Il “califfo” dell’ISIS Al Baghdadi riappare in video e minaccia vendetta

Il “califfo” dell’ISIS Al Baghdadi riappare in video e minaccia vendetta

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Donald Trump lo scorso dicembre twittava sulle «storiche vittorie sull’Isis» che gli Usa e i loro alleati avrebbero ottenuto in Siria e in Iraq e annunciava il rientro a casa dei soldati americani. Ma se le sconfitte territoriali dello Stato islamico di cui scriveva sono reali, l’idea del nuovo califfato incarnata dal suo capo, Abu Bakr al Baghdadi, è viva e vegeta. A maggior ragione da ieri. Cinque anni dopo il sermone nella Grande Moschea di Mosul, in cui proclamò davanti al mondo la nascita dello Stato islamico, Al Baghdadi è ricomparso in un video diffuso da uno degli organi di propaganda dell’Isis e pubblicato in parte da Site, il sito che monitora il jihadismo sul web. Il capo dell’Isis promette rivincita e vendetta.

Il “Califfo”, nel filmato di 18 minuti, appare invecchiato e indossa una tunica lunga e scura, un gilet beige e, naturalmente, il suo turbante nero. È seduto sul pavimento e al suo fianco c’è un kalashnikov. Assieme a lui ci sono tre uomini. Oltre alla abituale invocazione alla «guerra ai crociati», Al Baghdadi cita temi di stretta attualità a dimostrazione che il video è stato girato di recente. Più di tutto con la sua apparizione mette a tacere le continue voci della sua uccisione. L’ultima lo scorso luglio, poi smentita con il primo audio dal settembre del 2017 nel quale Al Baghdadi incita i suoi seguaci a continuare il jihad. Gli Stati uniti, che su di lui hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari, ad un certo punto hanno ammesso di non avere idea di dove fosse. Per i servizi segreti iracheni Al Baghdadi in questi ultimi due anni, il “califfo” si sarebbe nascosto nel deserto lungo il confine tra Siria e Iraq, usando dei tunnel per muoversi tra i due paesi.

Nel video reso pubblico ieri da Site, il “Califfo” fa riferimento alla battaglia per il controllo del centro abitato di Baghuz, l’ultima roccaforte dell’Isis in Siria, avvenuta a fine marzo tra i suoi uomini e i combattenti curdi. Riferisce di 92 attacchi già compiuti in otto paesi come rappresaglia per i jihadisti uccisi e i territori in Iraq e Siria perduti ed elogia le operazioni armate contro i soldati francesi e i loro alleati in Burkina Faso e Mali. Cita inoltre la raffica di attentati avvenuti a Pasqua nello Sri Lanka e rivendicati dall’Isis. Questa parte in cui Baghdadi plaude ai terroristi cingalesi è solo un audio sovrapposto alle immagini, forse è stata aggiunta dopo gli attacchi.

* Fonte: Michele Giorgio, IL MANIFESTO

 



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