Decreto sicurezza bis. La guerra di Salvini alle ONG: multe milionarie e prigione

by Leo Lancari * | 10 Luglio 2019 9:09

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Dal mare la guerra alle ong si trasferisce al parlamento. Ieri sono scaduti i tempi per la presentazione degli emendamenti al decreto sicurezza bis e Lega e 5 stelle si sono trovati d’accordo sull’annunciato inasprimento delle norme già particolarmente dure nei confronti di chi salva migranti nel Mediterraneo. Se approvate, le nuove disposizioni prevedono un innalzamento delle sanzioni per le navi umanitarie che non rispettano il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, che ora sono comprese da un minimo di 150 mila euro a un massimo di un milione di euro (e non più da 10 mila a 50 mila come nel testo varato inizialmente da palazzo Chigi), il sequestro immediato della nave e l’arresto del comandante che non si ferma all’alt della Guardia di finanza. Un giro di vite che nasce dalla constatazione che le misure adottare finora sono risultate inutili sopratutto grazie all’intervento della magistratura. Incidenti di percorso che Salvini adesso spera di riuscire ad aggirare. Al punto da mostrare ottimismo sul futuro dell’esecutivo facendo finta di ignorare la bufera scatenata nella maggioranza dalle accuse di sessismo che gli sono arrivate dal sottosegretario Vincenzo Spadafora per le parole pesanti rivolte dal leghista alla comandate della Sea Watch 3 Carola Rackete. «Finché tutti lavorano non ci sono rischi», risponde quindi nel pomeriggio Salvini ai cronisti che gli chiedono di un’eventuale crisi.

Se e quanto l’ottimismo del titolare del Viminale sia giustificato lo si vedrà questa sera quando a palazzo Chigi quando Salvini incontrerà i colleghi Trenta, Tria , Moavero Milanesi e Toninelli per un vertice sull’emergenza sbarchi convocato da Giuseppe Conte. Vertice che, come ha spiegato il premier, dovrebbe servire proprio per evitare «sovrapposizioni» e fraintendimenti tra i vari ministeri, modo diplomatico per non dire che sulla questione migranti nel governo – e n particolare tra Salvini e la titolare della Difesa, c’è a dir poco maretta.

La battaglia intanto si trasferisce nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera dove sono 547 gli emendamenti presentati al decreto sicurezza, 20 dal Carroccio e 44 dal M5S, una ventina dei quali da singoli deputati fuori dall’accordo raggiunto dalla maggioranza. I pentastellati hanno imparato da Matteo Salvini che attaccare le ong porta consensi, e quindi si adeguano sia nel chiedere il sequestro immediato della navi umanitarie (e non più in caso di reiterazione del reato, come prevede oggi il testo), sia nei toni sempre più accesi usati contro chi salva vite umane: «Sono norme doverose per impedire che si continui a sfruttare persone che scappano dalla povertà per fare show indecorosi e generare caos mediatico. Basta a strumentalizzazioni politiche», spiegavano ieri sera fonti del Movimento parlando dell’aumento delle sanzioni e della confisca delle navi umanitarie.
Giro i vite infine anche sulle espulsioni. Un emendamento sempre a forma della Lega prevede la possibilità per il magistrato di allontanare il migrante in caso di condanna a una pena detentiva superiore a un anno.Tra gli emendamenti delle opposizioni quelli presentati dal deputato di +Europa Riccardo Magi puntano a smantellare intere parti del decreto oltre che a rendere obbligatorio il soccorso dei migranti recuperati in mare da qualsiasi nave, sia essa militare o di una ong. Ma anche la cancellazione dell’articolo 1, quello che attribuisce al Viminale il potere di vietare il passaggio e l’ingresso delle navi nelle acque territoriali e il divieto per il Viminale di impedire l’accesso di una nave si a bordo si trovano «potenziali richiedenti asilo», famiglie o minori.
Niente da fare, infine, per l’audizione della Sea Watch nelle commissioni parlamentari che esaminano il decreto. Chiamato in causa dalle opposizioni, il presidente della Camera Roberto Fico ha spiegato che la ong tedesca si sarebbe potuta ascoltare con dei paletti rigidi sui temi da trattare. I presidenti (M5S) delle commissioni hanno però ribadito il loro no provocando le proteste di Pd e Leu.

* Fonte: Leo Lancari, IL MANIFESTO[1]

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