Sul governo e sull’idea di perseguire un’unità confederale lanciata da Pedretti invece i giudizi sono molto simili e così gli applausi. «Siamo a fianco di Orlando, De Magistris e di chi manterrà gli Sprar per i migranti». E «la negazione che ci siano organizzazioni sociali, l’autosufficienza della politica mette in discussione le radici democratiche di questo paese». «Il tema dell’unità, su cui Ivan ha insistito molto, è fondamentale e dobbiamo portarlo avanti innanzi tutto riempiendo la piazza della manifestazione del 9 febbraio, sapendo che non sarà facile».
Oggi il congresso si chiude con la rielezione e la replica di Pedretti.

* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]

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