La nave Mare Jonio salva 49 migranti. Si riapre lo scontro sui porti
«Stiamo facendo rotta verso l’Italia, dove chiederemo un porto sicuro». Inseguita da una perturbazione che non promette niente di buono, alle sette di sera la nave Mare Jonio annuncia di puntare verso nord alla ricerca un porto dove potersi riparare. Partita sabato scorso da Palermo, ieri pomeriggio la nave della piattaforma Mediterranea è intervenuta in soccorso di un gommone in difficoltà a circa 60 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali. A bordo 49 migrati subshariani, tutti uomini, tra i quali anche 12 minori. Un salvataggio che rischia adesso di riaprire le scontro con il Viminale e l’Unione europea sulla scelta di un porto sicuro nel quale sbarcare i naufraghi e sulla loro divisione tra gli Stati membri.
Non a caso poco dopo l’annuncio dell’avvenuto soccorso, proprio dal ministero degli Interni viene reso noto l’arrivo imminente di una direttiva nella qualche si ribadisce che il coordinamento dei salvataggi, e quindi l’eventuale scelta del porto di destinazione, è responsabilità delle autorità competenti sull’area nella quale è avvenuto il soccorso. Qualsiasi comportamento difforme, si fa sapere dal Viminale, può essere letto come un’azione premeditata per portare i migranti in Italia, azione che potrebbe quindi comportare l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un modo per ribadire che i migranti devono essere riportati in Libia, nonostante sia l’Onu che la stessa Unione europea abbiano escluso il Paese nordafricano come possibile porto sicuro.
Per la Mare Jonio l’allarme è scattato verso l’ora di pranzo. L’aereo Moonbird della ong tedesca Sea Watch – che con Mar Jonio e la spagnola Open Arms fa parte anch’esse della piattaforma Mediterranea – segnala presenza di un gommone in difficoltà in acque internazionali. Come consuetudine la nave avverte Mrcc Roma, la sala di controllo che coordina i salvataggi, e la Guardia costiera libica. «Quando siamo arrivati sul posto, il gommone era alla deriva con un motore guasto e stava imbarcando acqua», racconta il deputato di LeU Erasmo Palazzotto, per il quale non ci sarebbero state particolari pressioni quando sul posto è arrivata una motovedetta libica. Come conferma anche il capomissione della Mare Jonio, Luca Casarini: «Ci hanno chiesto come mai fossimo in quella zona e abbiamo risposto loro che durate la navigazione ci siamo imbattuti nel gommone. A quel punto hanno lasciato che terminassimo i soccorsi»
Ieri sera la nave con i 49 migranti a bordo stava facendo rotta a nord, dirigendo verso Lampedusa per ripararsi dall’arrivo del maltempo.
La Mare Jonio batte bandiera italiana, come italiano è l’equipaggio di 19 persone del quale fanno parte anche medici e operatori culturali. Il che dovrebbe in teoria rendere più facile per l’equipaggio ricevere l’indicazione di un porto verso il quale dirigersi. Dal Viminale almeno fino a ieri sera non sono arrivati segnali incoraggianti. Anzi, proprio la notizia della direttiva con le nuove indicazioni per le ong lascia intendere che ci troviamo alla vigilia di un nuovo possibile braccio di ferro. «Leggo che il ministero dell’Interno starebbe preparando una direttiva per impedire le operazioni ‘illegali’ delle Ong». ha commentato in serata il segretario di Sinistra italiana-LeU Nicola Fratoianni. «L’unica cosa illegale e immorale è lasciare che le persone muoiano o vengano ricondotte nei lager libici da cui scappano».
* Fonte: Carlo Lania, IL MANIFESTO
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