Voto comunale in Sicilia: male i 5Stelle, Salvini non sfonda, i patti civici meglio del Pd

by Alfredo Marsala * | 30 Aprile 2019 9:24

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PALERMO. È una Sicilia a macchia di leopardo «gialloverde», con quale scorcio bianco-azzurro tratto del «patto civico» siglato per non soccombere da pezzi del Pd e di Forza Italia in alcuni municipi e senza neppure un barlume di rosso per una sinistra sempre più evanescente, quella che esce dal mini-test elettorale. Che ha coinvolto 34 comuni e 254 mila elettori, appena il 58% degli aventi diritto.

LE PIAZZE STRACOLME della vigilia, come a Bagheria o Mazara del Vallo, con le lunghe code per fare i selfie a fianco del «capitano», hanno tratto in inganno il Carroccio convinto di potere compiere il miracolo di piazzare le sue bandierine sovraniste nell’isola. E invece le urne hanno azzoppato i piani di Matteo Salvini, che ora spera nei ballottaggi per fare lo sgambetto ai «cugini» dei 5stelle, che intanto proseguono nel calo di consensi perdendo le città di Bagheria e di Gela, conquistate alle ultime amministrative.

Neppure nella roccaforte di Giancarlo Cancelleri, vice presidente dell’assemblea siciliana, il M5s, che pure aveva riempito la piazza all’arrivo del leader politico Luigi Di Maio, il movimento è riuscito ad avere la meglio al primo turno, accontentandosi di andare al ballottaggio. Il trionfo sperato dalla Lega non c’è stato, anche se, per la prima volta, conquista un comune (Motta Sant’Anastasia, centro abitato del catanese con poco più di 12mila anime) e raggiunge risultati di lista apprezzabili, come a Caltanissetta dove ottiene il 10,10% contendendo la leadership del centrodestra a Fi (10,22%).

NEI SETTE COMUNI con più di 15mila abitanti solo Bagheria e Aci Castello (Ct) eleggono il sindaco al primo turno, avendo superato la soglia del 40%. Nonostante l’invasione della piazza per ascoltare il comizio di Salvini, a Bagheria vince il «patto civico» tra centristi e Pd, con Filippo Maria Tripoli che raggiunge il 46,40%, staccando di 15 punti Gino Di Stefano, appoggiato dal centrodestra e dalla Lega e che come primo atto, in caso di elezione, avrebbe abolito le «zone blu» per il parcheggio delle auto a pagamento; la lista di Salvini si consola ottenendo l’8,44%, facendo sentire il fiato sul collo ai «cugini» del M5s, che raggiungono il 9,56% con un calo vistoso rispetto a cinque anni fa: il M5s perde la guida del comune (Patrizio Cinque sindaco uscente indagato) con la candidata Romina Aiello che si ferma all’11,36%. Ad Aci Castello, il nuovo sindaco è Camillo Scandurra (53,74%), appoggiato da liste civiche, tra cui quella mascherata del Pd.

M5S IN CADUTA LIBERA A GELA, dove alle passate elezioni aveva sbaragliato la roccaforte «rossa» dell’allora governatore Rosario Crocetta, stravincendo con Domenico Messinese, salvo poi buttarlo fuori dal movimento qualche mese dopo con l’accusa di tradimento: il candidato grillino, Simone Morgana, arriva solo quarto, con la lista al 9,64%. Nella città del Petrolchimico, quindi, vanno al ballottaggio Lucio Greco (36,28%), candidato del «patto civico» tra Pd e Fi, e Giuseppe Spata (30,57%), sostenuto dalla Lega, la cui lista si attesta sull’8,6%.

Da Spata, che in passato ha militato in Libera prende le distanze il fondatore, don Luigi Ciotti: «Da cristiano e da sacerdote mi preme commentare quanto detto da Spata quando, interrogato sulla compatibilità tra il suo passato ruolo in Libera e la candidatura nella Lega, risponde: ’Che c’è di strano? Sono cattolico, difendo il crocefisso nelle scuole come Salvini’. Io credo che non basti dirsi cattolici, ma che sia necessario vivere secondo lo spirito del Vangelo».

PER DON CIOTTI «l’attenzione per il crocifisso non può distoglierci da quella per i tanti ’crocifissi’ di oggi: i poveri, i giovani, i migranti, persone a cui un sistema ’ingiusto alla radice’, come lo definisce Papa Francesco, ha tolto dignità e speranza». «Altrimenti – aggiunge – ci si serve della religione per fini di potere, uso purtroppo oggi molto diffuso, non troppo distante da quello truffaldino che ne fanno i mafiosi quando, esibendo la propria devozione, cercano di accreditarsi agli occhi della gente come persone perbene».

A MAZARA DEL VALLO, la città più araba dell’isola, la sfida al secondo turno sarà tra Salvatore Quinci, sostenuto da liste civiche (31,37%), e il leghista Giorgio Randazzo (24,34%), a Caltanissetta tra il candidato del centrodestra Michele Giarratana (37,37%) e Roberto Gambino (20%) del M5s, a Monreale (Pa) tra Alberto Arcidiacono (24,12%), sostenuto da pezzi di centrodestra, e Piero Capizzi (24%), che ha anche il sostegno del Pd anche qui senza simbolo di partito.

A Castelvetrano, comune sciolto per mafia due anni fa e cittadina del latitante Matteo Messina Denaro, vanno al secondo turno il civico Calogero Martire (30%) e il 5stelle Enzo Alfano (28%) con la lista dei grillini che raggiunge il risultato più alto in assoluto nei comuni al voto: 24,46%.

Proprio qui Nicola Zingaretti aveva fatto la sua prima e unica tappa elettorale, a sostegno del candidato Pasquale Calamia e della lista del Pd che almeno da questi parti ci aveva messo il simbolo: i dem ottengono il 15,46%. Davide Faraone, segretario siciliano dem, prova a cogliere il lato positivo: «Salvini è venuto in Sicilia a fare il gradasso e torna in Padania con qualche selfie ma a mani vuote. Sui 7 comuni più grandi al voto, con il modello ’civico’ vinciamo o al primo turno o andiamo al ballottaggio con buone speranze di vittoria».

* Fonte: Alfredo Marsala, IL MANIFESTO[1]

 

photo: Di Conca d’ Oro – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15497338

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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