Autonomia differenziata, Conte assegna al parlamento solo un ruolo da notaio
La secessione dei ricchi, detta «autonomia differenziata», farà un passaggio di cortesia in parlamento. «Per me – ha dettato il ministro di tutto Matteo Salvini all’ora di pranzo uscendo da Palazzo Chigi per un vertice con il Cipe – basta avere le idee chiare e fare in fretta». La logica di questo «fare» è stata spiegata un paio d’ore dopo in un question time alla Camera dal presidente del consiglio Giuseppe Conte che ha risposto, con le «idee chiare», a un’interrogazione di Federico Fornaro di LeU.
UNA VOLTA DEFINITO l’accordo con i governatori leghisti di Lombardia e Veneto, e con l’Emilia Romagna ancora governata dal Pd, il governo intende trasmettere alle Camere i testi, definiti da Conte «schemi di intesa» o «pre-intese». Le commissioni competenti saranno solo allora libere di esprimere un parere, come di solito fanno sugli atti del governo, e potranno eventualmente avanzare proposte di modifica del testo nella forma di condizioni e di osservazioni. Conte ha assicurato che il governo le prenderà sul serio, anche perché si parla comunque del trasferimento di amplissime competenze amministrative e legislative dallo Stato alle regioni. Tutto questo avverrà in tempi non ancora determinati, ma comunque condizionati dalla trattativa discrezionale in corso a palazzo Chigi tra Conte, i ministri leghisti e cinque stelle. Stefani e Bonisoli lo incontrano oggi per parlare di sovrintendenze.
NELLA CASISTICA offerta ieri da Conte si tratterebbe del 101esimo vertice che i legastellati tengono, stavolta con il premier che si presenta come un mediatore interessato ad arrivare a un testo «quanto più possibile condiviso» tra le istanze secessioniste leghiste e il tentativo ancillare dei Cinque Stelle che provano a riequilibrare le possibili ricadute sperequative dell’autonomia. La definizione di un fondo compensativo per le regioni del Sud sarebbe l’ultima linea Maginot eretta dai Cinque Stelle tra i quali ancora ieri emergeva la volontà di non cedere. Tuttavia, dopo la resa sul Tav, ogni deroga agli imperativi grillini è possibile. Tempo al tempo.
SU QUESTE BASI la richiesta di parlamentarizzare la trattativa segreta sull’autonomia condotta fino ad oggi da Lega e Cinque Stelle con i governatori, giunta in primo luogo dal presidente della Camera Roberto Fico (Cinque Stelle) non ha avuto effetto. Il parlamento resta un notaio delle intese della maggioranza. Al momento non è nemmeno chiaro quanta libertà lasceranno i capi partito ai loro parlamentari di modificare seriamente un testo che risponderà a equilibri chirurgici, tra l’altro contrattati con i pesi massimi del partito del Nord, i leghisti Zaia e Fontana che pretendono da Salvini la loro vittoria politica in una partita che contraddice il pilastro della nuova Lega allargata al Sud sull’onda dello slogan «prima gli italiani» e che rischia seriamente di penalizzare i suoi nuovi elettori. «È tutto bloccato – ha detto il governatore lombardo Attilio Fontana – Le anticipazioni parlano di una rivisitazione dell’autonomia finanziaria, l’unico punto su cui eravamo d’accordo. Non competenze su scuola e sanità, se queste sono le premesse è inutile che vada a Roma». Diversamente da quanto annunciato, oggi non è previsto un consiglio dei ministri, né è stato confermato un incontro con gli irrequieti governatori. Conte si propone di illustrare a Zaia e Fontana il suo lavoro e ribadisce di volere «salvaguardare la coesione nazionale».
NELLA REPLICA a Conte, Fornaro (LeU9 ha criticato il ruolo attribuito alle Camere. «Più di cento riunioni con tutti ma zero in Parlamento. Montecitorio fino ad ora non ha mai discusso di autonomia differenziata. È insufficiente l’ipotesi per cui lo schema di pre-intese sarà inviato alle commissioni su cui poi il governo terrà conto. Bontà sua».
«IL PARLAMENTO deve poter emendare i testi degli schemi di intesa in commissione e in aula e votarne la versione definitiva, come avviene per i disegni di legge – ha aggiunto Stefano Fassina (LeU) – È umiliante che Conte abbia presentato come generosa concessione del governo e dei governatori padani la possibilità per le commissioni di merito di emettere un parere». Per la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati l’autonomia «può rappresentare più un’opportunità che un rischio – ha detto ieri alla cerimonia del Ventaglio a Palazzo Giustiniani – Tutti saranno chiamati a dare un contributo per rendere effettivi i principi di sussidiarietà», e dovranno farlo «senza egoismi e senza penalizzazioni per nessuno».
NELLA DISCUSSIONE in corso non è stata ancora valutata la gravità della situazione che si profilerà dopo l’ipotetica approvazione dell’autonomia. Tutta la sua attuazione sarà demandata all’operato di commissioni paritetiche che negheranno al governo e al parlamento la possibilità di rivedere le intese senza l’assenso della regione interessata. Ai cittadini sarà negata la possibilità di chiedere un referendum abrogativo. Lo «Spacca Italia» è un bunker. E un salto nel buio.
* Fonte: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO
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