Dopo gli USA anche la Russia esce dal Trattato Inf e minaccia Tokyo

Dopo gli USA anche la Russia esce dal Trattato Inf e minaccia Tokyo

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MOSCA. Anche la Russia abbandona il trattato sui missili a medio e corto raggio. E non poteva essere altrimenti dopo la denuncia sugli accordi da parte americana di venerdì. Ma quello che sorprende nelle dichiarazioni rese ieri da Vladimir Putin sono i toni inusualmente duri: nell’ultimo round di incontri tra russi e americani di giovedì scorso a Pechino, seppur concluso con un nulla di fatto, era stata lasciata aperta l’ipotesi di una semplice sospensione che desse ulteriore tempo per trattare.

«Gli americani hanno annunciato di essere impegnati in attività di ricerca e sviluppo per nuovi missili: bene noi faremo lo stesso», ha affermato il capo di Stato russo. E il ministero della difesa russo accusa: mentre gli Usa ci imputavano di violare gli accordi, attivamente lavoravano alla progettazione di nuovi missili. «Già dal giugno 2017 l’azienda Raytehoni in Arizona porta avanti un programma di produzione di nuovi missili vietati dagli accordi», denuncia il ministero.

Secondo la Russia l’area della fabbrica destinata alla produzione delle nuove armi è stata aumentata del 44% e sono stati assunti 2mila nuovi dipendenti con un investimento da parte del Pentagono di 58 milioni di dollari. Putin ha dichiarato che «a questo punto è una buona idea iniziare la costruzione del missile Kalibr», un vettore nucleare a medio raggio che sarà in dotazione alla marina russa a breve.

Putin, però, pur mostrando la faccia feroce, ha voluto precisare che la Russia non vuole impelagarsi in una nuova corsa al riarmo: «Intendiamo rispondere ai programmi bellici americani restando nei limiti di bilancio previsti per il 2019 e seguenti», ha sostenuto il capo del Cremlino. Del resto è ancora troppo fresco il ricordo degli anni ’80 dello scorso secolo quando Breznev aprì la strada al crollo dell’Urss appesantendo enormemente il complesso militar-industriale sovietico.

Il presidente russo ha anche dichiarato di non voler far diventare lo scontro globale: «La Russia non intende installare missili in altre regioni del mondo, almeno fino a quando non lo faranno gli americani».

Sull’atteggiamento russo, che sembra non lasciare spazi ad altre trattative almeno per ora, potrebbero pesare anche scenari extra-europei come la traballante situazione in Venezuela. Ma non solo. L’altro ieri, il ministro degli esteri Sergey Lavrov ha affermato che se «il Giappone non condannerà la denuncia del trattato da parte Usa, difficilmente la trattativa sulla restituzione delle Curili potrà proseguire», una denuncia che Shinzo Abe si è ben guardato dal fare auspicando solo «un nuovo accordo che coinvolga anche la Cina».

Qualcuno però in Russia vede nell’addio agli accordi un vero e proprio cambio di paradigma delle relazioni internazionali. «Non ci sarà più una situazione per la quale due potenze garantivano la sicurezza: la situazione è profondamente mutata e nel mondo multipolare ogni Stato farà da sé», afferma Fedor Lukyanov, direttore del prestigioso think tank Valday.

* Fonte: Yurii Colombo, IL MANIFESTO



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