Consiglio d’Europa: Italia maglia nera per sovraffollamento e carcere preventivo

Mentre Matteo Salvini festeggia i primi 13 detenuti romeni condannati in Italia che sono stati trasferiti nelle carceri di Bucarest (ricevendone 4 in cambio) per effetto della decisione quadro del Consiglio dell’Unione Europea sul reciproco riconoscimento delle pene detentive tra Stati membri, da Strasburgo arriva una fotografia delle nostre prigioni che dovrebbe far vergognare il governo giallo-bruno.
Secondo la relazione Space I, realizzata per il Consiglio d’Europa (da non confondere con il Consiglio europeo) dall’Università di Losanna con i dati del 31 gennaio 2018 provenienti da 44 amministrazioni penitenziarie, l’Italia si piazza al quarto posto della triste classifica del sovraffollamento carcerario, con un’impennata del 7,5% negli ultimi due anni. E tra le cause primarie c’è la carcerazione preventiva: il 34,5% della popolazione reclusa infatti è in attesa di giudizio o della sentenza definitiva, contro il 22,4% della media europea.
Nelle celle dei 206 istituti di pena italiani, ogni 100 posti disponibili ci sono 115 detenuti (e ancora al 28 febbraio 2019 c’erano 50.522 letti regolamentari e 60.348 reclusi). Peggio di noi stanno solo la Francia che ha 116,3 detenuti per ogni 100 posti, la Romania (120,3) e la Macedonia del Nord (122,3). L’Europa ha stabilito un limite oltre il quale il sovraffollamento è considerato lesivo della dignità della persona reclusa, ed è un limite che è stato oltrepassato solo da altri quattro Paesi membri: a Moldavia (113,4), la Serbia (109,2), il Portogallo (105,9) e la Repubblica Ceca (105,5).
La durata delle pene detentive, però, dal 2012 è andata progressivamente riducendosi nella media europea cosicché nel 2018 si registrava un -6,8% rispetto al 2016. Al contrario, la percentuale di detenuti in custodia cautelare è aumentata mediamente in tutta Europa, dal 17,4% al 22,4% della popolazione carceraria totale. Ma su questo punto è l’Italia che primeggia, con 20 mila persone che sono in prigione senza una condanna, di cui quasi la metà in attesa di un primo giudizio, mentre gli altri aspettano i processi di grado superiore. Altra caratteristica tutta italiana è l’alta percentuale di reclusi per reati legati alle droghe: il 31,1% contro una media europea del 16,8%.
Infine, i costi: le spese sostenute dai cittadini italiani per l’amministrazione penitenziaria sono tra le più alte d’Europa (al terzo posto), con 2,7 miliardi nel 2017. Pari grado con la Francia, mentre costano di più le carceri russe (3,9 miliardi) e tedesche (3,1 miliardi).
* Fonte: Eleonora Martini, IL MANIFESTO
Foto: Pixabay CC0 Creative Commons
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