Istat: Calano i consumi delle famiglie, «al netto dell’inflazione, meno 0,9%»

Istat: Calano i consumi delle famiglie, «al netto dell’inflazione, meno 0,9%»

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Nel 2018 la spesa delle famiglie italiane è rimasta in linea con quella del 2017: una media di 2.571 euro al mese. A causa dell’inflazione, però, gli stessi soldi valgono meno. Così i consumi reali calano dello 0,9%. È la prima volta in cinque anni, dal record negativo del 2013. Lo dicono i dati Istat resi pubblici nella giornata di ieri.

LE DIFFERENZE, però, non riguardano tutti allo stesso modo e si declinano in base alle disuguaglianze sociali e alla collocazione territoriale. Dividendo le famiglie in cinque classi di spesa si nota che per quelle collocate sul gradino più basso dal 2013 allo scorso anno i prezzi sono saliti del 2,2% e la spesa in termini reali segna un -1,6%. Situazione opposta dall’altro lato della scala: le famiglie più ricche hanno subito un’inflazione del 3,3% ma un contemporaneo aumento delle spese del 3,5%. Sono le uniche a registrare una crescita maggiore rispetto alla media nazionale (+1,6% nello stesso periodo). Il secondo quinto, invece, ha diminuito le spese reali dello 0,6%, mentre terzo e quarto le hanno aumentate rispettivamente dello 0,9% e 1,2%. A livello generale, la disuguaglianza resta alta ma per la prima volta in cinque anni segna una leggera flessione.

SIGNIFICATIVE restano le differenze territoriali. Il gap maggiore è tra le famiglie che vivono a nord-ovest e quelle delle isole, che spendono in media 800 euro in meno al mese. Molto pesante il divario regionale: la testa della classifica è occupata dalla Lombardia con 3.030 euro mensili, la coda dalla Calabria con 1.902 euro. In mezzo ben 1.118 euro di distacco. «Differenze così abnormi rappresentano una vergogna per un paese civile», ha commentato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

RILEVANTI ANCHE LE VARIAZIONI tra le famiglie di soli italiani e quelle composte interamente da stranieri. Le seconde spendono circa mille euro in meno al mese (-35,3%). Quando il componente straniero è soltanto uno, invece, la differenza è minore ma comunque importante: 644 euro, pari al 25,4% del totale.

PER QUANTO RIGUARDA la composizione della spesa non si registrano mutazioni particolari tra il 2018 e l’anno precedente. È ancora l’abitazione ad assorbire la quota più consistente, pari a poco più di un terzo del totale. Seguono prodotti alimentari e bevande analcoliche (18%) e poi trasporti (11%). Chi è costretto a limitare gli esborsi tende a farlo principalmente su abbigliamento e calzature, cercando di evitare di limare le spese sanitarie.

«SI È ALLONTANATO ancora il tenore di vita di prima della crisi. In sette anni abbiamo perso 60 miliardi di consumi», calcola l’ufficio economico di Confesercenti. «Le famiglie vivono una situazione di difficoltà sempre più profonda, a fronte di redditi che non crescono abbastanza», commenta Federconsumatori.

SU QUESTI NUMERI incombe il quadro macroeconomico e soprattutto il tira e molla tra governo e commissione europea. Nonostante il duo Salvini-Di Maio continui a smentire un prossimo aumento dell’Iva, il rischio rimane. Se andasse così, i dati sui consumi reali andrebbero rivisti ancora una volta. Al ribasso.

* Fonte: Giansandro Merli, IL MANIFESTO



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