Piacenza, continua la lotta sul tetto dei 33 facchini Usb alla Gls
Trentatré operai sono da tredici giorni sono sul tetto della sede della Gls di Montale, zona industriale di Piacenza.
La capitale italiana della logistica è teatro dell’ennesimo braccio di ferro nei confronti dei lavoratori più deboli. Dopo la morte di Abd El Salam alla Gls investito da un camion in partenza il 15 settembre 2016, è ancora la multinazionale della logistica al centro di una brutta storia di sfruttamento nell’hub Gls che gestisce le merci per l’intero corridoio italiano: vi lavoravano 127 operai, tutti in subappalto.
«Tutto inizia con le violenze di un caporale della Seam Srl, del consorzio Natana doc in odor di camorra – spiega Roberto Montanari dell’Usb di Piacenza – . Noi facciamo sciopero di solidarietà agli operai malmenati ripetutamente da questo personaggio e partono le lettere di richiamo e alla terza lettera il licenziamento collettivo disciplinare contro i nostri 33 iscritti, una roba da anni ’50 e reparti confino».
Da qui la scelta di salire sul tetto per chiedere il reintegro da parte dei lavoratori in maggioranza egiziani ma anche algerini e indiani.
Il freddo ancora forte a Piacenza ha peggiorato le condizioni in cui la protesta va avanti. Venerdì il sessantenne Khalid ha avuto un malore. Solo per questo hanno derogato per far salire sul tetto – tramite autoscala dei vigili del fuoco – un medico che ha visitato il Khalid, consigliandogli di scendere per essere ricoverato. «Ma Khalid ha deciso di rimanere con noi che siamo i suoi compagni», spiega Riad Zaghdane, tunisino delegato a parlare per tutti dal tetto.
Lunedì il prefetto di Piacenza ha convocato azienda, appaltatori e sindacati, ma l’Usb non è ottimista. «Mercoledì scorso la Gls non si è presentata alla prima riunione e noi abbiamo continuato la protesta. Lunedì sembra verrà ma ha imposto di avere al tavolo l’altro sindacato (Si Cobas, ndr) che ci accusa di far licenziare tutti e ha le stesse posizioni di Gls. Noi accetteremo solo il reintegro di tutti i lavoratori», spiega ancora Riad.
A sostegno della protesta, e per esprimere vicinanza e supporto, l’Usb ha deciso di organizza il proprio Primo Maggio «di lotta, di resistenza e di solidarietà proprio davanti al magazzino Gls: cibo, musica e dibattiti a partire dalle ore 12 nel piazzale dedicato ad Abd Elsalam, il facchino ucciso da un camion nel 2016 durante un presidio», il tutto suggellato dallo slogan: «Schiavi mai!».
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
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