Si diffonde la protesta contro Salvini, fioriscono lenzuoli sui balconi

Si diffonde la protesta contro Salvini, fioriscono lenzuoli sui balconi

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Ormai quattro anni fa, i primi indizi che il grande consenso che si era coagulato attorno a Matteo Renzi stava sgretolandosi vennero dalle piazze. Quando ancora l’allora presidente del consiglio impazzava negli schermi televisivi e nei sondaggi, in giro per il paese cominciarono a contarsi e riconoscersi contestazioni. Dapprima episodiche, poi ricorrenti al punto che Renzi si trovò a dovere annullare apparizioni e comizi. Adesso, in uno scenario diverso e con protagonisti differenti, monta la contestazione che investe Matteo Salvini. Il quale già l’altro giorno ha improvvisamente cancellato il comizio napoletano di domani. Sabato 18 maggio la protesta lo inseguirà fino alla sua Milano. Ieri erano tantissimi gli striscioni che gli davano il polemico benvenuto a Campobasso. Nelle stesse ore si apprendeva degli accertamenti di polizia in corso nei confronti di un signore di 71 anni che il giorno prima a Carpi era salito su di un tetto per esprimere il suo dissenso nei confronti del leader leghista, mentre la piazza si riempiva di contestatori. È stato trattenuto per delle ore in questura, rischia una denuncia per «grida e manifestazioni sediziose».

A Firenze è comparso uno striscione con la scritta «Portatela lunga la scala, sono al quinto piano». La mappa delle città e delle piazze che hanno accolto Salvini con fischi e cori antirazzisti si infittisce di giorno in giorno, insieme alle polemiche sulla solerzia delle forze dell’ordine nel rimuovere i cartelli di critica al ministro dell’interno. Sono arrivate fino al question time della camera, per di più insinuandosi nelle tensioni interne alla maggioranza gialloverde visto che le deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini del Movimento 5 Stelle hanno chiesto al ministro se in casi come quelli delle rimozioni degli striscioni accadute a Salerno il 6 maggio e a Brembate il 13 maggio non sia «stato censurato il pensiero non violento di liberi cittadini».

«Nel caso di Brembate – ricostruiscono le due parlamentari grilline – il comandante dei vigili del fuoco di Bergamo, Calogero Turturici, ha spiegato in una nota che si è trattato di un ‘intervento tecnico’ eseguito ‘sulla base di una decisione della questura’. L’intervento è stato deciso utilizzando i vigili del fuoco e distogliendoli da altre operazioni di soccorso urgente che sarebbero potute accadere in concomitanza. Questori e prefetti non hanno il potere, se non per comprovate ragioni di ordine pubblico, di far rimuovere striscioni presenti in abitazioni private. E le balconate fanno anch’esse parte della proprietà privata». Salvini ha risposto cercando di alleviare la tensione e di rompere l’assedio simbolico che pare stringersi attorno ai suoi eventi elettorali: «Con tutto il rispetto per tutte le infrazioni al codice civile e al codice penale preferisco occuparmi di arresti di mafiosi e spacciatori che non di rimozione di striscioni -ha detto – Anzi, per quello che mi riguarda, più sono colorati e più sono simpatici, più divertenti sono gli striscioni meglio è. Sono disposto a offrire un bel caffè a chi fa lo striscione più ironico. Non tollero minacce di morte, insulti o inviti alla violenza».

Tra due giorni Salvini sarà in piazza Duomo in compagnia di Marine Le Pen. «Vediamo cosa succede – avverte il sindaco Beppe Sala – Se dovessero essere rimossi striscioni di critica politica mi farò sentire». Luca Paladini de I Sentinelli invita ad una protesta senza «una regia unica». «Non ci sarà una unica scritta sui lenzuoli che io spero molti milanesi vorranno appendere fuori dalle finestre, come gesto di protesta», spiega. Gli antirazzisti prevedono di incontrarsi dalle 14 alle 16 in piazza del Cannone, dove è previsto un happening artistico con cori per bambini. Da lì si muoveranno verso piazza Cairoli e comincerà la parata che farà un semicerchio attorno a Salvini. «Sarà un accerchiamento – spiega Elena di Non Una di Meno, che sta lavorando all’organizzazione dell’evento insieme ad altre sigle – Vorremmo segnare il confine tra noi e loro, tra la barbarie e il resto del mondo». È significativo che queste giornate di reazione al salvinismo finiscano proprio nella città che in questo primo anno di governo gialloverde ha dato forti segnali in controtendenza. «A Milano ormai da mesi si mobilitano decine di migliaia di persone: contro il razzismo, con il nuovo movimento delle donne, in difesa dell’ambiente minacciato dal cambiamento climatico – prosegue ancora Elena – Questa vivacità rispecchia un dato sociale molto concreto. Milano non ha il volto di chi rivendica di lasciare morire di fame le persone o vuole che un bambino resti affogato in mare. Il meticciato è un elemento reale, così come l’antisessimo e la capacità di sfidare i ruoli di genere ha a che fare con la sfida al mito della purezza dell’identità. Sabato tutto questo sarà evidente».

* Fonte: Giuliano Santoro, IL MANIFESTO



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