L’Ue si schiera con Bankitalia. Salvini: «Sulle nomine decidono Tria e Conte»

Messaggio dalla Commissione Ue e dall’Eurogruppo al governo Lega-Cinque Stelle che ha bloccato la riconferma del vicedirettore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, il cui incarico è scaduto ieri: l’indipendenza di via Nazionale non si tocca. «È parte della costruzione dell’Eurozona e anche più di questo, è parte del funzionamento delle democrazie liberali» ha detto ieri il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, prima di entrare all’Eurogruppo a Bruxelles. «Non commento dichiarazioni di questo o quel ministro» ha precisato, alludendo ai dioscuri pentaleghisti Di Maio e Salvini che l’altro ieri hanno ritrovato una condivisione apparente chiedendo “discontinuità delle istituzioni che dovevano vigilare sulla crisi delle banche «e non lo hanno mai fatto». Nel mazzo rientrerebbe anche la Consob sulla quale il governo si è anche incartato. A perimetrare Bankitalia è intervenuto il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovkis secondo il quale «l’indipendenza di queste istituzioni è uno dei principi su cui si basa il sistema delle banche centrali nella zona euro». Nell’autonomia della banca centrale – che il 10 maggio dovrà rinnovare la carica dell’altro vicedirettore generale, Valeria Sannucci e del diritto generale Salvatore Rossi – il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha visto «la coerenza e l’integrità dell’eurosistema».
SONO SPONDE offerte al ministro dell’economia Giovanni Tria che domenica ha cercato di frenare i Cinque Stelle, e il gioco di sponda della Lega, su Signorini, lo stesso che a nome di Bankitalia ha espresso dubbi sul sussidio detto impropriamente «reddito di cittadinanza»: «Una misura dagli effetti graduali e modesti» l’ha definita nel corso di un’audizione. Tanto basterebbe, in una campagna elettorale per le Europee in cui i Cinque Stelle si giocano molto dopo il rovescio alle elezioni abruzzesi e quello che si preannuncia in Sardegna, per impedirne una nomina che in realtà dipende dal consiglio superiore di Bankitalia, da fare sottoscrivere al Presidente della Repubblica, una volta sentito il consiglio dei ministri. Sulla campagna per la «discontinuità» in Bankitalia pesa anche l’avere annunciato, per prima, la «recessione tecnica». Stima aggravata dal taglio della crescita al +0,2% da parte della Commissione Ue.
LA POSIZIONE DI TRIA ha segnato un cambiamento di atteggiamento di Salvini che è sembrato meno perentorio e ha detto di condividere «Chi rivendica l’indipendenza di Bankitalia: deve essere indipendente, ma indipendenza non può far rima con irresponsabilità». «Le nomine – ha aggiunto – non mi appassionano, non personalizzo, non entro nel merito di chi è più bravo: ci sono il premier e il ministro dell’Economia, mi affido alla loro competenza e alle loro scelte». Ora la nuova posizione della Lega è: «qualcosa va cambiato, non necessariamente qualcuno ma almeno qualcosa». Acqua sul fuoco: solo poche ore fa Salvini parlava di «azzeramento».
SULL’ORO DI BANKITALIA è stato lanciato nel frattempo un ballon d’essai. Claudio Borghi, presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera, ha definito «un’anomalia che sia detenuto e gestito, ma non posseduto dalla Banca d’Italia». Sulla proprietà legale dell’oro si pronuncerà la Bce a cui è stata ceduta la sovranità da quando è stato creato l’euro. Ciò sarebbe un’anomalia, perché di solito l’oro appartiene allo Stato. Bankitalia fa tuttavia parte della Bce alla quale le banche centrali nazionali hanno conferito oltre 500 tonnellate d’oro. Al di là della questione sulla proprietà giuridica, che siano o meno a disposizione di uno stato, le riserve auree non sono nella disponibilità dei governi. Dalla maggioranza è invece emersa l’idea di usare circa 90 miliardi delle riserve auree come «tesoretto» per evitare una manovra correttiva e l’attivazione dell’aumento dell’Iva che incombono sul governo. «Non ho studiato l’ipotesi – ha detto Salvini – So che c’è una proposta di legge, chiedete a Borghi, vorrei ribadire quello che per me è scontato: per quanto mi riguarda rimane lì».
* Fonte: Mario Pierro, IL MANIFESTO
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