Il piano Bolton. Cinquemila mercenari Blackwater pronti per il Venezuela

by Roberto Livi * | 7 Maggio 2019 9:41

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Fallito il tentato golpe di Guaidó, il super gorilla della sicurezza nazionale Usa, John Bolton, non disarma. Nemmeno dopo non essere riuscito – per ora – a convincere il suo capo Donald Trump della necessità di inviare i marines in Venezuela. Bolton infatti ha un piano B. Che prepara da mesi. Da quando, lo scorso gennaio, presentandosi a una conferenza stampa, mostrava un block notes giallo con una scritta a penna che i fotografi e cameramen hanno filmato e ingrandito e dove si leggeva «5000 militari in Colombia».

A chiarire ci ha pensato alcuni giorni fa Erik Prince, il proprietario della Blackwater, la prima compagnia privata di sicurezza – leggi di mercenari – costituita inizialmente per appoggiare le Forze armate Usa. Prince ha affermato, per la Reuters, che per sbloccare la situazione in Venezuela, occorre «un evento dinamico». E lui sta preparandolo da tempo formando un corpo appunto di 5000 mercenari, di lingua spagnola, soprattutto colombiani, peruviani e ecuadoriani, da inviare in Venezuela. A un costo, 40 milioni di dollari, tutto sommato accettabile, sia per il milionario The Donald – di cui Prince è un sostenitore tanto da aver contributo a finanziare la sua campagna presidenziale – sia per gli adinerados venezuelani residenti a Miami e dintorni.

In materia di guerre e dintorni il Pentagono e la Cia si dimostrano assai creativi. Quello che, per un minimo di decenza internazionale, non possono fare i marines lo affidano ai contractors. Così avviene dal 2002, quando la Blackwater inviò i suoi contractors in Afghanistan e poi in Iraq. Salvo che alle volte questi mercenari esagerano anche per i bassi standard etici del Pentagono. È quanto accadde nel 2007 in Iraq quando il New York Times rivelò che i mercenari erano responsabili dell’assassinio di 17 civili in un’azione in piazza Nisour a Baghdad, dove fecero anche 24 feriti. Non solo, il giornale statunitense rivelò che la Blackwater aveva partecipato anche a «detenzioni extragiudiziali» (rapimenti) e ad assassinii programmati dalla Cia. A parte contratti milionari, naturalmente la Blackwater ha avuto anche garantita l’immunità per i suoi scherani, dopo condanne di facciata per i killer.

Per aggirare la cattiva propaganda, e assicurarsi nuovi contratti, la società ha cambiato nome in Academi, ma la Blackwater/Academi continua a fare buoni affari. Questa impresa di mercenari, secondo The Guardian, è passata da un fatturato di 200.000 dollari annui prima dell’11 settembre 2001 ai 600 milioni del 2006 e a circa un miliardo di dollari attuali.

Lital Leshem, direttore delle relazioni con gli investitori di una delle compagnie di Prince, ha confermato che il suo capo stava lavorando a una soluzione della crisi in Venezuela «come pure ha una soluzione per molti altri posti». A parte, forse, Bolton pochi credono che Prince e la Blackwater/Academi possano veramente intervenire nella crisi venezuelana. Ma anche per i mercenari la pubblicità è l’anima del commercio.

* Fonte: Roberto Livi, IL MANIFESTO[1]

 

photo: soldiersmediacenter [CC BY 2.0]

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