Francia. Macron cerca la mediazione con i gilet e «rinuncia» all’austerità

Francia. Macron cerca la mediazione con i gilet e «rinuncia» all’austerità

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PARIGI. Macron cerca di chiudere i cinque mesi di crisi sociale, e ammette persino che i gilet gialli hanno delle «rivendicazioni giuste», per cambiare la pessima immagine che ha tra i cittadini che protestano. Ma non cambia rotta, non rinuncia alla sua politica, che crede nella meritocrazia, nel lavoro. Come fa a far quadrare la nuova fase? Rinuncia in parte all’austerità, anche se non lo ha detto nella conferenza stampa che ha tenuto ieri, dopo aver dovuto rinunciare al discorso in tv la scorsa settimana, a causa dell’incendio di Notre Dame.

Dopo più di 5 mesi di manifestazioni ogni sabato, dopo il grande dibattito che avrebbe dovuto essere una prima risposta alla protesta, arrivano le nuove proposte, che si traducono in una spesa aggiuntiva di vari miliardi, oltre i 10 già messi sul tavolo lo scorso dicembre, che non sono però serviti a riportare la calma: Macron promette 5 miliardi di taglio all’imposta sul reddito, ritorno all’indicizzazione di tutte le pensioni dal 2021, un aumento delle pensioni minime a mille euro, si impegna a non chiudere altri servizi pubblici, classi alle elementari con al massimo 24 allievi.

Alla Germania, Macron ricorda che l’intesa franco-tedesca resta forte, ma che Berlino ha approfittato delle divergenze che si sono manifestate nella zona euro, «è un fatto». La traduzione di questa frecciata alla Germania è che la Francia ha l’intenzione di allargare i condoni della borsa e di non continuare a tagliare i budget. La diminuzione di 120mila dipendenti pubblici potrà non essere attuata, ha detto Macron. L’età legale per la pensione restano i 62 anni, ma ci saranno riforme (è allo studio una pensione a punti).

Macron non ha preso impegni nei dettagli, ma ha proposto 4 «orientamenti» per i prossimi 3 anni, linee di tendenza, che dovranno essere precisate dal governo. La prima riguarda i cambiamenti nella democrazia. Ci sarà una riforma costituzionale a breve, è il primo orientamento. Meno parlamentari (intorno al 30%), una parte di proporzionale (20%) nell’elezione dell’Assemblea, sarà più facile ricorrere al referendum di iniziativa condivisa (un milione di elettori), il Ric – referendum di iniziativa cittadina – richiesto dai gilet gialli è allo studio a livello locale, ma non nazionale. Non ci sarà neppure il voto obbligatorio o la presa in conto delle schede bianche. La decentralizzazione sarà accentuata e ci sarà una maggiore partecipazione dei cittadini alle deliberazioni: verranno tirate a sorte delle persone per partecipare al Consiglio economico, sociale e ambientale (150 persone). Ci saranno 250 cittadini tirati a sorte anche per individuare le azioni per rispondere alla transizione ecologica con la nascita di un «Consiglio di difesa ecologico», è il terzo «orientamento». Sull’ecologia, Macron si impegna su misure europee: sul prezzo minimo della tonnellata di Co2 e su una tassa alle frontiere Ue per il Co2. Macron continua a voler «trasformare», per adattare la società ai cambiamenti in corso, quarto orientamento. Sempre sull’Europa, ha fatto un’allusione a Schengen che deve essere riformata «anche se con meno stati» (una frecciata a Orbán, che ha rifiutato l’accoglienza dei rifugiati).

Il secondo orientamento è quasi un’ammissione di colpa: «rimettere dell’umano» e la «giustizia al centro», per sconfiggere le ineguaglianze delle origini. L’Ena, la scuola dell’alta amministrazione, sarà chiusa e il reclutamento riformato.

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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