«Portiamo i migranti a terra con i gommoni». Poi la guardia di finanza ferma la nave

by Carlo Lania * | 28 Giugno 2019 7:59

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«Spegnete i motori e portate pazienza, la situazione sta per sbloccarsi». Con tono calmo l’ufficiale della Guardia di finanza che nel pomeriggio sale a bordo della Sea Watch 3 invita Carola Rackete e il suo equipaggio a mantenere i nervi saldi. Senza aspettare nessuna autorizzazione poco prima la trentunenne tedesca che ha caricato sulle sue spalle la sorte di 42 migranti aveva acceso improvvisamente i motori e diretto la nave verso il porto di Lampedusa con l’idea di mettere fine all’odissea di quel drappello di disperati che da 15 giorni aspettano di poter finalmente mettere i piedi a terra. «Nelle ultime ventiquattro ore le autorità italiane non si erano assunte la responsabilità di farli sbarcare. Ecco perché abbiamo deciso di entrare in porto da soli – spiega Rackete -. Dal porto ci hanno detto che non c’era posto e quindi ci siamo fermati e abbiamo detto che avremmo usato i nostri gommoni. Subito dopo però la Guardia di finanza è tornata a bordo e ci ha detto di pazientare perché la soluzione è vicina e io spero che abbiano ragione».

Un gesto disperato, quello della capitana, frutto del nervosismo accumulato nelle due settimane passate in mare aspettando l’indicazione di porto sicuro, ma conseguenza anche delle condizioni di vita a bordo, sempre più pesanti come anno potuto verificare i cinque parlamentari di Pd, Sinistra italiana e +Europa che ieri sono riusciti a salire sulla nave. Il caldo insopportabile, gli spazi ristretti nei quali tutti, equipaggio e migranti, sono costretti a convivere, ma soprattutto la sofferenza di chi, fuggito dai campi di detenzione libici si ritrova adesso prigioniero sopra una nave per volontà del ministro dell’Interno italiano. «Ci hanno detto che la soluzione è vicina, e io spero che abbiano ragione», ripete Rackete.

Che sia davvero così, che finalmente si possa mettere la parola fine a una storia che non ha alcun senso è quello che si augurano in molti. Che poi questa avvenga davvero è un altro discorso. L’auspicata, da più parti, soluzione diplomatica se non è fallita poco ci manca. Ieri il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, è tornato a ripetere quello che va dicendo inutilmente da più di un anno, ovvero che serve trovare un meccanismo che consenta una volta per tutte di dividere tra gli Stati membri i migranti salvati nel Mediterraneo. Per poi aggiungere che per la Sea Watch 3 magari anche questa volta alla fine una soluzione si troverà, ma questo sarà possibile solo «una volta che i migranti saranno sbarcati». Il che, vista l’ostinazione dell’inquilino del Viminale, è come dire che non si fa niente.

Non che Salvini con la sua pretesa di dare ordini a tutti ottenga risultati migliori. Anzi: alla sua richiesta di farsi carico di una parte dei migranti che si trovano sulla Sea Watch 3 l’Olanda, paese di bandiera della nave, ha risposto picche. «Non siamo responsabili delle persone a bordo», ha fatto sapere il sottosegretario alla Giustizia Anneke Broekers. «Abbiamo fatto il possibile perché trovassero un porto sicuro e abbiamo sempre ricevuto rifiuti o mancate risposte Adesso tocca agli italiani risolvere il problema, e so che per loro è un fastidio». Parole che non sono piaciute al ministro leghista che replica minacciando non si sa bene quali ritorsioni: «Con il governo olandese non finisce qui», avverte infatti Salvini. «Ha una sua nave e dice che se ne frega e sapremo comportarci di conseguenza».

Finirà che come al solito sarà la magistratura a intervenire. Ieri i legali della ong tedesca, gli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino hanno presentato un lungo esposto alla procura di Agrigento nel quale chiedono di verificare «la sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso», nonché di mettere fine alla situazione di gravissimo disagio» a cui sono esposti i migranti. Ma è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte che a definito «la condotta della capitana della nave di una gravità assoluta» accusandola di essersi «messa da sola in stato di necessità». Per Conte adesso la parola passa dalla politica alla magistratura. Non è escluso quindi che nelle prossime ore possa esserci un sequestro preventivo della nave con relativo sbarco dei migranti. Una possibilità che sbloccherebbe la situazione, tanto più che comunque vada, la Sea Watch 3 è in qualche modo destinata a interrompere la sua carriera visto che ad agosto dovrebbero scadere i termini per poter continuare a battere bandiera olandese.

* Fonte: Carlo Lania, IL MANIFESTO[1]

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