Alla Comunità Capodarco di Roma scioperano gli operatori

Alla Comunità Capodarco di Roma scioperano gli operatori

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«Lo sciopero è stato un successo» dicono i lavoratori della struttura sanitaria situata nel quartiere Statuario di Roma insieme alle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap). «30 delle 40 unità che compongono la riabilitazione hanno scioperato chiedendo la dignità che il lavoro perde quando per anni i salari vengono pagati in ritardo o per nulla» continua il comunicato.

La mobilitazione affonda le radici in una situazione oggettivamente complicata, che si è aggravata con la dichiarazione del dissesto economico della scorsa estate e il successivo commissariamento della struttura. I lavoratori rivendicano il pagamento delle quattro mensilità arretrate e di quelle correnti, insieme a certezze sul futuro lavorativo e contrattuale.

Grazie alla protesta di ieri mattina hanno ottenuto un incontro con il vicepresidente della Comunità Paolo Venditti, che ha parzialmente rassicurato gli scioperanti. Nelle prossime due settimane dovrebbero riprendere a essere pagate le retribuzioni correnti, mentre gli arretrati saranno corrisposti con l’approvazione del piano di rientro in maniera prioritaria. Venditti ha anche affermato che il piano non prevede tagli di personale.

Buone notizie anche per le Clap, che già dall’incontro tra la Comunità e il Commissario giudiziale del prossimo 4 marzo potrebbero vedere riconosciuta pienamente l’attività sindacale nel posto di lavoro.

Capodarco è una struttura del «privato condizionato» accreditata presso la Regione Lazio, per cui fornisce prestazioni mediche gratuite o pagate con il ticket. Il numero complessivo dei lavoratori si aggira intorno ai 120, per una sessantina di posti letto e oltre 150 pazienti assistiti in ambulatorio o a domicilio. I servizi erogati riguardano i percorsi di riabilitazione e assistenza alla disabilità, sia in campo neurologico che ortopedico. Sono indirizzati sia ad adulti che a bambini.

«I problemi economici creano danni anche ai nostri pazienti – dice Stefania Maragoni, che lavora in neuropsichiatria infantile – sia rispetto alle condizioni di degenza nella struttura che alla qualità e quantità dei servizi offerti».

La giornata di oggi potrebbe segnare un punto di svolta nella vertenza. Se così non fosse, annunciano le Clap, «riprenderemo la lotta».

* Fonte: Giansandro Merli, IL MANIFESTO



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